Lavoro domestico, 2 milioni di persone a rischio povertà: in attesa di risposte

Federcolf, insieme alle altre parti sociali, ha incontrato nelle settimane scorse la ministra Catalfo, dopo aver presentato al governo un Avviso comune, con la richiesta di ammortizzatori sociali in deroga. “Abbiamo registrato l'intenzione di intervenire con misure di tutela. Aspettiamo il nuovo decreto”

Lavoro domestico, 2 milioni di persone a rischio povertà: in attesa di risposte

Siamo tempestati di telefonate di lavoratori domestici che ci chiedono cosa fare e quali tutele esistano per i tanti rimasti senza lavoro e quindi senza retribuzione. Ad oggi, non abbiamo soluzioni da offrire, ma speriamo di averle presto”: così Rita Del Blasis, segretaria generale di Federcolf ci risponde, quando chiediamo loro se ci siano novità in vista per questi lavoratori, particolarmente esposti al rischio impoverimento. “Come parti sociali firmatarie del Ccnl Domestico, abbiamo presentato un Avviso comune al governo, in cui chiediamo al governo, in sintesi, di introdurre ammortizzatori sociali per questi lavoratori”, ricorda Federcolf, facendo riferimento al documento elaborato da Filcams CGIL, Fisascat CISL, UILTuCS e Federcolf per parte lavoratori e DOMINA e FIDALDO, costituita dalle associazioni Assindatcolf, Nuova Collaborazione, ADLD e ADLC.

Nel 2018 erano circa 2 milioni i lavoratori domestici presenti nelle famiglie italiane, di cui solo 859.233 i lavoratori domestici regolari secondo la fonte Inps (53% colf, 47% badanti) con un tasso di irregolarità del 58% - si legge nel documento - Si tratta di una componente che, complessivamente, produce circa l’1,3% del PIL (18,96 miliardi di euro di valore aggiunto). Contando solo le badanti, le famiglie spendono annualmente 7,3 miliardi di euro : senza questo apporto, lo Stato dovrebbe sostenere costi più elevati per la cura e per il ricovero degli anziani in struttura. Questo comporterebbe una spesa assistenziale aggiuntiva netta di 6,7 miliardi”, osservano le organizzazioni.

“Circa il 71,4% del settore è costituito da lavoratori immigrati – si legge ancora nell'Avviso - e in molti sono privi di una rete familiare sul territorio. La paura del contagio, lo smart working e le difficoltà negli spostamenti stanno mettendo in ginocchio il settore spingendo le famiglie ad interrompere il rapporto di lavoro coi propri collaboratori. Inoltre, molti lavoratori domestici in regime di convivenza stanno perdendo il lavoro, la retribuzione e anche il vitto e l’alloggio previsto dal contratto, con l’impossibilità di tornare nei Paese di origine a causa delle chiusure delle frontiere”.

E' questo il contesto in cui si inserisce, drammaticamente, la mancanza di ammortizzatori sociali in deroga per questi lavoratori, in caso di sospensione del rapporto di lavoro: un fatto che li rende “più discriminati davanti a questa crisi emergenziale, senza un reddito per un lungo periodo”.

Alla luce di tutto questo, è stato chiesto al governo di “includere i lavoratori del settore domestico come destinatari degli ammortizzatori sociali di sostegno in deroga e degli strumenti di integrazioni al reddito al fine di salvaguardare la continuità del rapporto e del reddito”.

Su questi temi, “abbiamo avuto un incontro in videoconferenza con la ministra del Lavoro – riferisce Federlcolf – Possiamo dire, per ora, soltanto che è intenzione del governo intervenire con misure che dovrebbero essere introdotte nel Dl di aprile. Pertanto siamo in attesa che questo venga emanato, per conoscere le misure adottate”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)