L’ombrello che serve. Si moltiplicano, sui media, i titoli che indicano violenze a scuola

Cosa rende la scuola oggi più di prima – ma, attenzione, vale il discorso dei riflettori accesi rispetto a quando invece erano spenti – un luogo “difficile”?

L’ombrello che serve. Si moltiplicano, sui media, i titoli che indicano violenze a scuola

Si moltiplicano, sui media, i titoli che indicano violenze a scuola.
Il caso della docente impallinata in classe è esemplare. Ma non è certamente l’unico né il più grave episodio che riportano le cronache. In una scuola in provincia di Venezia sarebbe addirittura accaduta una aggressione nei corridoi da parte di un docente verso il preside dell’istituto, come a dire che i comportamenti fuori dalle regole non sono prerogativa dei ragazzi e delle ragazze. Nel caso specifico le cronache raccontano di un diverbio degenerato tra insegnante e dirigente, di fronte e diversi studenti, con il successivo intervento del personale scolastico e infine dei carabinieri.
Su un quotidiano nei giorni scorsi un articolo elencava una lunga serie di fatti rubricato sotto la voce “scuola violenta”. Con episodi di ubriachezza in classe – vodka portata in assemblea e nei corridoi, magari durante la ricreazione – fino alla necessità di ricoveri per coma etilico (tra l’altro il consumo di alcol è una delle problematiche più serie a livello di adolescenti), ed altri casi di aggressività, come l’uso di spray al peperoncino negli ambienti scolastici o veri e propri casi di aggressione: una professoressa, sbattuta a terra dall’impatto con lo zaino pesante di uno studente. Tutto finito in chat, naturalmente.
Inutile rincorrere i fatti, naturalmente tutti da verificare. Certo è però che a volte sembra di trovarsi di fronte ad un ambiente scolastico fuori controllo, nel quale la regolare attività lascia spazio a vere e proprie zone d’ombra. Non è la normalità – bisogna dirlo – così come è probabilmente vero che episodi violenti e fuori controllo si sono sempre verificati nelle scuole, dove si giocano i meccanismi fondamentali della crescita dei ragazzi e in particolare degli adolescenti. Oggi sicuramente se ne parla di più o forse è vero anche che la generazione post covid – come hanno segnalato diversi esperti – manifesta il proprio disagio in modo eclatante.
Il problema è proprio questo: riflettere sul disagio, che tra l’altro coinvolge non solo le giovani generazioni, ma anche gli adulti.
C’è chi dai pulpiti più disparati ha parlato della necessità di insegnanti-motivatori, capaci di empatia e quindi in grado di arginare le pulsioni negative che si possono scatenare nelle aule. Insegnanti che non sarebbero mai stati impallinati in cattedra, naturalmente. A dire a verità sembra, questa, una banalità come quella di dire che quando piove bisogna aprire l’ombrello. Certo che agli insegnanti servono doti empatiche – e direi, meglio, una professionalità che parte dalla conoscenza dei meccanismi propri dello sviluppo dei più giovani e delle dinamiche dell’apprendimento – ma il problema non è aprire l’ombrello, piuttosto capire perché piove e come fare a invertire una tendenza climatica.
Qui sta il nodo: cosa rende la scuola oggi più di prima – ma, attenzione, vale il discorso dei riflettori accesi rispetto a quando invece erano spenti – un luogo “difficile”? Cosa rende oggi più faticosa la dinamica dei rapporti tra giovani e adulti?
Qui le risposte vanno cercate anche fuori dagli ambienti scolastici, nei quali si riversa un carico di umanità raccolto dall’ampio mondo circostante. Dalle famiglie in difficoltà, dai problemi sociali e del lavoro che affliggono gli stessi adulti e di conseguenza le ragazze e i ragazzi, a cominciare dalle più giovani età.
La scuola ha in sé tante risorse. Ci sono i docenti “empatici” e soprattutto le persone preparate. Ci sono meccanismi collegiali, strumenti culturali e istituzionali che sono decisivi. L’importante è rimanere attenti, non con la mano sull’ombrello, ma con gli occhi rivolti al cielo, per scorgere – e prevenire – l’arrivo della pioggia.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir