Moldova. Mons. Lodeserto: “Alla mensa ‘Papa Francesco’ non diamo da mangiare ma da vivere”

A raccontare al Sir l'esperienza della mensa "Papa Francesco" di Chișinău è il vicario generale della diocesi, mons. Cesare Lodeserto. Ogni giorno vi affluiscono oltre 200 famiglie moldave e ucraine

Moldova. Mons. Lodeserto: “Alla mensa ‘Papa Francesco’ non diamo da mangiare ma da vivere”

(Da Chișinău) Al numero 17 di Avram Iancu, nel cuore di Chișinău, a due passi dal mercato dove moldavi di ogni parte vengono a vendere i loro prodotti, si trova la mensa “Papa Francesco”. Il cancello si apre per far entrare un camion di prodotti. È giorno di scarico merci, ma chi vive accanto alla struttura giura che è sempre così.

E non potrebbe essere altrimenti visto che la mensa serve oltre 200 famiglie al giorno. Ad altre 50, impossibilitate a muoversi, il pacco viveri viene consegnato a casa. Con l’arrivo di profughi ucraini, fuggiti dalla guerra, l’organizzazione del servizio è stata rivista negli orari. Nella prima parte della mattina vengono i poveri moldavi, mentre dopo le 12 è il turno delle famiglie ucraine fuggite dalla guerra. All’interno la grande cucina è già in piena attività. Sui fornelli a cuocere ci sono brodo di pollo, pasta, pollo in padella e patate. Ma il menu spesso presenta pietanze che sono un mix gradito di ricette locali e italiane. Suor Andrea, africana, e suor Ester, rumena, missionarie della carità di Madre Teresa, sono intente a pelare patate nel cortile interno. Sarà un lavoro lungo visto il numero di sacchi, ma svolgono il loro servizio dispensando sorrisi.  Accanto alla cucina due ragazzi italiani di Milano, in servizio civile, e un volontario torinese impacchettano prodotti per l’igiene personale da destinare a chi arriva alla mensa. In magazzino, nel frattempo, vengono stipati bancali di zucchero.

Una vera e propria “catena di montaggio” della solidarietà messa in piedi da mons. Cesare Lodeserto, vicario generale della diocesi di Chișinău, di cui la mensa “Papa Francesco” è solo uno degli ingranaggi. “La mensa – spiega al Sir il sacerdote di origini salentine da anni in Moldova di cui è diventato cittadino – è stata tra le prime, se non la prima, mensa della Chiesa cattolica nel Paese. Fa parte della fondazione ‘Regina Pacis’, legata alla diocesi e della quale sono legale rappresentante. Abbiamo poi una seconda mensa nel nord della Moldova, tre case famiglia, due residenze sociali per senzatetto, una scuola di formazione professionale nelle carceri minorili, l’unica dello Stato moldavo, più varie attività condotte in sinergia con il ministero della Giustizia per abbattere il disagio di chi esce dal carcere dopo aver scontato la pena per reati come tossicodipendenza e violenza familiare. C’è poi la Caritas nazionale che gestisce progetti in campo sanitario e formativo, Optima Fide, agenzia umanitaria della Chiesa greco cattolica che si dedica ad alcolizzati e drogati e la Casa della Provvidenza che è un contenitore di attività sociali. Una grande rete di carità che il vescovo di Chişinău, mons. Anton Cosa, ha voluto fortemente come segno di vicinanza concreta a chi vive in povertà”.

“La mensa Papa Francesco – aggiunge il sacerdote – vuole essere un segno dell’impegno della Chiesa cattolica locale nel dare risposte concrete ai bisogni della popolazione di questo Paese che è uno dei più poveri del Vecchio Continente. Una povertà strutturale che la pandemia prima e la guerra in Ucraina, adesso, hanno ulteriormente aggravato”. Nonostante tutte le difficoltà del momento la mensa continua il suo servizio e la sua missione con uno stile di “carità familiare” che mons. Lodeserto spiega così:

“Qui non si viene per sedersi, mangiare e andare via. Nella cultura locale tutto ciò sarebbe umiliante. Chi viene da noi appartiene a ogni classe sociale, da ex politici, professori, funzionari, impiegati caduti in povertà a causa della crisi fino ad arrivare a semplici cittadini disoccupati, persone vulnerabili e rifugiati. A nessuno di loro deve essere tolta la dignità che meritano ecco perché noi non serviamo il pasto ma diamo loro ciò che serve per mangiare, che può essere già cucinato o crudo, da portare a casa dove verrà consumato con il resto della famiglia. Quando necessario, forniamo anche medicine, abiti e kit igienici”. In poche parole, ribadisce il vicario generale,

“la mensa per noi non è dare da mangiare ma dare da vivere”.

“La carità per riempire solo lo stomaco si può fare in tanti modi ma se serve a riempire la vita di tante persone allora assume una rilevanza enorme. La nostra mensa è un luogo di incontro di persone alle quali far capire che sono importanti e che vogliamo loro bene. E questo può avvenire anche grazie alla cucina e al cibo che favoriscono le relazioni e l’incontro conferendo un tocco in più di attenzione alla persona”. Se c’è un motto che incarna la missione di questa mensa nel centro di Chișinău, per mons. Lodeserto, questo è

“ cerco amici per un pezzo di pane’. Dobbiamo fare in modo che il pezzo di pane diventi un luogo di incontro di un’amicizia durevole. Questo è il messaggio dell’Eucarestia: il Corpo di Cristo diventa la tavola dove gli amici si ritrovano in unità. La mensa è la carità che viene dal Vangelo”.

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Fonte: Sir