Maltempo e danni. Dopo le tempeste, la necessità di fare bene i conti

In gioco ci sono anche gli equilibri di mercato e i prezzi al consumo.

Maltempo e danni. Dopo le tempeste, la necessità di fare bene i conti

Il maltempo in Romagna continua a seminare danni. Quella terra, d’altra parte, non è la sola ad essere colpita dagli effetti di ciò che i tecnici indicano ormai apertamente come tropicalizzazione del clima. Ragionare intorno a questi temi, rimane così una priorità da una parte ma anche esercizio per commentatori dall’altra. Con tutti i rischi del caso. E’ importante, quindi, fissare alcuni termini della questione. E guardare davvero avanti, oltre l’attualità.

Maltempo, dunque. E non solo in Emilia Romagna. Con ragione sono i coltivatori diretti ad attirare l’attenzione su questa circostanza. In un solo giorno, in base ai dati Eswd (l’European Severe Weather Database, il sistema che monitora costantemente l’andamento le clima in tutto il Vecchio Continente), si sono abbattute 19 tempeste di acqua, vento, pioggia e grandine, con vittime, campi allagati, colture distrutte, vigneti colpiti e alberi abbattuti. Molte le regioni colpite dal maltempo, fa sapere la Coldiretti: in Lombardia le tempeste hanno colpito le aree tra Brescia, Bergamo e Cremona con campi di mais e frumento mitragliati dai chicchi di ghiaccio, prati e pascoli spianati dalla furia del vento e piantine di pomodoro soffocate dalla troppa acqua. In Toscana il maltempo non ha lasciato scampo ai vigneti del Chianti in provincia di Firenze che ha ferito i frutti e tagliato i rami delle viti. L’acqua che ha colpito l’Avellinese in Campania ha causato anche un morto in un castagneto.

Guardando più da vicino alla Romagna, sempre i coltivatori, indicano come l’alluvione abbia devastato oltre 5mila aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno che si moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso. In gioco, sempre secondo Coldiretti, vi sarebbero circa 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione alimentare. Numeri importanti che, tuttavia, devono essere confermati da rilievi e controlli e che potrebbero anche essere notevolmente diversi in eccesso, così come in difetto. L’agricoltura – e di conseguenza l’agroalimentare -, hanno infatti dalla loro il grande vantaggio di coinvolgere una materia prima – le piante -, resiliente e capace di prestazioni “da primato”. L’esatto computo dei danni, quindi, deve attendere la possibilità di verificare per davvero le condizioni di campi e serre, di impianti e di capannoni. Lavoro certosino ma essenziale. Che comunque non potrà cambiare la vastità del danno, seppur precisandola. E’ certo, comunque, che i frutteti che dovranno essere reimpiantati da zero, potranno dare nuovamente frutto non prima di 4 o 5 anni. Ed è così certa anche un’altra conseguenza: l’aumento dei prezzi della frutta e degli ortaggi che da qui in avanti avrebbero dovuto essere raccolti. Una crescita delle quotazioni di mercato, occorre notare subito, che in molti casi potrebbe essere dovuta davvero alla mancanza di prodotti, ma che, in altri, potrebbe essere dovuta a speculazioni commerciali senza particolari scrupoli.

Rimane, tuttavia, già adesso un dato di fatto: in alcune aree colpite dall’alluvione a cambiare è stata la stessa conformazione del terreno: strade sono state cancellate, colline sono scomparse, accessi a campi e intere aziende sono stati spazzati via. Si delinea così un danno che va oltre il presente ma che ipoteca il futuro: l’abbandono di spazi fino a pochi giorni fa coltivati.

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Fonte: Sir