Migranti, zone rosse e lavoro nero. "La pandemia ha acuito lo sfruttamento"

Lo denuncia Medu nel nuovo rapporto "Terragiusta" sulla situazione nella Piana di Gioia Tauro, tra sanità al collasso e istituzioni impotenti e spesso commissariate: “Panorama desolante, il Covid ha peggiorato le condizioni dei braccianti”

Migranti, zone rosse e lavoro nero. "La pandemia ha acuito lo sfruttamento"

Tendopoli che si trasformano in baraccopoli, cumuli di rifiuti negli insediamenti informali come nei centri abitati, trasporti inesistenti, sanità al collasso, istituzioni impotenti e spesso commissariate, lavoro nero e grigio diffusi. A fotografare la situazione nella Piana di Gioia Tauro è Medu (Medici per i diritti umani). A otto anni dall’avvio del progetto Terragiusta, il panorama della Piana resta “desolante”. Di pari passo, “si assiste a una crescente assuefazione all’esistente da parte della popolazione locale e dell’opinione pubblica, come se si trattasse di un fenomeno naturale, stagionale e inevitabile”, scrive l’organizzazione nel report pubblicato oggi.  

Da ottobre 2020 ad aprile 2021, durante la stagione di raccolta agrumicola, un team multidisciplinare ha raggiunto diversi insediamenti ufficiali e informali in Calabria. “La pandemia ha reso dirompenti le problematiche rimaste per anni irrisolte e ha messo a nudo la correlazione tra il fenomeno dei ghetti e dello sfruttamento bracciantile e le gravi questioni sociali del territorio, a fronte delle quali le istituzioni locali si sono dimostrate ancora una volta impotenti - spiega Medu -. Oltre all’emergenza sanitaria, a partire dal mese di dicembre 2020 diversi incidenti stradali hanno coinvolto i braccianti mentre raggiungevano o tornavano in bicicletta dai luoghi di lavoro, uno dei quali costato la vita a un giovane uomo, Gassama Gora, investito da un’automobile il 21 dicembre 2020 e lasciato a terra senza soccorso”.

Zone rosse, problemi sanitari e scarso accesso alle cure

La popolazione degli insediamenti precari impiegata in agricoltura è costituita principalmente da giovani uomini regolarmente soggiornanti in Italia con un’età media di 32 anni e provenienti nella totalità dei casi dai Paesi dell’Africa sub-sahariana occidentale, in particolare da Mali (45%), Senegal (18%), Gambia (18%), Ghana (7%) e Costa D’Avorio (5%). Il 70% delle 260 persone che hanno risposto alla domanda ha dichiarato di vivere in Calabria solo per la stagione agrumicola, il 30% ha invece riferito una presenza stabile nella Regione. Per quanto riguarda il tempo di permanenza in Italia, solo l’8% ha dichiarato di essere in Italia da 0-3 anni, il 73% da un tempo compreso tra i 4 e i 9 anni, il restante 19% da più di 10 anni. In totale nella stagione 2020-2021, si sono rivolte alla clinica mobile 324 persone per assistenza medica o per supporto socio legale e, in alcuni casi, per entrambi i servizi. Il team della clinica mobile ha prestato assistenza sanitaria a 216 persone nel corso di 379 visite mediche (tra prime visite e visite di follow-up). Solo il 13% dei pazienti ha dichiarato di essere iscritto al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) e di avere un medico di medicina generale assegnato nella Piana (4%) o in altre regioni (9%). Medu ha inoltre riscontrato una crescente difficoltà dei pazienti ad accedere alle cure primarie e alle visite specialistiche perché l’emergenza sanitaria ha costretto i servizi sanitari della Piana, che in molti casi versano in condizioni strutturali critiche, a sospendere molte prestazioni per far fronte all’aumento dei contagi da Covid-19.

Nei mesi di ottobre e novembre, la presenza di numerosi casi positivi presso gli insediamenti precari ha portato all’istituzione di due zone rosse, rispettivamente presso la Nuova Tendopoli di San Ferdinando e il campo container di Rosarno. Secondo l’organizzazione le iniziative per il contenimento del virus messe in atto dalle autorità sanitarie locali, si sono dimostrate “incoerenti e scarsamente efficaci”. Medu, in collaborazione con il progetto Mediterranean Hope della Fcei, ha esteso le attività di screening con tamponi antigenici rapidi alla popolazione di Rosarno, a supporto del Servizio Sanitario Regionale. Inoltre, oltre 200 tamponi rapidi sono stati consegnati ai medici di famiglia di Rosarno, San Ferdinando, Taurianova, Rizziconi e al Poliambulatorio di Medicina Solidale "Smile" di Villa San Giovanni.

Per quanto riguarda le patologie riscontrate in generale, il 26% dei pazienti visitati era affetto da patologie dell'apparato osteo-articolare, il 18% da patologie respiratorie (erano il 26% nell’anno 2019-2020), il 17% da patologie dell'apparato digerente e il 10% da patologie dermatologiche. Il 29% dei pazienti riportava altre patologie: dentali, del sistema nervoso centrale, urinarie, oculo-visive e cardiovascolari. La percentuale di patologie del sistema respiratorio riscontrate (bronchiti, sindromi influenzali, faringiti, sindromi da raffreddamento) è diminuita rispetto agli anni passati ma per effetto del coronavirus: le persone con sintomatologia respiratoria hanno preferito non rivolgersi ai medici per il timore di essere costrette all’isolamento in caso di positività al Covid-19
E’ stata riscontrata una ridotta, ma certamente sottostimata, percentuale di pazienti con disagio psichico. Più in generale, molti braccianti hanno riferito di attraversare un periodo di forte stress emotivo e alcuni di loro abusavano di alcol “per cercare di dimenticare i problemi”, con importanti conseguenze dal punto di vista psichico, fisico e relazionale. 

Il peggioramento delle condizioni di vita e di salute nei mesi di picco della pandemia e la necessità, per chi era in possesso di un contratto di lavoro, di richiedere il congedo di malattia in caso di positività al virus o di contatto stretto con una persona risultata positiva, ha posto il problema dell’iscrizione al sistema sanitario e l’accesso al medico di medicina generale. Di conseguenza, le richieste di orientamento e supporto per il rilascio/rinnovo della tessera sanitaria e per il riconoscimento della malattia, si sono moltiplicate. Nonostante i numerosi ostacoli burocratici incontrati e le frequenti prassi illegittime messe in atto dal personale degli sportelli, l’attività di orientamento sanitario ha permesso a 78 braccianti di ottenere la tessera sanitaria. Dei 21 braccianti che Medu ha supportato nel richiedere l’indennità di malattia, solo 11 possedevano i requisiti richiesti e solo in un caso l’Inps ha riconosciuto l’indennità.

Tra le altre criticità riscontrate c’è anche la precarietà delle condizioni giuridiche. Delle 324 persone che si sono rivolte al team Medu per visite o consulenza legale, 299 hanno fornito informazioni sul proprio status giuridico. Di queste, il 94% era regolarmente soggiornante, mentre il 6% ha dichiarato di non essere in regola con il soggiorno. Dei 263 braccianti che hanno fornito informazioni sulle condizioni lavorative, il 53% ha dichiarato di lavorare. In tutti i casi, le giornate lavorative registrate in un mese, non erano mai superiori a 10, nonostante la maggioranza dei braccianti incontrati da ottobre 2020 a febbraio 2021 lavorasse tra i 5 e i 7 giorni a settimana in alta stagione, in media 8 ore al giorno, con un compenso medio di 35 euro al giorno, oppure, in caso di lavoro “a cottimo”, di 1,20 - 1,50 euro per ogni cassetta da 25 chili. La pandemia ha reso ancor più precarie le condizioni di lavoro, rendendo ancor meno esigibili i pochi diritti garantiti. L’intermediazione illecita di manodopera per mezzo di caporali risulta ancora oggi il sistema di reclutamento più diffuso. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)