Mutilazioni genitali, a rischio 2 milioni di ragazze nei prossimi 10 anni

Dossier di Terres des Homes. L'impatto della pandemia: povertà e la mancanza di autonomia economica delle donne aumento il rischio. La situazione in Italia

Mutilazioni genitali, a rischio 2 milioni di ragazze nei prossimi 10 anni

In Somalia, Guinea e Gibuti il 90% delle donne ha subito e subisce mutilazioni genitali femminili. In occasione della Giornata Mondiale delle Bambine, la Onlus Terres des Homes lancia la nona edizione della Campagna “Indifesa” e presenta il Dossier “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo”, per accendere i riflettori sulla situazione delle minori vittime di sfruttamento, abusi e discriminazioni. Le stime sono preoccupanti: 2 milioni di ragazze potrebbero subire mutilazioni genitali nel prossimo decennio, ma tutte le pratiche dannose di questo genere, in tutto 19 - dalla stiratura del seno ai “test” di verginità, dall’alimentazione forzata all’iniziazione sessuale violenta - potrebbero aumentare, anche in virtù dell’incremento della povertà e della difficoltà delle donne ad ereditare beni mobili.

Nel Dossier, largo spazio è dedicato a temi quali l’accesso all’istruzione, i matrimoni precoci o forzati e le mutilazioni genitali femminili, una delle manifestazioni più estreme di violenza contro ragazze e donne, che condiziona tutta la loro vita. Infatti le donne sottoposte a mutilazioni soffrono di infezioni ai tratti urinari, cistiti, infezioni renali e uterine, problematiche riproduttive e dolore durante l’atto sessuale. Senza contare le conseguenze psicologiche. La pratica, secondo i dati raccolti nel Dossier, è fortemente concentrata in una fascia di Paesi dalla Costa Atlantica al Corno d’Africa, in aree del Medio Oriente come l’Iraq e l’Oman e in alcuni Paesi dell’Asia come Indonesia e Maldive.

Il dato più preoccupante che emerge dal rapporto, riguarda l’impatto che la pandemia da Covid-19. A riguardo, uno degli episodi più noti e scioccanti è stato registrato in Egitto durante la quarantena: tre sorelle minorenni, con la scusa di ricevere un fantomatico vaccino contro il Covid-19, sono state portate dal padre da un medico compiacente che, dopo averle sedate, ha eseguito la mutilazione genitale chirurgica su tutte e tre. Il caso è finito in tribunale, dove lo Stato egiziano si è costituito parte civile, in quanto le mutilazioni genitali – per quanto ancora molto praticate e popolari nel Paese - sono illegali dal 2006 e costituiscono un reato dal 2016.

Quest’episodio è solo la punta di un iceberg molto vasto soprattutto in Africa del Nord esub-sahariana. Perché “la pandemia di Coronavirus - ha confermato Natalia Kanem, direttore dell’agenzia per la salute sessuale e riproduttiva delle Nazioni Unite mette sempre più ragazze a rischio”, sia di matrimoni precoci che di mutilazioni dei genitali e interrompe gli sforzi globali per porre fine a entrambe le pratiche.

La situazione in Italia

Secondo un'indagine  condotta nel corso del 2019, realizzata dall'università di Milano Bicocca e finanziata dal Dipartimento delle Pari Opportunità, in Italia le persone che hanno subito mutilazioni genitali femminili potrebbero essere 87.600, di cui 7.600 minorenni. La proporzione di donne mutilate supera l’80% fra le maliane, le somale, le sudanesi e le burkinabé; per quanto riguarda le altre provenienze, la quota non supera invece il 30%.
Lo studio ha anche effettuato un sondaggio per conoscere l’opinione delle donne immigrate da Paesi dove l’incidenza delle mutilazioni è molto alta: nel complesso, solo il 9% è favorevole alla pratica e di queste il 97% ha subito la mutilazione. Al dato confortante, va associata la proporzione di chi è attivamente impegnata nel contrasto in Italia e/o nel proprio Paese (37,5%) e il  resto delle intervistate che non crede nella pratica e che coerentemente non intende mutilare le proprie figlie.

Carla Chiaramoni

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)