Le condizioni dei detenuti dell'Eta pesano ancora sul processo di pace dei Paesi Baschi

A dieci anni dal “cessate il fuoco” dell’Eta, 238 località tra Spagna e Francia hanno manifestato per chiedere il rispetto dei carcerati e la pace. E le organizzazioni Sare e Artisan de la Paix vogliono che termini la politica di “dispersione dei detenuti”

Le condizioni dei detenuti dell'Eta pesano ancora sul processo di pace dei Paesi Baschi

A dieci anni dal “cessate il fuoco” dell’Eta, 238 località tra Spagna e Francia hanno manifestato per chiedere il rispetto dei carcerati e la pace per i Paesi Baschi. In particolare, Sare e Artisan de la Paix, le organizzazioni che hanno indetto gli eventi, vogliono che termini al più presto la politica di “dispersione dei detenuti” e che si torni a rispettare i diritti umani dei carcerati.

La situazione. Alla fine del 2020 in prigione c’erano 218 detenuti del Collettivo politico dei prigionieri baschi: 163 in Spagna (dati Etxerat), 30 in Francia e 25 nei Paesi Baschi. Nel dettaglio, poco meno della metà dei detenuti dell’Eta in Spagna è stato collocato a oltre 400 km dai Paesi Baschi e quasi un terzo a oltre 600 km. Distanze che si allungano, naturalmente, per chi è in Francia, dove il 23% si trova tra i 600 e i 1.100 km. A questo si aggiunge che in oltre il 50% dei casi è utilizzato il carcere duro per questi detenuti.

Le violazioni. Centri di ricerca e varie personalità parlano esplicitamente di violazioni dei diritti umani, tenendo conto anche delle accuse di maltrattamenti e sevizie ai danni dei prigionieri in carcere per motivi politici emerse nel corso degli anni. I membri dell’Eta sono stati mandati lontano dalla propria regione, isolati e trasferiti spesso da una struttura all’altra per tagliare qualunque possibilità di relazione, così da indebolire qualunque possibile rinascita del movimento terrorista.

La fine delle ostilità. Il 10 gennaio di dieci anni fa l’Eta, sigla che sta per “Patria Basca e Libertà”, dichiarò un “cessate il fuoco permanente”, “generale” e “verificabile”. Un passo verso la fine delle violenze che, col tempo, si rivelò essere quello definitivo (la dissoluzione dell’organizzazione risale al 2018). Le persone che sono morte nel corso del conflitto tra gli indipendentisti baschi e militari e paramilitari spagnoli sono oltre 800.

La storia. L’organizzazione era nata alla fine degli anni Cinquanta, in opposizione al regime franchista e con l’obiettivo di difendere la cultura e la lingua basca. In breve l’Eta si organizzò militarmente, promuovendo attentati contro le forze franchiste, che proseguirono anche dopo la fine del regime. Nel corso degli anni Ottanta e Novanta, infatti, i terroristi dell’Eta colpirono politici, militari, ma anche civili. Tra gli attentati, il più cruento fu quello del 6 giugno dell’87, a Barcellona, dove una bomba ammazzò 21 persone. Dal canto loro, le autorità spagnole misero in prigione migliaia di sostenitori dell’Eta, bandirono diversi partiti legati all’organizzazione e finanziarono formazioni paramilitari, come il Gruppo antiterrorista di liberazione (Gal).

L’articolo integrale di Alessandro Pirovano, “Paesi Baschi: la pace tra Eta e Spagna passa anche dalle carceri”, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Sir