La morte di Alika a Civitanova Marche: fermo convalidato

Resta in carcere l’uomo che venerdì scorso ha aggredito e ucciso un ambulante nigeriano: un caso intorno al quale sono state molte le riflessioni avanzate in questi giorni. Don Albanesi: “C’è una tendenza all’aggressività interessata”

La morte di Alika a Civitanova Marche: fermo convalidato

E’ stato convalidato dal gip di Macerata l’arresto di Filippo Ferlazzo, l’uomo che venerdì scorso a Civitanova Marche ha aggredito in strada, fino a provocarne la morte, l’ambulante nigeriano Alika Ogorchukwu. Il suo avvocato ha affermato che Ferlazzo “ha chiesto scusa” dicendo che “non c’è stata alcuna motivazione di tipo razziale”. Il legale della famiglia del nigeriano ha affermato che occorrerà comprendere esattamente le responsabilità, per chiarire se “è stato fatto tutto il possibile per evitare quello che è accaduto”.

Il caso di cronaca ha sollecitato negli ultimi giorni numerose riflessioni sui vari aspetti della vicenda: il clima culturale, l’attenzione ai più deboli, il tema dell’indifferenza di quanti hanno assistito alla scena senza riuscire ad impedire che la tragedia si consumasse, o a seconda dei punti di vista, dell’incapacità o impossibilità di fermare l’aggressore. 

Parlando al Sir, don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, aveva affermato che quanto accaduto dimostra che “fino a che lo straniero è funzionale ai nostri interessi bene, quando esce da questo recinto ecco subito scatenarsi un accanimento violento contro chi potrebbe sottrarci qualcosa”. “Lo straniero – riflette - fino a che raccoglie pomodori, magari in condizioni disumane, o accudisce i nostri vecchi non genera problemi. Più vado avanti e più mi sembra di assistere ad una sorta di “aggressività interessata”. In altre parole fino a che lo straniero è funzionale ai nostri interessi bene, quando esce da questo recinto ecco subito scatenarsi un accanimento violento contro chi potrebbe sottrarci qualcosa. Se prima c’era la paura a guidare i sentimenti ora c’è solo l’interesse: se l’immigrato risponde e bene alle mie richieste le cose filano, in caso contrario è tutto da rivedere. Ecco, mi sembra si stia seguendo questa direttiva: essere funzionale al nostro interesse”. 

"Il male – ha commentato don Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele - non è solo di chi lo commette ma anche di chi guarda e lascia fare oppure volge lo sguardo altrove. Il male si nutre da sempre di un combinato di crudeltà e malvagità, d'indifferenza e viltà: le prime due riguardano gli autori del male, le seconde gli spettatori. Questo ci dice l'omicidio di Alika. È certo importante che l'autore dell'omicidio venga punito nei termini di legge, ma è altrettanto importante interrogarsi sul grado d'indifferenza a cui può giungere una società individualista, dove le relazioni sono dettate solo dall'interesse e dove l'altro è riconosciuto solo in quanto complice o nemico. Ma una società senza empatia, incapace di ascoltare il grido di chi si sente in pericolo di vita o sente la sua vita andare alla deriva - l'indifferenza verso Alika è gemella dell'omissione di soccorso che ha ucciso migliaia d'immigrati africani in questi anni nel Mar Mediterraneo - non è più una società ma un assembramento di coscienze anestetizzate e di cuori inariditi”. 

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)