Libano, “scioccati e devastati". La solidarietà delle organizzazioni

La capitale colpita da due enormi esplosioni nei pressi del porto. Save the Children: "Ospedali al collasso, bambini dispersi". Msf: "Stiamo valutando bisogni degli ospedali". Ong italiane: "Urgente bisogno di aiuti straordinari". Fcei: "Organizzare ripresa dei corridoi umanitari". Caritas: "Catastrofe colpisce paese già piegato"

Libano, “scioccati e devastati". La solidarietà delle organizzazioni

"All'inizio l'edificio ha iniziato a tremare, pensavo fosse un terremoto. Cinque dei miei nipoti e delle mie nipoti erano fuori sul balcone a giocare quando l'esplosione è scoppiata. Hanno cominciato a urlare e a correre mentre le finestre crollavano intorno a loro; erano tutti feriti. Gli ospedali ci hanno detto che non potevano portarli dentro perché davano la priorità alle ferite gravi". E’ il racconto di Nour Wahid, uno dei collaboratori di Save the Children, che vive a 10 minuti di distanza dalla zona dell’enorme esplosione avvenuta ieri pomeriggio nella zona del porto di Beirut. L’esplosione nella capitale libanese, ricorda l’organizzazione, ha devastato le comunità nel raggio di 10 km. Gli operatori di Save the Children sul posto hanno riferito che intere strade sono state spazzate via, e che i bambini sono dispersi, mentre le squadre di soccorso lavorano attraverso gli edifici distrutti per far uscire la gente dalle macerie. Edifici residenziali e commerciali sono stati devastati in quella che viene descritta come la più grande esplosione della storia recente del Libano.

Gli ospedali di Beirut – spiega Save the children - riferiscono che non sono in grado di curare altre vittime, poiché centinaia di letti si sono immediatamente riempiti dopo l'esplosione. I militari sono stati dispiegati per salvare coloro che sono rimasti intrappolati nelle macerie, mentre il personale medico sta curando i feriti per le strade. Save the Children conferma che i suoi uffici di Beirut, a circa cinque chilometri dal porto, sono stati gravemente danneggiati dall'esplosione, che ha scosso l'edificio e distrutto le facciate dei negozi del quartiere. Il nostro team di risposta rapida è pronto a sostenere il governo nei prossimi giorni”. "Siamo scioccati e devastati dall'esplosione. - ha commentato Jad Sakr, direttore in Libano di Save the Children - Non è ancora noto il reale bilancio delle vittime, ma quello che sappiamo è che in un disastro come questo, l’impatto sui bambini può essere devastante: potrebbero essere feriti, scioccati e separati dai loro genitori. I nostri operatori sono pronti a lavorare per proteggere i bambini e sostenere gli sforzi del governo, che continueranno nei per diversi giorni. È fondamentale che i bambini e le loro famiglie abbiano accesso ai servizi di cui hanno urgente bisogno, comprese le cure mediche e la protezione fisica ed emotiva”.

"L'incidente non poteva accadere nel momento peggiore e ha colpito le comunità che già soffrivano per l'impatto della crisi Covid-19 e la crisi economica. Il porto principale di Beirut, ormai completamente danneggiato, è vitale per gran parte del cibo, dei cereali e del carburante che il Libano importa, e le famiglie risentiranno immediatamente della carenza di beni di prima necessità a causa di questa tragedia".

L'Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi) in una nota esprime la propria vicinanza alla popolazione libanese, in particolare alle cittadine e ai cittadini di Beirut, per l'immensa tragedia dell'esplosione al porto di ieri. Le tante organizzazioni di solidarietà e cooperazione internazionale socie di Aoi presenti in Libano stanno supportando le organizzazioni partner in questa emergenza umanitaria: ponti telefonici, sostegno a chi e' senza un tetto da ieri pomeriggio, raccolta del sangue. Questa tragedia, evidenzia Aoi, si inserisce in un'emergenza sanitaria per il Covid-19 che non si arresta e che si è sviluppata in un periodo di default economico e di crisi politica. Beirut e il Libano hanno urgente bisogno di sostegno e di aiuti straordinari da parte della comunità internazionale tutta. Il Paese dall'inizio della crisi siriana ha accolto un numero altissimo di profughi da quelle aree e non ha certamente infrastrutture pubbliche in grado di affrontare con serenita' emergenze sanitarie, ma anche sociali, che invece e' chiamato da tempo a gestire. Nella nota, Aoi continua ricordando che l'Italia si e' impegnata, anche recentemente, nei consessi dei donatori internazionali a investire fondi dell'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) in programmi di emergenza umanitaria e cooperazione allo sviluppo per sostenere popoli e Paesi colpiti dai conflitti in area mediorientale. Le istanze democratiche libanesi da sempre guardano all'Italia come ad un alleato strategico per raggiungere obiettivi importanti nella stabilizzazione dell'area regionale. La rete delle ong italiane quindi chiede che da subito i programmi di emergenza umanitaria della Direzione generale della cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del ministero della Farnesina rivolti al Libano e previsti in programmazione per il 2019 vengano da subito attivati, colmando un colpevole ritardo, attraverso le call dell'Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo (Aics), e auspica una missione del Ministro degli Esteri Di Maio nel Paese dei Cedri per riaffermare e rilanciare un piano di aiuti efficace e strategico. Il Libano, conclude Aoi, deve essere inserito tra gli obiettivi prioritari: servono interventi di protezione sociale, oltre che sanitaria, certezze nel sostegno all'educazione per tutti, azioni per rafforzare il funzionamento sia dei servizi alla popolazione a livello di politiche nazionali e decentrate, che della gestione istituzionale democratica del governo.

"Il nostro cordoglio per le vittime e i feriti delle esplosioni che ci sono state poche ore fa a Beirut. Siamo in contatto con i nostri operatori che si trovano nella capitale libanese in questo momento, per organizzare la ripresa dei corridoi umanitari per i rifugiati siriani: stanno fortunatamente tutti bene. Solo un nostro collaboratore ha riportato una lieve ferita al viso. Speriamo che il bilancio delle vittime non si aggravi ulteriormente e che tutte le persone che si possono salvare e curare siano soccorse". Cosi' in una nota Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, progetto che dal 2016 gestisce da Beirut i corridoi umanitari. Il responsabile ha aggiunto: "Ci auguriamo che si faccia poi piena luce su questo gravissimo episodio che va a colpire una città e un Paese già molto provati dalla crisi economica e dove la situazione dei profughi e' già drammatica. Ci stringiamo alla popolazione di Beirut, ai nostri amici e conoscenti in Libano che ci hanno sempre aiutato nel nostro lavoro, ai profughi e alle persone più vulnerabili, che già stavano vivendo condizioni estremamente difficili, in questi momenti di paura e dolore", ha concluso Naso.

Anche i team di Medici Senza Frontiere già presenti nel paese si sono attivati per supportare i feriti e gli ospedali che li stanno assistendo.  “Subito dopo l’esplosione, alcuni dei nostri colleghi sono andati spontaneamente nelle strutture sanitarie per vedere come poter aiutare i medici che stavano affrontando l’emergenza. Msf sta organizzando la donazione di kit medici a una delle strutture che stanno curando molti feriti. Stiamo verificando se i pazienti che hanno bisogno di ulteriori interventi chirurgici possono essere trasferiti in uno dei nostri ospedali dopo essere stati stabilizzati. Stiamo valutando i bisogni più urgenti degli ospedali e identificando altri modi per fornire assistenza alla popolazione in questa situazione davvero tragica” ha detto Jonathan Whittall, coordinatore Msf dell’emergenza in Libano.

Caritas Italiana esprime profondo cordoglio e solidarietà per la popolazione. "Nelle ultime ore a preoccupare maggiormente è l’emergenza sanitaria, già aggravata dal Covid-19.  - sottolinea l'organizzazione - Sono almeno  quattro  gli ospedali colpiti tra cui  il più grande della città gravemente danneggiato. Nel Paese è forte la preoccupazione anche per le tossine presenti ora nell'aria. Il ministro della salute libanese Hamad Hasan ha consigliato a chiunque ne abbia la possibilità, di lasciare la capitale libanese. Ingenti i danni alle abitazioni private, alle automobili, alle attività commerciali, agli uffici pubblici e privati, travolti dall’onda d’urto. Migliaia di tonnellate di materiali che erano stipati nel porto sono andati distrutti, tra cui generi di prima necessità indispensabili in un paese fortemente dipendente dalle importazioni". Caritas Libano si è attivata da subito con la propria rete per farsi prossima alle migliaia di persone colpite e ai numerosi sfollati che nel corso dei prossimi giorni non potranno rientrare nelle loro case che sono state distrutte, spiega Caritas Italiana. I giovani volontari di Caritas Libano si sono organizzati per aiutare anche quanti devono rimuovere i tanti detriti per rendere di nuovo agibile la propria abitazione. Al tempo stesso si stanno distribuendo alimenti alla popolazione locale. Sono stati riportati danni anche alla sede stessa della Caritas nazionale, situata a diversi chilometri di distanza dal luogo dell’esplosione: i vetri della struttura sono deflagrati all’interno, e gli arredi spazzati via dalla violenza dell’onda d’urto. Fortunatamente nessuno degli operatori è stato ferito.

"La catastrofe colpisce un paese già piegato da una pesante crisi economica e sociale acuitasi nell’ultimo anno che ha ridotto in povertà moltissime famiglie con più di un quarto della popolazione che vive con meno di 5 dollari al giorno. - sottoliena Caritas - Dall’ottobre 2019, migliaia di persone hanno riempito le piazze del Libano per protestare contro la corruzione endemica dell’establishment politico, alimentata dal sistema confessionale che genera povertà. In Libano infatti si allarga sempre più la forbice sociale che separa “il Libano dei ricchi”, costituito dall’1% della popolazione che detiene il 25% della ricchezza, dal resto dei libanesi. A questo si aggiunge l’altissimo numero di rifugiati ospitati nel paese:  circa un milione - quasi tutti siriani colpiti da una guerra che dura da 10 anni - su 4,5 milioni di abitanti, senza contare i palestinesi. Il Libano è tra i paesi al mondo con il più alto numero di profughi in rapporto alla popolazione: ogni mille abitanti se ne contano più di 150. Moltissimi fra i profughi non hanno un’identità legale: niente documenti, niente lavoro, niente diritti. Un quadro complesso in un paese sempre più in fiamme. Caritas Italiana ha espresso vicinanza e solidarietà a Caritas Libano con cui collabora attivamente da molti anni attraverso un programma di aiuti umanitari e di educazione alla pace e alla convivenza civile di giovani siriani e libanesi, ed è pronta a sostenerla per assistere nei bisogni più urgenti la popolazione colpita da questa nuova catastrofe. (RS - DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)