La bomba a orologeria del clima sta ticchettando. Gli allarmanti dati del Sesto rapporto di valutazione dell'Intergovernmental Panel on Climate Change

Le proiezioni dicono che, con gli attuali livelli di emissioni, il mondo supererà il limite di 1,5 °C nel 2030, mentre con gli attuali impegni di riduzione delle emissioni da parte dei paesi, il mondo si riscalderebbe tra i 2,4 e i 2,6 gradi °C sopra i livelli preindustriali entro il 2100.

La bomba a orologeria del clima sta ticchettando. Gli allarmanti dati del Sesto rapporto di valutazione dell'Intergovernmental Panel on Climate Change

Agire subito, prima che sia troppo tardi. Non lascia spazio a tentennamenti l’allarme ultimativo sull’emergenza climatica lanciato dal documento conclusivo del “Sesto rapporto di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)”, pubblicato pochi giorni fa. Ormai, infatti, ci restano solo pochi anni per ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica e così evitare i peggiori impatti del riscaldamento globale. Ma per raggiungere questo traguardo, è necessario che tutti i Paesi aumentino il loro impegno per ridurre le emissioni di gas serra in misura sufficiente a ridurre le emissioni globali del 60% entro il 2035.
“Il tasso di aumento della temperatura nell’ultimo mezzo secolo – avverte António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, in un messaggio video trasmesso durante la conferenza stampa sulla pubblicazione del rapporto – è il più alto degli ultimi 2000 anni. Le concentrazioni di anidride carbonica sono le più alte da almeno due milioni di anni. La bomba a orologeria del clima sta ticchettando. Ma il rapporto IPCC di oggi è una guida su come disinnescare la bomba a orologeria del clima. È una guida di sopravvivenza per l’umanità”.
L’ultima parte del Sesto rapporto di valutazione riassume le conoscenze scientifiche sul cambiamento climatico, già spiegate in dettaglio nelle edizioni precedenti degli ultimi anni. Essa, dunque, costituisce un punto di partenza utile per i negoziatori che vogliono implementare l’accordo sul clima di Parigi. In quel trattato, le nazioni partecipanti hanno concordato di contenere il riscaldamento al di sotto dei due gradi Celsius entro la fine del secolo e, idealmente, di limitarlo al di sotto di 1,5 °C. Del resto, i dati scientifici riassunti nel Rapporto confermano che il riscaldamento è “inequivocabilmente” causato dalle attività umane, in primo luogo il consumo di combustibili fossili.
Allo stesso modo, i climatologi non hanno dubbi nel collegare l’aumento delle temperature a ondate di calore più frequenti e intense, inondazioni, siccità e altri fenomeni climatici estremi, che oltretutto contribuiscono alla perdita di biodiversità, all’aumento della mortalità degli alberi, all’intensificarsi degli incendi e alla perdita di carbonio da sistemi naturali come il permafrost. E, come se ciò non bastasse, questi fenomeni estremi peggioreranno con l’aumento delle temperature. Il Rapporto, poi, evidenzia come, già oggi, più di tre miliardi di persone vivano in luoghi altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici.
Tuttavia, nonostante la nostra attuale tendenza (le concentrazioni di gas serra che continuano ad aumentare) implichi che qualunque azione di contrasto intrapresa non potrà evitare un ulteriore aumento della temperatura rispetto alla situazione attuale, il futuro è ancora in gran parte nelle nostre mani. Dunque, se gli esseri umani riusciranno a ridurre le emissioni in modo significativo e diffuso, si potrà evitare che il peggioramento arrivi al suo estremo.
Le proiezioni dicono che, con gli attuali livelli di emissioni, il mondo supererà il limite di 1,5 °C nel 2030, mentre con gli attuali impegni di riduzione delle emissioni da parte dei paesi, il mondo si riscalderebbe tra i 2,4 e i 2,6 gradi °C sopra i livelli preindustriali entro il 2100. Ma siccome le politiche per attuare questi impegni non sono ancora pienamente in atto, in realtà il nostro mondo si riscalderebbe di 2,8 gradi entro la fine del secolo. Perciò Guterres ha chiesto ai Paesi di impegnarsi a raggiungere le emissioni nette globali “zero” entro il 2050, sfidando i paesi sviluppati – che hanno contribuito maggiormente al cambiamento climatico – a farlo entro il 2040.
Per raggiungere gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi, Taryn Fransen, membro senior del World Resources Institute, reputa necessario rimuovere il carbonio atmosferico, sia in modo naturale (per esempio sotto forma di alberi) che tecnologico. Sarà inoltre necessario eliminare rapidamente le infrastrutture a combustibili fossili. Le infrastrutture esistenti, infatti, insieme a quelle pianificate “farebbero saltare il bilancio del carbonio rimanente – spiega Fransen -, ovvero la quantità di emissioni di carbonio che possono essere rilasciate prima di raggiungere 1,5 °C. Le infrastrutture da sole superano del 67% il nostro budget, senza tenere conto di altre fonti di emissioni”.
Ovviamente, l’ottenimento delle necessarie riduzioni delle emissioni è subordinato a notevoli investimenti finanziari, per fornire alle comunità risorse sufficienti per adattarsi adeguatamente ai cambiamenti inevitabili. Si tratterà, in definitiva di spostare gli investimenti dai combustibili fossili verso l’energia pulita e i progetti legati al clima, anche se attualmente ci sono molti ostacoli politici e sociali che impediscono di farlo.
“Questo rapporto – ha commentato Guterres – è una chiamata a gran voce per accelerare in modo massiccio gli sforzi per il clima da parte di tutti i paesi, di tutti i settori e di tutti i tempi. In breve, il nostro mondo ha bisogno di un’azione per il clima su tutti i fronti: tutto, ovunque e subito”.

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Fonte: Sir