“Le nostre braccia, i nostri diritti”: in un dossier le richieste dei lavoratori stagionali

Il documento riunisce i contributi dei braccianti di Campobello di Mazara, in Sicilia, impegnati nella raccolta delle olive: chiedono una casa dignitosa, lavoro regolare e valorizzazione delle piccole filiere agricole come risorsa e nutrimento per i territori. Appuntamento il 29 e 30 settembre per la presentazione

“Le nostre braccia, i nostri diritti”: in un dossier le richieste dei lavoratori stagionali

E' stato pubblicato nei giorni scorsi il dossier “Le nostre braccia, i nostri diritti”. Le elaborazioni dei temi e delle proposte sono frutto di un lavoro collettivo sviluppato a partire dalle pratiche e dalle proposte dei e delle braccianti, di attivisti e attiviste sindacali, e dei produttori e delle produttrici della rete FuoriMercato. Il dossier è stato curato dalla Casa del Mutuo Soccorso FuoriMercato Sicilia con i contributi di Villa Roth (Bari), associazione Solidaria (Bari), Associazione Italo-Africana dei lavoratori agricoli (Foggia), FuoriMercato Milano, Rete dell’agricoltura contadina e del lavoro in autogestione FM Sicilia, Lasciatecientrare, Mediterranean Hope (Rosarno), Contadinazioni-FuoriMercato, Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato (Cinisi), Associazione Diritti a Sud (Nardò).

"L’apertura del cancello di 'Fontane d’oro' è un segnale di partenza minimo e imprescindibile nel riconoscimento della dignità dei lavoratori - scrive FuoriMercato -, doveroso, che per essere una valida soluzione non può prescindere dalla condivisione delle regole con i lavoratori organizzati, rappresentati dalle forze sindacali che hanno già dato prova nel 2021 di volere assumere fino in fondo la responsabilità che consegue dal loro ruolo di base dell’economia locale. Da questo riconoscimento ne consegue che lo spazio di 'Fontane d’oro', che da fine agosto risulta in fermento per l’affidamento diretto alla Croce Rossa per il montaggio delle casette donate nel 2021 dall’Unhcr, sia un luogo gestito in modo trasparente che può essere una valida alternativa per la permanenza dei lavoratori se, nell’immediato sia riconosciuta la necessità di un presidio sindacale che vigili sulle modalità di incontro tra domanda e offerta di lavoro con il supporto del collocamento pubblico e per contrastare il fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori".
I diversi punti e le proposte del dossier saranno discussi negli incontri che si terranno a Campobello di Mazara il 29 e 30 Settembre 2022.

Agricoltura. "Oggi sono due i paradigmi prevalenti: l’agricoltura industriale, dominata da grandi multinazionali e grandi aziende iper-specializzate che operano su un mercato globalizzato e le agricolture contadine, con piccole aziende e coltivazioni diversificate - si legge nel dossier -, attente all’ambiente, le cui pratiche agricole si sono adattate agli ecosistemi naturali e i cui prodotti sono distribuiti su mercati locali. Oggi il 74,5% del commercio di prodotti freschi e confezionati avviene attraverso la Grande distribuzione (Gdo), che con meccanismi di regolamentazione quali certificazioni sulla sicurezza alimentare, bio, Dop ed etiche marginalizzano i contadini e le contadine imponendo la necessità della manodopera migrante just in time. Solo il 13,4% del commercio avviene attraverso le botteghe tradizionali. (…) Crediamo fermamente che sia importante individuare, sostenere, promuovere un’agricoltura che sia risorsa e nutrimento per i territori, coinvolgere e responsabilizzare chi guadagna profitti dallo sfruttamento dei piccoli produttori, lavoratori e l’intero territorio. E' fondamentale: sostenere pratiche agricole ecologiche, circuiti locali di produzione e distribuzione del cibo, rendendo protagonisti i produttori di piccola scala; costruire e sostenere filiere autonome e autogestite che operino dalla produzione alla distribuzione, mettendo al centro l’autodeterminazione alimentare a partire dalla co-progettazione e programmazione tra realtà territoriali; garantire il giusto compenso ai/alle contadini/e per le loro produzioni; inserire nell’agenda politica nazionale e internazionale politiche volte a riconoscere la responsabilità sociale dei grandi produttori e della Gdo che producono sfruttamento e devastazioni ambientali".

Lavoro. "Rispetto, autodeterminazione, condizioni di lavoro migliori e regolarizzazione del soggiorno sono le istanze, tra loro concatenate, che hanno portato i lavoratori e le lavoratrici ad opporsi a gran voce alle logiche di una politica emergenziale e paternalista imbastita dalle istituzioni come risposta alla tragedia. (…) L’approccio necessario per favorire l’emersione dallo sfruttamento, pertanto, non può che essere multidisciplinare e con azioni diversificate. Da un lato è indispensabile fornire soluzioni abitative dignitose e dall’altro garantire un sistema di cura che comprenda vari aspetti: dalla tutela fisica a quella psichica. In altre parole, è necessario che il lavoratore, grazie ad un sostegno multidisciplinare, sia messo in condizione di sottrarsi al ricatto a cui è sottoposto a causa delle condizioni di estrema vulnerabilità che vive e che sono alla base del consenso coartato allo sfruttamento lavorativo (…). Pertanto, è per noi fondamentale: ripensare l’impianto delle tutele giuridiche per fornire alla vittima del reato, in una prospettiva di stato sociale di diritto, tutti gli strumenti adeguati ad impedire il permanere della condizione di soggezione e vulnerabilità, così permettendo al migrante la giusta emancipazione dal contesto di sfruttamento; riformare le norme sui punti trattati, per rendere fattibile l’applicazione dell’art. 18. e 22 TUI, unitamente a percorsi sociali più ampi e strutturati nel tempo; assumere uno sguardo di genere nell’affrontare il problema dello sfruttamento, con particolare riferimento alla problematica della doppia vulnerabilità, cui sono esposte le donne e i soggetti lgbtq+ che spesso subiscono, nei contesti di sfruttamento lavorativo, anche lo sfruttamento sessuale; agevolare e sostenere percorsi di formazione, come quello avviato in seno alla campagna 'Portiamo l’acqua al ghetto' che ha condotto sempre più lavoratori alla consapevolezza della propria forza in generale e in particolare alla maggiore autodeterminazione nella comprensione del contratto di lavoro, lettura delle buste paga, comprensione delle dinamiche per la richiesta o il rinnovo del titolo di soggiorno, per l’iscrizione anagrafica; permettere e agevolare controlli dell’ispettorato del lavoro e presidi sindacali per assicurare la corretta applicazione del contratto con la regolare registrazione delle giornate lavorative conciliando la tutela contrattuale con le rivendicazioni dei lavoratori sul prezzo della cassetta.

Abitare. "In quest’ottica – si afferma - , l’autogestione del bene confiscato alla mafia di 'Fontane d’Oro' durante la stagione di raccolta del 2021, seppur osteggiata e criminalizzata da più parti, ha certamente rappresentato un primo passo nella direzione tracciata dai braccianti. Da un lato, non si può non notare come, di fronte all’incendio del ghetto sito all’ex Cementificio Calcestruzzi, la soluzione istituzionale è stata ancora una volta di stampo emergenziale, residuale e escludente: poche casette dell’Unhcr, inaugurate a stagione già avanzata, con la possibilità di ospitare un numero limitato di persone e, soprattutto, soltanto se questi o queste fossero in possesso di permesso di soggiorno e green pass. Dall’altra, la mancanza di soluzioni alternative, ha costretto molti lavoratori a ricostruire le baracche proprio alla Calcestruzzi bruciata, con i fumi tossici che ancora salivano dalle macerie ardenti del ghetto andato in fiamme. L’esperienza portata avanti dal gruppo di lavoratori e lavoratrici che hanno vissuto in autogestione a 'Fontane d’Oro' ha invece da un alto permesso alcuni miglioramenti delle condizioni di vita: accesso all’acqua (seppur fredda) e alla luce, oltre alla possibilità di avere sotto i piedi, le tende e le baracche il cemento invece della terra della Calcestruzzi, che a ogni pioggia autunnale si trasformava in fango. Dall’altro, l’autogestione in maggiori condizioni di vivibilità di Fontane d’Oro ha dato prova del fatto che l’infantilizzazione (impossibilità di cucinare, orari di rientro) e la categorizzazione (divisione tra chi ha i documenti e chi no), a cui vanno incontro lavoratori e lavoratrici nelle soluzioni emergenziali proposte dalle istituzioni fino ad ora, sono delle scelte politiche e non tecniche o dettate dal momento. Seguire il solco tracciato dall’esperienza a Fontane d’Oro nel 2021 significa garantire un campo con accesso a luce, acqua calda, gas; possibilità di riciclare i rifiuti prodotti nel campo. (…) La proposta è anche , inoltre, quella di istituire dormitori, affitti condivisi e, più in generale, che i comuni di Campobello e Castelvetrano operino una mappatura delle case e dei beni sfitti da anni da poter affittare ai lavoratori o dare in gestione ad associazioni. Problema cronico e ricorrente nel territorio di Campobello è la difficoltà ad affittare immobili a lavoratori e lavoratrici che arrivano a Campobello per la stagione di raccolta. Stiamo parlando, nella maggior parte dei casi, di persone che hanno documenti, contratto di lavoro e disponibilità economica per pagare l’affitto. Il razzismo generato da anni di campagne mediatiche a livello nazionale e segregazione socio-abitativa imposta a livello locale rende impossibile per queste persone l’affitto di un appartamento. Se la volontà delle istituzioni locali è quella di risolvere l’emergenza abitativa che si ripete ogni anno, allora si propone di cominciare una mappatura di immobili sfitti, facilitare l’inserimento abitativo delle persone che sono interessate a questo tipo di soluzione creando piattaforme di incontro tra lavoratori e proprietari di immobili, fondi di garanzia pubblici e incentivi per il risanamento di immobili che non possiedono l’agibilità. Si richiede, inoltre, una predisposizione concreta all’uso sociale dei beni confiscati per sperimentazioni di breve periodo di forme abitative regolate da protocolli d’intesa tra i lavoratori e i comuni". "Crediamo sia altrettanto necessario nell’immediato tener conto delle condizioni igienico sanitarie delle persone che durante tutto l’anno vivono alla Calcestruzzi e provvedere alle loro esigenze e richieste a partire dalla rimozione dei rifiuti - conclude infine il dossier -. Invitiamo, infine con lo stesso approccio di condivisione e riconoscimento della centralità dei lavoratori a contribuire all’analisi, alla progettazione di un percorso per soluzioni a medio-lungo periodo che vadano oltre il circolo vizioso dell’emergenza e dispendio di risorse pubbliche, a partecipare alla due giorni di seminario il 29/30 settembre a Campobello di Mazara".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)