"Le persone con disturbi mentali sono pericolose": lo pensa la metà degli italiani

Indagine nazionale Doxa, in occasione del Festival della Salute mentale RoMens: il 65% della popolazione ritiene le persone con disturbi mentali pericolose per sé, quasi la metà (48%) pericolose anche per gli altri, con la possibilità di diventare facilmente aggressive e violente (55%), non rispettose delle regole sociali condivise (49%)

"Le persone con disturbi mentali sono pericolose": lo pensa la metà degli italiani

La malattia mentale è pericolosa: è quanto crede la maggioranza degli italiani, stando all'indagine svolta dalla Bva Doxa per il Festival della Salute Mentale RO.MENS per l’inclusione sociale e il pregiudizio. Il festival, che è ufficialmente iniziato questa mattina con la presentazione in Campidoglio, è organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Roma 2, con il patrocinio di Roma Capitale e della Rai e andrà avanti fino al 2 ottobre. Dall'indagine emerge, in sintesi, la percezione che la sofferenza psichica sia diffusa in particolare tra i giovani, che porti con sé una pericolosità sociale, ma che comunque sia possibile curare e guarire. Si evidenzia anche la reticenza a parlare dei propri disturbi ma non ad andare dallo psicologo.

Ed ecco, più nel dettaglio, i risultati più significativi dell’indagine, effettuata su un campione nazionale, con mille casi, con rispetto delle quote per sesso, classi di età ed area geografica, con una valutazione condivisa dalla BVA DOXA con il DSM ASL Roma 2, il più grande d’Italia con un bacino di utenza di circa 1, 3 milioni di abitanti.

L’80% della popolazione afferma di aver avuto modo di relazionarsi con persone che hanno disturbi mentali, più o meno gravi. Si tratta di una diffusa percezione di conoscere persone che hanno disturbi mentali, indicativa di una impressione di una società pervasa da una significativa presenza di sofferenza psichica.

Il disturbo mentale, per genere e per età

“Gli uomini pensano che siano gli uomini ad essere più inclini ad avere disturbi mentali, invece le donne pensano che siano le donne ad essere più inclini ad avere disturbi mentali – si legge nel report - Un dato contrastante che può nascere dalla convinzione per entrambi di svolgere una vita più stressante rispetto all’altro sesso con conseguente aumento della probabilità di soffrire di disturbi mentali”. La popolazione dai 18 ai 44 anni e con un livello d’istruzione più alto sembra riconoscere il maggior disagio mentale che può ricadere sulle donne. Un riconoscimento minore invece da parte della popolazione tra i 45 ed i 65 anni e con un livello d’istruzione medio e basso.

“Al di là del genere – commentano Doxa e Asl - è invece evidente che sono i giovani tra i 14 e i 24 anni (38%) ad essere più inclini allo sviluppo dei disturbi mentali, come confermato dall’aumento della loro presenza tra gli adolescenti, in particolare a seguito della pandemia.

Intelligenti ma pericolosi

Oltre la metà della popolazione (65%) ritiene le persone con disturbi mentali pericolose per sé, quasi la metà (48%) pericolose anche per gli altri, con la possibilità di diventare facilmente aggressive e violente (55%), non rispettose delle regole sociali condivise (49%), non in grado di lavorare con un buon livello di autonomia (46%). Un quadro negativo non suffragato da evidenze scientifiche statistiche, che rappresenta un ostacolo verso i percorsi terapeutico-riabilitativi e di inclusione sociale, dalla ricerca di abitazioni e di lavoro ai rapporti emotivi e relazionali.

La grande maggioranza degli italiani (70%) ritiene le persone con disturbi mentali intelligenti e con le stesse aspirazioni, desideri, obbiettivi di chiunque altro (74%). La stragrande maggioranza degli italiani (81%) ritiene che le persone con disturbi mentali non dovrebbero essere isolate dagli altri, in gran parte (73%) che non vivrebbero meglio in luoghi di cura isolati e che possono stare insieme alla collettività (79%). “Sono dati complessivamente positivi – commentano Doxa e Asl -che vedono la maggioranza della popolazione non ritenere le persone con disturbi mentali come alieni da escludere dalla società”.

Stigma e vergogna

Emerge una netta difficoltà della popolazione a condividere con gli altri un eventuale disturbo mentale. Il 78% preferirebbe parlarne solo in famiglia, non con amici e conoscenti. Il 22% si vergognerebbe a parlarne e preferirebbe non parlarne con nessuno. “Da questi dati appare evidente la sussistenza dello stigma verso chi soffre di una malattia mentale con il timore di essere etichettati”, commentano Doxa e Asl. Al contrario, non c'è vergogna nell'andare dallo psicologo, per circa i tre quarti della popolazione (76%). “Un bel passo in avanti, pur nelle criticità di presenza di questa figura professionale nei servizi pubblici. Dunque da un lato sussiste la vergogna a parlare dei disturbi mentali, dall’altro lato il marchio negativo per chi va dallo psicologo sembra essere in gran parte superato”.

Curare sì, isolare no

Due terzi della popolazione (66%) ritiene che la malattia mentale possa essere curata e un terzo no (34%). “Un dato positivo, anche se la fiducia nei trattamenti in salute mentale dovrebbe diventare più alta, stante la possibilità di psicofarmaci e di psicoterapie efficaci, oltre che di percorsi di riabilitazione sociale con una soddisfacente qualità della vita”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)