L’Amazzonia brucia ancora, ma per il governo "è una menzogna”

Secondo l’Istituto nazionale per la ricerca spaziale, solo lo scorso mese si sono avuti 29.308 “punti d’incendio”, con il primato assoluto registrato nello stato del Pará, Il parlamento europeo potrebbe denunciare il Brasile alla Corte penale internazionale per crimine contro l'umanità

L’Amazzonia brucia ancora, ma per il governo "è una menzogna”

L’Amazzonia brucia ancora. E le operazioni di contrasto annunciate dal governo brasiliano di Jair Bolsonaro pare non siano servite a molto. Secondo l’Istituto nazionale per la ricerca spaziale (Inpe), solo lo scorso mese si sono avuti 29.308 “punti d’incendio”, con il primato assoluto registrato nello stato del Pará, nel nordest del Brasile.

Gli effetti delle proibizioni. Per mostrare al mondo il proprio impegno, il presidente brasiliano ha detto di aver messo in campo l’esercito e ha vietato per quattro mesi gli incendi. Un provvedimento che, a quanto sostiene l’Osservatorio del Clima, non è servito. Per il segretario esecutivo dell’organizzazione, Marcio Astrini, “il teatro militare istituito dal generale Hamilton Mourão in Amazzonia per ingannare gli investitori non è riuscito a ingannare i satelliti”.

Come funziona. Il sistema della deforestazione ha una progressione precisa in Amazzonia: prima vengono tagliati gli alberi in zone pubbliche, quindi si vende la legna e infine si predispone il terreno affinché possa accogliere il bestiame (secondo un recente studio dell’Institute of Man and Environment of the Amazon, gli animali occupano il 65% dell'area disboscata).

Il ruolo della deforestazione negli incendi è fondamentale. “Più della metà delle emissioni di carbonio che escono dalla regione amazzonica in questo momento provengono dalla deforestazione”, ha dichiarato Douglas Morton, scienziato e capo del Biosphere Science Laboratory della Nasa il 27 agosto. Dati che la Nasa può calcolare grazie ad “Amazon Dashboard”, un nuovo strumento che cataloga gli incendi in maniera dettagliata.

Governo negazionista. L’amministrazione Bolsonaro continua a contestare le analisi degli scienziati. Lo scorso 11 agosto, quando l’Inpe aveva fatto sapere di aver registrato 1.100 “punti d’incendio” nel Pará, il presidente ha detto che “questa storia che l’Amazzonia sta bruciando è una menzogna”. E una settimana dopo il vice presidente Hamilton Mourão ha sostenuto che gli incendi sono dovuti a cause naturali in un articolo pubblicato sul sito del governo di Brasilia.

La campagna. Come reazione a questa situazione, le maggiori organizzazioni del paese attive nella difesa dell’ambiente, tra le quali l’Associazione dei popoli indigeni del Brasile (Aipb), Mídia India, 342 Amazônia e l’Osservatorio del Clima hanno lanciato la campagna “Defund Bolsonaro”, chiedendo di tagliare i finanziamenti all’attuale governo proprio per non essere complici della distruzione dell’Amazzonia.

In tribunale. Stando a un articolo pubblicato dal sito UOL, il parlamento europeo starebbe valutando la possibilità di percorrere anche la strada giudiziaria, avendo commissionato uno studio che prevede l’eventualità di interpellare la Corte penale internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità nel caso in cui l’Amazzonia continuerà a non essere preservata (il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha già diverse denunce pendenti alla Corte dell’Aja).

L’articolo integrale di Janaina César, Amazzonia in fiamme: ecco perché brucia ancora, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)