Nader Moursi, recluso in Oman: la lotta della famiglia per la sua liberazione

Sono passati quasi quattro anni da quando l'ingegnere si è ritrovato senza documenti, sequestrato e confinato in una caserma di Muscat. Moursi è un cittadino dell'Egitto che vive in Italia dove si è sposato con una donna italiana ed ha avuto una figlia

Nader Moursi, recluso in Oman: la lotta della famiglia per la sua liberazione

Sono passati quasi quattro anni da quando Nader Moursi si è ritrovato senza documenti, sequestrato e confinato in una caserma di Muscat, in Oman. I suoi diritti civili sono stati calpestati: non si sa neppure di cosa sia accusato. Moursi è un cittadino dell'Egitto che vive da una vita nel nostro Paese, dove si è sposato con una donna italiana ed ha avuto una figlia.

Il racconto. La figlia di Nader Moursi, Yasmin, 23 anni, che vive a Palestrina, vicino a Roma, racconta a Osservatorio Diritti di aver vissuto per tre anni in Oman con il padre e la madre, Antonella Parolari. “L’incubo ha avuto inizio a dicembre del 2016, perché papà si era messo in affari con una ditta italiana che, dovendogli riconoscere una commissione di 850 mila dollari per un progetto andato a buon fine, ha sequestrato tutti i documenti, compreso il passaporto di mio padre, che lui teneva in ufficio, e lo ha ricattato, intimandogli di rinunciare alla commissione per riavere i suoi documenti. Dopo qualche settimana papà, area manager in Oman di questa ditta di cui preferisco tacere il nome, è stato accusato di mala gestione, accusa che però poi è subito caduta e per la quale lui è stato dichiarato innocente”.

La storia si complica. Dopo che madre e figlia erano tornate in Italia, Moursi è stato raggiunto da Abdullah al-Ghelani, un potente generale omanita, per lavorare con lui per salvare dal fallimento uno sceicco locale, Nasser Bin Mohammed Al Hashar. “Mio padre, al quale nel frattempo non erano stati restituiti i documenti, ha accettato, sperando di riavere così il suo passaporto e di tornare di nuovo libero. Ad aprile del 2017 ha organizzato un viaggio in Italia con il generale e lo sceicco per concludere due progetti, uno a Piombino e l’altro in Oman riguardante la costruzione di un grande ospedale pediatrico. Ritornato a Muscat con loro - che lo tenevano sotto scacco - a settembre del 2017 è stato arrestato, rinchiuso in una caserma, con l’accusa di non aver pagato una rata della macchina che avevamo lì. Caduta questa accusa, non solo mio padre non è stato liberato, ma hanno continuato a trattenerlo nella caserma, senza una motivazione esplicita, un’accusa, né alcuna giustificazione. Il suo passaporto, mai restituito, viene usato come arma di ricatto e merce di scambio per ottenere documenti di lavoro da lui firmati”.

La speranza. La vicenda è intricata, tanto che Moursi ha anche chiesto e ottenuto la grazia all’ex sultano Qabus bin Said al Said, morto a gennaio, senza che la sua posizione cambiasse. E nonostante l’intensa lotta di Yasmin e della madre per smuovere le ambasciate italiane ed egiziane, l’uomo è ancora là. A questo punto alle due donne resta solo il ministero degli Esteri. “La Farnesina sta spingendo sia sull’ambasciata italiana sia su quella egiziana. Se ora possiamo nutrire qualche speranza di uscire da questo terribile incubo è solo grazie al ministero degli Esteri”.

L’articolo integrale di Giulia Cerqueti, Nader Moursi: ingegnere di Roma sequestrato e recluso in Oman, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)