Luogo, età, arma, violenze pregresse: nasce l’Atlante italiano dei femminicidi

Il nuovo progetto della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna consisterà in una piattaforma digitale, su base cartografica, di raccolta e sistematizzazione dei dati riguardanti il femminicidio nel nostro paese. Pramstrahler: “Per prevenire e contrastare la violenza sulle donne, bisogna innanzitutto conoscere il fenomeno: per farlo servono dati”

Luogo, età, arma, violenze pregresse: nasce l’Atlante italiano dei femminicidi

Promuovere la cooperazione nella lotta politica alla violenza contro le donne e approfondire la conoscenza, lo studio e la comunicazione sul fenomeno del femminicidio. Sono gli obiettivi dell’Atlante dei femminicidi, il nuovo progetto della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna: sarà sviluppata una piattaforma digitale, su base cartografica, di raccolta e sistematizzazione dei dati riguardanti il femminicidio in Italia.

Per prevenire e contrastare la violenza sulle donne, c’è innanzitutto bisogno di conoscere il fenomeno: per farlo servono dati – afferma Anna Pramstrahler della Casa delle donne per non subire violenza –. Senza dati sufficienti, le azioni che si mettono in campo saranno poco efficaci. Dal 2005, Casa delle donne ha aperto un blog, Femicidio, per iniziare a raccogliere dati: il nostro metodo di ricerca si basa sulle notizie che escono sui giornali e sui siti. Certamente il numero non è completo, perché alcuni casi sfuggono alla cronaca: purtroppo le banche dati dell’Istat o del Ministero dell’interno non hanno open data, ma fanno un’analisi complessiva, pubblicando dati aggregati. E spesso i numeri non combaciano: finchè non ci sarà una definizione univoca del femminicidio, sarà difficile avere dati condivisi”.

Il progetto è finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e cofinanziato dal Comune di Bologna. Da ottobre, un gruppo di ricerca di Casa delle donne, con il supporto tecnico dello Studio Atlantis, ha cominciato a mettere insieme la banca dati che andrà a formare l’Atlante, che funzionerà come un sistema di censimento dei femminicidi, visualizzabili su una mappa. Sarà preso in esame tutto il territorio nazionale, con approfondimenti specifici sull’Emilia Romagna grazie alla collaborazione con L’Osservatorio regionale sulla violenza di genereI casi verranno geolocalizzati e categorizzati secondo criteri specifici: luogo, nome e età della vittima, professione, figli, relazione tra vittima e autore del femminicidio, nome dell’autore, arma, violenze pregresse.

“Vogliamo evitare un linguaggio morboso o vittimistico, per far fronte alla necessità, più volte richiamata nella Convenzione di Istanbul, di raccogliere e rendere pubblici i dati relativi ai casi di violenza per rendere possibile la loro analisi esaustiva – afferma Anna Pramstrahler –. Questo ci permetterà di identificare le crepe nel sistema di protezione ed elaborare strategie efficaci di miglioramento e sviluppo delle misure di prevenzione, ma anche per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno, in maniera critica e competente”.

L’Atlante verrà presentato giovedì 9 dicembre, in un evento a cui parteciperà, tra le altre, Myrna Dawson, direttrice dell’Osservatorio canadese sul femminicidio, e Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. La Commissione studia il fenomeno e propone politiche: “Da poco ha pubblicato un’analisi approfondita di 200 sentenze emesse negli anni 2017-2018, dove si è analizzato quante donne vittime avevano chiesto aiuto prima, quante avevano sporto denuncia, quali sono state le dinamiche – spiega Pramstrahler –. Questo serve a capire dove il meccanismo si è inceppato: è uno studio prezioso per leggere il fenomeno e per far formazione ai magistrati e agli operatori di giustizia che ricevono le denunce”.

In Italia manca però un vero e proprio osservatorio nazionale sul femminicidio, sul modello di quello canadese: “È un osservatorio istituzionale, nato pochi anni fa, ma molto approfondito – conclude Pramstrahler –. Anche altri paesi hanno istituito degli osservatori: tra questi Spagna, Regno Unito, Francia. Vorremmo che i nostri politici potessero prendere spunto, per proporre anche in Italia un vero e proprio osservatorio nazionale”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)