Leopoli: meno arrivi ma sempre più gravi. Non si ferma l’emergenza degli sfollati interni
I recenti attacchi missilistici da parte della Russia hanno riportato morte e distruzione anche in quest’area dell’Ucraina, a pochi chilometri dai confini europei. Dall’inizio del conflitto, l’associazione di volontari MedPsy è impegnata per fornire supporto medico e psicologico alle persone che da Est arrivano alla stazione centrale. La tragedia sul volto della gente
Palazzi d’epoca, stradine scoscese che si alternano a grandi boulevard, il Teatro dell’Opera e la piazza del Municipio, gioiello architettonico e cuore pulsante delle attività cittadine. Leopoli, il più grande centro dell’Ucraina occidentale, dista appena ottanta chilometri dalla Polonia e più di mille dalla Russia. Qui, complice anche la vicinanza geografica, si respira un’aria decisamente europea ma la guerra nel Donbass continua a essere un elemento costante per una popolazione che da due anni e mezzo fa di tutto per condurre una vita quanto più serena possibile.
Missili, vittime, feriti. Poi a un tratto il conflitto arriva a chiedere il conto anche in questo angolo del Paese: nella notte fra il 3 e il 4 settembre i missili russi sono tornati a cadere su Leopoli causando 25 feriti e 7 vittime, fra cui i componenti della famiglia Bazylevych, completamente sterminata dall’attacco ad eccezione del padre. Chi vive la quotidianità di Leopoli racconta di come la città abbia sviluppato nel tempo uno spirito di impegno collettivo in cui ciascuno cerca di contribuire come può.
I volontari di MedPsy. È il caso dell’associazione MedPsy, attiva alla stazione centrale fin dall’inizio dell’invasione su larga scala, nel febbraio 2022. L’edificio dall’inconfondibile cupola bianca in stile Art Nouveau è l’hub ferroviario più importante in quest’area del Paese, visto il collegamento diretto con Przemyśl, prima città europea una volta varcata la frontiera.
Questi binari rappresentano la soglia d’ingresso per migliaia di sfollati interni provenienti dalle aree sotto occupazione russa, nel Donbass o nelle regioni vicine.
Anziani, donne sole o con bambini e tantissimi malati, di ogni età e con molteplici necessità, trovano ad accoglierli alla stazione di Leopoli i volontari di MedPsy, impegnati giorno e notte da oltre due anni e mezzo per fornire un supporto di natura medica e psicologica a chiunque ne abbia bisogno.
Bandiere e carrozzine. “All’inizio della guerra arrivavano treni stracolmi di persone in fuga dall’Est, in preda al panico e soprattutto con il forte limite della lingua, dal momento che quasi tutti parlavano russo anziché l’ucraino”, ricorda Irena Bous, fra le coordinatrici dall’associazione. I volontari si trovano al secondo piano della stazione, dove una grande sala d’aspetto con le poltrone in legno funge da anticamera al centro operativo dell’associazione: una sala tappezzata da disegni, poster e immancabili bandiere ucraine, dove ci si avvicenda secondo turnazioni ben precise per fornire un presidio costante. “Rispetto all’anno scorso gestiamo un numero di sfollati decisamente inferiore, circa venti o trenta nuovi arrivi al giorno provenienti per lo più dalle zone di Zaporizhzhia e Pokrovsk, ma le loro condizioni sono spesso molto gravi e quasi sempre c’è bisogno di un supporto specifico”.
In fondo alla sala sono ordinate carrozzine per neonati, sedie a rotelle tradizionali e altre motorizzate per chi necessita di un ulteriore supporto per la deambulazione.
Gilet azzurri e divise mimetiche. I volontari con addosso il gilet azzurro dell’associazione chiacchierano fra loro, mentre al piano di sotto la maggior parte delle persone aspetta il treno per Kherson. Nella sala d’attesa davanti la sede di MedPsy c’è comunque qualcuno che riposa, compresi alcuni militari in divisa mimetica. A un tratto una donna anziana fa capolino dalla porta e intercetta lo sguardo di una volontaria, che subito la accoglie accompagnandola a prendere una bottiglietta d’acqua, un succo di frutta e un po’ di cibo preconfezionato. L’essenziale per qualche ora in stazione, nell’attesa di riuscire a dormire.
Pronti a ogni evenienza. “Per noi è la normalità, le persone vanno e vengono ed è importante farci trovare sempre pronti a ogni evenienza”, spiega Irena Bous. “Finché ci sarà la guerra il flusso di sfollati provenienti dall’Est dell’Ucraina non finirà mai del tutto: la nostra associazione e tutta la comunità di Leopoli vogliono dare il loro contributo e non ci fermeremo fino a quando rimarrà anche soltanto una persona bisognosa del nostro aiuto”.
Simone Matteis