Le foreste "distrutte" stando a tavola

Nel nuovo report del Wwf l'incidenza delle importazioni di carne bovina, soia, olio di palma, legname, caffe e cacao sulle foreste tropicali. Ogni italiano in media brucia sei metri quadri di foreste tropicali. Le proposte per una legge su importazioni sostenibili ed eque

Le foreste "distrutte" stando a tavola

Mangi una bistecca, bevi un caffè, gusti un pezzettino di cioccolato e da qualche parte del mondo c'è una fetta di foresta in meno. Anche a tavola si incide sull'ambiente. È quel che emerge dal nuovo report del Wwf sull'impatto che hanno le importazioni dei Paesi dell'Unione Europea sulle foreste tropicali e gli ecosistemi. E così in media un italiano “distrugge” sei metri quadrati di foresta tropicale all'anno. Non ci può consolare il fatto che gli olandesi ne distruggano 18 metri quadri, i belgi 14 o i danesi 11. Più in generale, tra il 2005 e il 2017 la soia, l’olio di palma e la carne bovina sono stati, in termini quantitativi, i prodotti importati dall’Ue di maggior peso nella deforestazione tropicale, seguiti dai prodotti legnosi prelevati da piantagioni, dal cacao e dal caffè. Durante questo periodo otto tra le maggiori economie europee (nell’ordine: Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Francia, Belgio e Polonia) hanno generato, da sole, l’80% della deforestazione causata dai Paesi Ue.

“Stepping up: The continuing impact of EU consumption on nature”, questo il titolo del report del Wwf, svela dunque quello che si nasconde dietro le quinte delle importazioni e quanto le nostre scelte di consumo possano avere conseguenze in altre parti del mondo. La domanda di materie prime tropicali è alla base della distruzione non solo delle foreste, ma anche di praterie e zone umide. Ecosistemi trasformati in campi per grandi monocolture. Secondo il rapporto, nel 2017 l’Unione Europea è risultata il secondo più grande importatore di deforestazione incorporata nei prodotti, subito dopo la Cina. La sua responsabilità è infatti ricollegabile alla deforestazione e trasformazione di 203.000 ettari di terreni naturali, con l’emissione di 116 milioni di tonnellate di CO₂. Nel periodo di studio l'UE ha causato il 16% della deforestazione associata al commercio internazionale, superando India (9%), Stati Uniti (7%) e Giappone (5%)

Il report del Wwf è basato su dati e approfondimenti realizzati dallo Stockholm Environment Institute (SEI) e sulle analisi del Transparency for Sustainable Economies-Trase. Secondo uno degli autori principali del report, Anke Schulmeister-Oldenhove, dell'European Policy Office-EPO del WWF, "in tutto il mondo, la deforestazione e la trasformazione di ecosistemi naturali stanno alimentando la crisi del clima e della biodiversità”. E aggiunge: “Stiamo segando il ramo su cui siede l’umanità e mettendo a repentaglio la nostra stessa salute”. La Commissione Europea sta lavorando ad una proposta legislativa, da sottoporre presto al Parlamento Europeo e agli Stati membri, che potrebbe portare a un cambiamento nei criteri con cui le merci vengono importate. “La Commissione europea deve usare i dati pubblicati dal WWF - sottolinea -, come ultimo appello per Strasburgo e presentare al Parlamento una proposta legislativa, solida ed efficace, per ridurre l’impronta ecologica dell'Unione Europea. Questa legge dovrà impedire a qualsiasi prodotto, realizzato in modo legale o illegale, collegabile comunque alla trasformazione degli ecosistemi, di entrare nei mercati dell’Unione Europea. Il provvedimento dovrà andare ben oltre le misure volontarie per le imprese, fornendo alle aziende regole chiare e attuabili".

Queste le otto richieste del Wwf per una nuova legge europea sulla deforestazione. Innanzitutto i prodotti e le materie prime introdotti nel territorio europeo devono risultare sostenibili, oltre a essere stati prodotti legalmente in base alle leggi del paese d’origine. Il campo di applicazione della norma comunitaria, inoltre, deve comprendere anche la conversione e il degrado degli altri ecosistemi naturali, oltre alla deforestazione e al degrado delle foreste naturali. Terza richiesta, la nuova legislazione, sulla base di criteri oggettivi e scientifici, deve riguardare sia materie prime che loro trasformazioni potenzialmente legate alla conversione o al degrado delle foreste e degli ecosistemi naturali. Quarta, nessuna violazione dei diritti umani deve essere legata alla raccolta o produzione di materie prime immesse sul mercato dell'UE. Quinta, vengano introdotti requisiti obbligatori per le imprese e il settore finanziario, per garantire la due diligence, la tracciabilità delle materie prime e la trasparenza della catena di approvvigionamento. Devono essere poi fornite definizioni chiare dei termini e dei concetti utilizzati nella legislazione. La nuova legge deve essere applicata e fatta rispettare rigorosamente in tutti gli Stati membri dell'UE, con sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive. Infine, la normativa deve prevedere altre misure, aggiuntive e complementari, per affrontare la distruzione e il degrado delle foreste naturali e di altri ecosistemi naturali.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)