Lavoro minorile, Fairtrade: “Fenomeno peggiorato dalla pandemia”

In occasione della Giornata mondiale che si celebra domani, l’organizzazione sottolinea che negli ultimi venti anni l'incidenza è diminuita del 38% ma oggi le vittorie conseguite nella battaglia contro lo sfruttamento sono a rischio a causa dell’impatto del Covid-19 che ha reso i ragazzi più vulnerabili

Lavoro minorile, Fairtrade: “Fenomeno peggiorato dalla pandemia”

Domani è la giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, una piaga silenziosa nel nostro sistema commerciale globale: circa 160 milioni di bambini sono intrappolati nel lavoro minorile e molti di loro lavorano nelle filiere del cibo (dati Oil 2020). Un dato particolarmente significativo in questo 2021, che è stato dichiarato Anno internazionale per l’eliminazione del lavoro infantile. E’ quanto si legge in una nota di Fairtrade Italia.

Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) che monitora il lavoro minorile nel mondo, circa la metà di questo fenomeno si verifica in Africa (96 milioni di bambini) seguita da Asia e Pacifico (50 milioni). Su questo sfondo, il 70 per cento dei bambini lavora in agricoltura e circa la metà di essi lavora in occupazioni o situazioni considerate pericolose per la loro salute e la loro vita. Si tratta in questo caso di sfruttamento del lavoro minorile, che Oil distingue dalle situazioni in cui i minori sono coinvolti nel lavoro dei campi per aiutare le loro famiglie, ma che non pregiudica il loro percorso scolastico e la loro crescita.

A dispetto delle statistiche allarmistiche, il trend complessivo è stato positivo. Negli ultimi 20 anni, l’incidenza del lavoro minorile è diminuita del 38 per cento con il numero totale di bambini impiegati che si è ridotto di circa 100 milioni. Ma le vittorie conseguite nella battaglia contro il lavoro minorile sono una volta di più a rischio a causa dell’impatto della pandemia da Covid-19. La chiusura delle scuole, i limiti alle migrazioni per motivi di lavoro hanno fatto diventare i ragazzi e le ragazze più vulnerabili. Se i genitori si ammalano a causa del virus, i bambini e i ragazzi, soprattutto le ragazze, potrebbero finire per assumere responsabilità più grandi di loro per la sopravvivenza delle loro famiglie.

Anche le filiere certificate da Fairtrade, marchio internazionale di certificazione del commercio equo, non sono esenti da questo fenomeno dal momento che si trovano nei Paesi più fragili al mondo dove la bassa remunerazione riconosciuta agli adulti e i livelli estremi di povertà a cui sono esposte le famiglie, spingono al lavoro in età precoce.

“Abbiamo bisogno di porre l’accento soprattutto sul fatto che il lavoro minorile è il prodotto di disuguaglianze sistemiche e condizioni di commercio inique, specialmente la povertà endemica – afferma Anita Sheith, Senior advisor social compliance and development a Fairtrade International. Finché le famiglie vulnerabili non saranno capaci di raggiungere una vita dignitosa, mettere fine al lavoro minorile rimarrà difficile. Migliori guadagni, qualità del sistema scolastico, affrontare la discriminazione, lo sfruttamento e l’abuso, la consapevolezza sui diritti dei bambini, interventi legali e cambiamenti sociali sono tutti fattori necessari per combatterlo”.

Essendo lo sfruttamento del lavoro minorile proibito dagli Standard Fairtrade, l’organizzazione ha messo a punto un sistema di segnalazione e monitoraggio del fenomeno che consente -previa segnalazione dell’organismo di controllo Flocert o di altre organizzazioni o media - un intervento tempestivo, la sottrazione dei minori da situazioni pericolose per la loro crescita e salute e l’implementazione di regole e pratiche di prevenzione per la risoluzione del problema a lungo termine. Se le organizzazioni non si adeguano e non si impegnano in questo senso, rischiano di perdere la certificazione.

In questi e in altri casi, attualmente in 14 Paesi, si propone alle comunità il Sistema partecipato di monitoraggio e cura Fairtrade Youth Inclusive Community Based Monitoring and Remediation (Yicbmr), che coinvolge la comunità tutta nel prendere consapevolezza del fenomeno e nell’ideazione di sistemi di prevenzione, monitoraggio e risposta. Le organizzazioni di produttori agricoli imparano chi coinvolgere, quali dipartimenti del governo e quali progetti di prevenzione dovrebbero essere implementati per affrontare le cause alla radice del lavoro minorile. Bambini e adulti identificano dove i bambini si sentono sicuri e dove non sicuri e disegnano progetti per migliorare il loro benessere e sviluppo.

Fairtrade è partner di Oil e altre organizzazioni internazionali ad accelerare il suo impegno per mettere fine al lavoro minorile. Ma è un problema che riguarda tutti, non solo le comunità dei produttori: aziende che acquistano in questi Paesi le materie prime di cui hanno bisogno; cittadini che possono mettere nella lista della spesa prodotti che rispettano i diritti umani; governi che possono trovare in Fairtrade un alleato per combattere questa piaga, ancora ben lontana dall’essere eliminata.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)