Migranti, la nuova rotta per le Canarie. Record di arrivi e morti in mare

Aumentano gli arrivi, principalmente dal Senegal e dal Marocco, ma aumentano anche i dispersi e i morti. La denuncia di EuroMedRights: “Si sta rivivendo quanto successo nel 2006. Le cause delle partenze peggiorate con la pandemia”

Migranti, la nuova rotta per le Canarie. Record di arrivi e morti in mare

Arrivi record nelle isole Canarie, in Spagna. Dall’inizio dell’anno al 15 novembre sono 16.950 le persone sbarcate, dieci volte il numero raggiunto nello stesso periodo dell’anno precedente (1.500 persone). In tutto il 2019 erano arrivate 2698 persone, oggi si sfiora la cifra di 17mila. Aumentano gli arrivi, principalmente dal Senegal e dal Marocco, ma aumentano anche i dispersi e i morti. Per ora i decessi accertati sono 480. 140 persone sono morte il 29 ottobre scorso in un naufragio a largo delle coste senegalesi.

A lanciare l’allarme sulla nuova rotta verso la Spagna, sono diverse organizzazioni internazionali come EuroMedRights. Secondo l’ong questo aumento delle partenza tiene insieme due questioni: l’approccio securitario alla migrazione e l’esternalizzazione delle frontiere. “Si sta rivivendo quanto successo nel 2006, da un parte il rafforzamento della frontiera di Ceuta e Milella, dove nel 2006 ci fu l’innalzamento del muro che ora è stato innalzato di altri 4 metri e un rafforzamento dei supporti economici per controllare la frontiera del Marocco. Questo ha prodotto uno spostamento delle rotte sempre più a Sud e viaggi più lunghi e pericolosi - spiega Sara Prestianni, responsabile Immigrazione e asilo di EuroMedRights -. Di conseguenza vediamo il tentativo da parte dell’Unione europea e della Spagna di chiudere la rotta delle Canarie. Si stanno effettuando voli di espulsione verso la Mauritania anche con cittadini non mauritiani, si sta rafforzando Frontex per controllare le partenze. Tutto questo si fa dimenticando le cause delle partenze che continuano ad esserci e sono andate solo peggiorando con la pandemia in corso”. 

A Ceuta e Melilla, infatti, sono state create nuove recinzioni alte 10 metri per fermare i migranti. Lo scorso 6 novembre, una delegazione della Commissione europea è stata in visita alle Canarie. L’obiettivo sarebbe quello di valutare come rinforzare il ruolo dell’agenzia europea Frontex per proteggere i confini spagnoli. “Intanto la Spagna sta rinegoziando il suo accordo con l’Agenzia per evitare nuovi sbarchi sulle isole - spiega Euro Med Rights -. Bisogna anche ricordare che Frontex è accusata di gravi respingimenti nel Mediterraneo Centrale che violano il principio di non refoulement”

Inoltre, EuroMedRights ricorda che la distribuzione dei fondi per i progetti migratori UE-Marocco (sostenuti dal Fondo fiduciario di emergenza dell'UE per l'Africa - FFUA) rigardano per l’ 80,85% (235 milioni di euro dalla FFUA) la gestione della sicurezza delle frontiere, mentre solo il 19,15% è destinato a progetti di integrazione e tutela dei diritti umani. Anche i Paesi extra Ue che si affacciano sul Mediterraneo ricorrono sempre più spesso al rimpatrio dei migranti: ad esempio, dal 30 settembre 2020, l'Algeria ha rimpatriato violentemente 6.747 persone in Niger. Decine di migranti, comprese donne e minori, sono stati deportati dal Marocco in Senegal e Guinea nell'ottobre e novembre 2020. “La sicurezza delle frontiere e l'esternalizzazione della loro gestione non sono prerogative di Spagna e Marocco -sottolinea l’organizzazione -. Questo è, infatti, l'intero spirito del Patto europeo sulla migrazione e la parte del bilancio dedicata alla migrazione nel quadro finanziario pluriennale”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)