La Bibbia di famiglia. Il nuovo presidente Usa ha giurato su una voluminosa Bibbia che aveva anche inserti di vita familiare

La Bibbia racconta la storia di tante famiglie che hanno intrecciato il loro cammino con quello di Dio, che – tra alti e bassi (spesso molti bassi) – si è fatto loro compagno di strada.

“So help me God. Che Dio mio aiuti”.

La Bibbia di famiglia. Il nuovo presidente Usa ha giurato su una voluminosa Bibbia che aveva anche inserti di vita familiare

Mercoledì 20 gennaio 2021. Sono da poco passate le 17.45 quando a Washington quattro rulli di tamburo e la fanfara dei Marines riempiono l’aria di Capitol Hill per salutare Joe Biden, che è appena diventato il 46° presidente degli Stati Uniti d’America.

“Giuro solennemente che adempirò con lealtà ai doveri di Presidente degli Stati Uniti e col massimo dell’impegno preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti”. Questa la formula del giuramento pronunciato davanti al giudice della Corte suprema John Roberts – e davanti a milioni di persone collegati in diretta tv e social -, sollevando la mano destra in alto e tenendo la sinistra appoggiata sulla Bibbia.

Barack Obama e Donald Trump avevano prestato giuramento sulla Bibbia di Abramo Lincoln, mentre nel 1989 George Bush aveva usato quella di George Washington.

Quella sorretta dalla First Lady Jill è la Bibbia della famiglia Biden. Un voluminoso tomo, rilegato in pelle e spesso quasi 13 centimetri, che pesa diversi chili e che i Biden si tramandano, di generazione in generazione, da 127 anni. Il volume – chiuso da due fermagli in metallo – presenta anche una croce celtica, a ricordare le radici irlandese della famiglia.

Non è la prima volta che Biden presta giuramento su quella Bibbia. Lo aveva fatto esattamente dodici anni prima, quando, sotto la presidenza Obama aveva ufficialmente assunto la carica di vicepresidente Usa. E anche in quell’occasione quel tomo non era passato inosservato. Intervistato qualche settimana prima del giuramento, durante una puntata del “The Late Show” (celebre talk show statunitense trasmesso in diretta in seconda serata dalla CBS), Biden si era sentito chiedere dal conduttore e showman Stephen Colbert: “Perché la sua Bibbia è molto più spessa della mia? Dentro c’è forse più Gesù?”. Naturalmente quello che di lì ad una dozzina di anni sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti, negò l’affermazione di Colbert con una risata e spiegò che quella Bibbia era così voluminosa, perché col passare degli anni erano state aggiunte delle pagine extra, su cui sono stati via via registrati tutti gli eventi importanti che hanno segnato la storia della famiglia Biden. E, tra questi, ci sono anche tutti i giuramenti che Biden ha fatto all’inizio dei suoi non pochi incarichi pubblici.

La Bibbia della famiglia Biden è una delle cosiddette copie Douay-Rheims. Si tratta di una traduzione della Bibbia dalla Vulgata latina in inglese, l’unica traduzione in lingua inglese delle Sacre Scritture riconosciuta dalla Chiesa cattolica fino al XX secolo. Si tratta di un testo molto antico, realizzato dai membri del Collegio inglese di Douay. Il Nuovo Testamento venne pubblicato per la prima volta nel 1582 a Rheims, in Francia, in un volume con ampio commento e note. L’Antico Testamento fu pubblicato, invece, 27 anni più tardi, in due volumi. Il primo, che comprende i libri dalla Genesi a Giobbe, venne pubblicato nel 1609, mentre l’anno successivo venne dato alle stampe il secondo volume contenente i testi dai Salmi al 2. Libro dei Maccabei, più i tre libri apocrifi dell’appendice della Vulgata che seguono l’Antico Testamento (ossia la Preghiera di Manasse e il 3. e 4. Libro di Esdra). Gran parte del testo di questa prima edizione della Bibbia di Douay-Rheims usava un testo fortemente latinizzato, cosa che rendeva estremamente difficile la lettura. Per questa ragione, attorno al 1750, il testo fu sottoposto a revisione, grazie anche all’iniziativa del vescovo Richard Challoner, il cui nome ha contraddistinto le successive edizioni del testo.

Secondo gli storici americani, possedere un’edizione della Bibbia come quella di Biden rappresentava un grande prestigio nel XIX secolo. Era un modo di esprimere il proprio avanzamento sociale nella classe media.

Al di là del prestigio – che sicuramente ha il suo peso ancora oggi – c’è un aspetto della Bibbia della famiglia Biden particolarmente interessante, un aspetto che la unisce a tanti altri volumi della Sacra Scrittura custoditi nelle case di tante famiglie (decisamente meno famose), in varie parti del mondo. Un aspetto che, a ridosso della domenica della Parola, celebrata lo scorso 24 gennaio, assume un significato ancora più particolare.

La Bibbia racconta la storia di tante famiglie che hanno intrecciato il loro cammino con quello di Dio, che – tra alti e bassi (spesso molti bassi) – si è fatto loro compagno di strada. L’inserire, tra le pagine della Bibbia, annotazioni in cui si fissano i momenti salienti della vita della propria famiglia, così da consegnarla alla memoria delle generazioni future, è raccontare come il Signore abbia continuato nella storia a intrecciare il suo cammino con quello degli uomini, è mostrare come il passo del Primo continui ad adeguarsi a quello dei secondi, è offrire alle generazioni future una testimonianza tangibile della presenza fedele e costante di questo straordinario compagno di viaggio lungo le spesso tortuose strade della vita.
È dare un senso al tempo. Riempiendolo di significato e dandogli una direzione.

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Fonte: Sir