Messico, violenze contro i migranti che da Tapachula vogliono raggiungere gli Usa

Decine di video hanno mostrato negli ultimi giorni la violenza con cui sono trattati i migranti che da Tapachula, nello stato del Chiapas, cercano di andare in direzione nord, verso gli Stati Uniti, tra cui minori e donne incinte

Messico, violenze contro i migranti che da Tapachula vogliono raggiungere gli Usa

Decine di video hanno mostrato negli ultimi giorni la violenza con cui sono trattati i migranti che da Tapachula, nello stato del Chiapas, in Messico, cercano di andare in direzione nord, verso gli Stati Uniti. Immagini anche di attacchi gratuiti, a gruppi di persone ferme per far riposare minori e donne incinte. Eppure la Guardia nazionale e gli agenti dell’Istituto nazionale di migrazione (Inm) le hanno definite “operazioni di contenimento delle carovane”, salvo poi sospendere due agenti ripresi mentre davano calci a un migrante.
Lo stallo. Dal 23 agosto a inizio settembre ci sono state proteste a Tapachula contro quello che sta succedendo in città a decine di migliaia di migranti. Se da una parte le autorità danno disposizioni di spostarsi solo dopo la regolarizzazione, quindi non in carovana, dall’altro l’iter è di fatto fermo in questo momento. Con il risultato che queste persone possono essere arrestate in ogni momento. Il tempo d’attesa per la richiesta di protezione era compreso tra i 45 e i 90 giorni, più 10 giorni per la notifica. La situazione è però cambiata con l’arrivo della crisi sanitaria e da marzo dello scorso anno questi termini sono stati sospesi.
Le carovane in partenza da Tapachula sono composte da persone di varie nazionalità. Arrivano da paesi come Haiti, Venezuela, Cuba e dal cosiddetto Triangolo Nord (Honduras, El Salvador e Guatemala). La città è una terra di frontiera e anche la chiusura del confine con il Guatemala lungo il fiume Suchiate non è stata sufficiente a bloccare il flusso. Centinaia di persone nelle ultime settimane hanno rischiato la vita per entrare in Messico alla ricerca di un permesso di soggiorno o per proseguire il viaggio verso gli Stati Uniti. Una situazione a cui le autorità locali stanno rispondendo solo con la strategia dei respingimenti.
L’Esercito zapatista di liberazione nazionale si è schierato con un comunicato il 4 settembre, firmato dal Subcomandante insorgente Moisés e dal Subcomandante Insorgente Galeano: “Negli ultimi giorni abbiamo assistito al trattamento disumano che lo Stato messicano riserva ai migranti che cercano di uscire dalla trappola, muta e invisibile, nella quale si trovano nella città di Tapachula, Chiapas, Messico. Come nei governi precedenti a quello attuale, dopo le denunce e le rivendicazioni dei cittadini per queste crudeltà, il governo messicano promette sanzioni per gli "eccessi" commessi da agenti dell’Inm. Quella promessa è solo un'altra bugia. Agli agenti viene spiegato che questo deve essere detto pubblicamente, per evitare la pressione della cosiddetta opinione pubblica, ma che loro (gli agenti) devono continuare con i loro metodi di caccia all’uomo senza timore di subire conseguenze. Nessun migrante deve riuscire ad andare oltre il Chiapas”.

L’articolo integrale di Diego Battistessa, Messico, migranti bloccati a Tapachula: nessuno deve arrivare negli Usa, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)