L’ Austria verso elezioni anticipate. Un voto senza grandi sorprese ma con alcuni nodi da sciogliere

In Austria si va al voto, ma il risultato è quasi scontato. È tale la superiorità della figura e della personalità comunicativa del cancelliere uscente Sebastian Kurz, rispetto agli altri che nessun media, laico o cattolico, dubita del suo successo. Resta però il nodo delle alleanze di governo: sul piatto i temi dell’immigrazione, dell’Europa, del clima, qualche nodo personale. E anche la Chiesa dice la sua

L’ Austria verso elezioni anticipate. Un voto senza grandi sorprese ma con alcuni nodi da sciogliere

Domenica 29 settembre l’Austria è chiamata alle urne per eleggere il nuovo parlamento, Nationalrat (Consiglio nazionale). Sono elezioni anticipate, perché il cancelliere Sebastian Kurz, Il 27 maggio 2019 è stato sfiduciato con 103 voti a favore su 183, dopo gli scandali del cosiddetto “Ibizagate” che travolto alcuni membri del suo governo (tra i quali il vice cancelliere Heinz-Christian Strache, leader del Partito austriaco della libertà -FPÖ). Kurz viene dato vincente da quasi tutti i sondaggi con il 38% dei suffragi anche a questa tornata elettorale con il suo Partito Popolare austriaco (ÖVP), che nonostante il clima burrascoso che portò alla sfiducia di maggio ha saputo ricompattarsi e, grazie anche alla vittoria nelle elezioni europee, ha gestire senza problemi questi 4 mesi di transizione.
Può esser definita meritoria l’opera del Governo tecnico presieduto dalla ex presidente della Corte Costituzionale Brigtte Bierlein (prima Cancelliera nella storia austriaca): in appoggio alla volontà del Presidente federale della Repubblica, Alexander van der Bellen, di alleggerire i temi dello scontro partitico, è riuscita a rendere l’agone meno infuocato, permettendo la ripresa di un confronto leale, in una delle campagne elettorali più noiose che si ricordi a Vienna e dintorni.

Infatti la superiorità indiscussa della figura e della personalità comunicativa di Kurz, rispetto agli altri contendenti, è tale nei sondaggi popolari sul gradimento dei politici, che nessun media, laico o cattolico, si sta ponendo la domanda su quale sarà il prossimo Cancelliere austriaco. Al massimo ci si domanda con chi potrebbe fare il governo.

Se da un lato l’alleanza con il Partito austriaco della Libertà fu raggiunta solo dopo una estenuante trattativa, oggi non è più data per ribadibile: via per le scorie e gli strascichi dell’Ibizagate, con le accuse di finanziamenti ed appoggio mediatico da parte di un oligarca russo alle attività del FPÖ; via per la risalita nel gradimento degli elettori dello storico Partito Socialdemocratico Austriaco, guidato da Pamela Rendi-Wagner, che vanta già una partecipazione governativa come ministro della Salute e delle donne d’Austria e che ha portato avanti una campagna elettorale molto ferma sui temi sociali e dell’Europa che darebbero lo SPÖ intorno al 23 per cento; via per la possibilità di ipotizzare una governo di stabilità nazionale sul modello tedesco della Große Koalition tra Cristiano Democratici/Sociali e Socialdemocratici, l’attesa in Austria è tutta orientata su quale sarà il reale scarto tra Kurz e i suoi avversari in termini di voto.
Grande risalto ha avuto l’ultimo dibattito televisivo del 26 settembre, incentrato sul tema dell’immigrazione, dell’Europa e del clima, e su una serie di domande personali sul lavoro e sui rapporti personali.L’ex cancelliere Kurz ha ribadito la politica di lotta contro l’immigrazione clandestina e difesa dell’identità culturale austriaca, mentre Rendi-Wagner ha rilanciato lo slogan elettorale “L’umanità vince”, orientando la propria azione verso la politica dell’accoglienza e dell’inclusione. Per ora, un punto che mette i vari candidati sulla stessa linea è il no ad un nuovo accordo con la Gran Bretagna sulla Brexit, anche come salvaguardia dell’Unità dell’Europa e delle sue regole. Sull’ambiente ha giocato molto la campagna elettorale dei Socialdemocratici: Rendi – Wagner ha sottolineato l’importanza per l’Austria di giungere ad una disincentivazione dell’uso del trasporto su ruota ed aereo ampliando l’offerta ferroviaria.
Il mondo cristiano si è espresso con più valutazioni durante la campagna elettorale: sia attraverso confronti diretti con i singoli candidati su base territoriale e nazionale, sia con valutazioni di opportunità dei temi sociali e istituzionali.

I teologi dell’Università di Vienna hanno chiesto, in un documento pubblico dato all’agenzia cattolica di stampa Kathpress, un “esame critico delle politiche migratorie dei partiti politici e la considerazione delle norme e dei criteri che la Chiesa cattolica mette a disposizione”.

Il documento mette in risalto la contemporaneità, il 29 settembre, delle elezioni per il Nationalrat e la celebrazione della 105ma “Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati”: per i teologi le “Posizioni politiche, stigmatizzazione, xenofobia, tendenze esclusive, egoismo nazionalistico o indifferenza nei confronti della sofferenza di rifugiati e migranti sono, tuttavia, incompatibili con la fede cristiana “.
Intervistato dal settimanale cattolico “Die Tagespost”, Kurz ha ribadito la dicotomia che ha saputo attrarre verso l’ÖVP sia nazionalisti che europeisti moderati: “L’amore per la nostra patria – che sia l’Austria, la Germania o un altro stato membro dell’UE – e l’entusiasmo per un’Europa unita non sono contraddizioni, al contrario: sono due facce della stessa medaglia”.

La storica propensione ecumenica austriaca ha portato le chiese in Austria alla pubblicazione di una guida di orientamento al voto, con una serie di domande elaborate dal Consiglio mondiale delle chiese in Austria (ÖRKÖ): attraverso i report ricevuti i cristiani responsabili dovrebbero essere in grado di comprendere chi tra i candidati ed i partiti sono compatibili con le convinzioni cristiane. “Laddove, ad esempio, le persone deboli vengono emarginate, le persone ne parlano in modo denigratorio, e quindi la violenza è incoraggiata, le chiese cristiane, così come ognuna di esse, devono resistere energicamente”, ha detto il pastore evangelico Thomas Hennefeld, presidente ÖRKÖ perché “Non è possibile tollerare il degrado dei diritti umani e l’attacco a standard democratici di base: così come non si possono tollerare l’antisemitismo e il razzismo”.

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Fonte: Sir