Madri disoccupate, le principali vittime economiche della pandemia

L’indagine “La condizione economica femminile in epoca di Covid-19”, realizzata da Ipsos per la ong WeWorld, rileva che nell’ultimo anno una donna su due ha visto peggiorare la propria situazione economica e il 46 per cento afferma di aver avuto ripercussioni sulla propria voglia di vivere. In particolare, ad essere colpite sono le donne con figli e senza lavoro, che hanno avuto un enorme carico psicologico e di cura

Madri disoccupate, le principali vittime economiche della pandemia

Sono le donne, senza distinzioni di età e area geografica, le principali vittime economiche e sociali della pandemia: lo rileva l’indagine “La condizione economica femminile in epoca di Covid-19”, realizzata da Ipsos per la ong WeWorld all’interno della campagna #maipiùinvisibili contro la violenza di genere. Durante l’emergenza sanitaria, chi ha dovuto rinunciare al lavoro e all'indipendenza economica sono state soprattutto le donne: negli ultimi 12 mesi, una su due ha visto peggiorare la propria situazione economica. La quota sale al 63 per cento se si prende in considerazione la fascia di età 25-34 anni e al 60 per cento tra le 45-54enni. In particolare, ad essere colpite sono le donne con figli e senza lavoro, che si sono trovate a far fronte a un enorme carico economico, psicologico e di cura.

“La ricerca fotografa una situazione di esclusione delle donne con radici profonde, ma che si è amplificata nell'ultimo anno – commenta il presidente di WeWorld, Marco Chiesara –. Questa stessa percezione arriva dai nostri operatori e operatrici sul campo, che lavorano in diverse città italiane a supporto di donne e bambini, e dalle tante richieste di aiuto arrivate: donne lasciate sole, a far fronte a un carico enorme dal punto di vista familiare, professionale e psicologico. Questa situazione ha accomunato tutte le donne italiane, ma diventa drammatica se si guarda alle aree più marginali e alle periferie, da nord a sud: è da qui che bisogna partire, con urgenza, per invertire la rotta”.

L’indagine, che sarà presentata il 4 marzo nel corso dell’edizione speciale di WeWorld Festival in un incontro dal titolo “ShePoverty: la povertà è donna? L'inclusione economica delle donne italiane ai tempi del Covid-19”, rileva che il 38 per cento delle donne non è in grado di sostenere una spesa imprevista, quota che sale al 46 per cento tra le madri con figli. Tra le occupate, la metà ha paura di perdere il lavoro. Tra le non occupate, la metà dipende di più dalla famiglia e dal partner rispetto al passato, mentre tre su dieci a causa dell’emergenza sanitaria hanno rinunciato a cercare un’occupazione.

“Un dato che accende diverse spie di allarme è quello per cui il 60 per cento delle donne non occupate con figli dichiara di aver avuto nella pandemia una significativa riduzione del proprio reddito – aggiunge Elena Caneva, coordinatrice del Centro studi di WeWorld –. Il che ci segnala da un lato una preoccupante dipendenza economica dal partner di una parte di loro, dall’altra un forte impatto della pandemia sul lavoro sommerso, soprattutto quello di cura e assistenza domestica tra chi oggi non ha un’occupazione”.

Per quanto riguarda il carico familiare, il lavoro di cura è quasi interamente sulle spalle delle donne: nonostante gli aiuti ripartiti dopo il primo lockdown, ancora il 38 per cento delle donne dichiara di farsi carico da sole di persone non autonome (anziani o bambini), dato che sale al 47 per cento tra le donne tra i 25-34 anni e al 42 per cento nella fascia 45-54 anni. Rispetto alle conseguenze psicologiche della pandemia, l’80 per cento dichiara un impatto devastante sulle proprie relazioni sociali e il 46 per cento afferma di aver avuto ripercussioni sulla propria voglia di vivere. In particolare, sono le più giovani a segnalare un maggior impatto della pandemia sul loro umore e sulla propria autostima, mentre l’83 per cento della fascia 55-65 anni soffre maggiormente sul fronte relazionale.

“Oltre alle implicazioni pratiche, i dati raccontano un impatto devastante sulle relazioni sociali e sull’autopercezione delle donne: perdere l’autostima e la voglia di vivere mina tutti i pilastri fondamentali per costruire una vita sana e dignitosa per sé e per i propri figli – conclude Elena Caneva –. Bisogna agire subito, affinché l'esclusione economica e sociale e l'assenza di prospettive non diventi condizione permanente per migliaia di donne nel nostro Paese”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)