L’Europa riparte dai caricabatteria?

Il Parlamento Ue insiste sulla necessità di definire norme vincolanti per le aziende del settore così da avere caricabatteria adattabili a tutti i cellulari e dispositivi portatili. Una mini rivoluzione, se si considera la scomodità della situazione attuale. E un segnale di concretezza a vantaggio dei cittadini e dei consumatori

L’Europa riparte dai caricabatteria?

I temi in discussione nelle sedi Ue questa settimana sono numerosi e di estrema rilevanza. L’Europa è al centro di delicate trattative politiche e diplomatiche per scongiurare una guerra in Medio Oriente che, a partire da un eventuale conflitto Iran-Stati Uniti, finirebbe per coinvolgere l’intera regione, già di per sé in ebollizione. Ugualmente, l’Ue è chiamata a spegnere i fuochi in Libia, sulla quale hanno messo un occhio non disinteressato la Russia di Putin e la Turchia di Erdogan. Ai temi di politica internazionale, si aggiungono quelli di politica interna al continente: Parlamento, Consiglio e Commissione europea, riuniti per la plenaria di Strasburgo (13-16 gennaio), hanno posto in agenda Brexit, Conferenza sul futuro dell’Europa, Green Deal, il rispetto dei trattati e dello stato di diritto da parte di Ungheria e Polonia, assieme a diversi altri argomenti.

All’ordine del giorno della stessa plenaria dell’Europarlamento spiccava un punto di quelli che possono, più di altri, dare ai cittadini la percezione che l’Unione europea sa agire per migliorare concretamente la vita di ogni giorno. Lunedì 13 gennaio, infatti, si è svolta una discussione in emiciclo sulla necessità di definire misure vincolanti per le aziende del settore così da avere caricabatteria adattabili a tutti i cellulari e dispositivi portatili. Una mini rivoluzione, se si considera la scomodità della situazione attuale senza regole: un cambiamento – che solo una direttiva Ue può avviare – volta a facilitare la vita dei consumatori e a ridurre i rifiuti elettronici (secondo stime riferite anche dall’Eurocamera, i vecchi caricabatteria generano più di 51mila tonnellate di rifiuti elettronici l’anno!).

In realtà, nella Direttiva sulle apparecchiature radio, risalente al 2014, i legislatori europei avevano chiesto lo sviluppo di un caricabatteria comune. La Commissione Ue si era mossa con un approccio soft, con l’obiettivo di incoraggiare l’industria a sviluppare caricabatterie universali: ma il risultato è stato nullo e gli accordi volontari tra i diversi operatori del settore non hanno prodotto risultati.

Dopo il dibattito in emiciclo, in una delle prossime plenarie gli eurodeputati voteranno una risoluzione che dovrebbe chiedere nuovamente l’introduzione di un unico tipo di caricabatteria capace di adattarsi a tutti i telefoni cellulari, tablet, e-book e altri dispositivi. Potrebbe trattarsi semplicemente di una decisione di buon senso da parte dello stesso comparto industriale, ma forse occorre una legge europea che imponga tale novità. Se così fosse, si avrebbe anche un effetto “politico”, dimostrando – ancora una volta – che l’Unione europea serve, è utile, promuove gli interessi dei cittadini ed è in grado di produrre risultati positivi per la vita di ogni giorno. Un caricabatteria targato Ue può fare più di mille discorsi.

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Fonte: Sir