Nasce in Abruzzo Mistipè, il partito nazionale rom e sinti: “Sì all’autodeterminazione”

Un seggio in parlamento, il riconoscimento come minoranza, la parità tra uomo e donna, l’inclusione sociale e scolastica e il contrasto a tutti i razzismi: è questo il programma del neonato partito fondato da tre donne delle comunità rom e sinti abruzzesi e molisane

Nasce in Abruzzo Mistipè, il partito nazionale rom e sinti: “Sì all’autodeterminazione”

Si chiama “Mistipè”, che in romaní significa rispetto e solidarietà, il neonato partito nazionale rom e sinti.
Le fondatrici, attiviste delle comunità rom e sinti abruzzesi e molisane, sono tutte donne: Giulia Di Rocco, assistente legale di Pratola Peligna (L’Aquila), è la presidente; Virginia Morello è la vice; mentre la stilista molisana Concetta Sarachella è il tesoriere. Il segretario, invece, è Anthony Guarnieri, studente. “Per noi era importante che il direttivo fosse composto tutto da persone rom o sinte – spiega Di Rocco –. Poi, naturalmente, il partito è aperto a tutti coloro che vivono e condividono le nostre battaglie. Io, Virginia e Concetta siamo attiviste da oltre 15 anni e l’idea di fondare un partito risale a due anni fa. Nell’ultimo periodo, infatti, abbiamo capito che non si tratta più solo di un problema sociale o culturale – oggi si sa moltissimo del mondo rom, delle nostre tradizioni –, ma di qualcosa di più profondo. Perché noi, nonostante tutti i nostri sforzi, abbiamo ancora tante difficoltà a integrarci e continuiamo a essere vittime di gravi discriminazioni. Provate a immaginare: donne e rom. Non è facile convivere con questi atteggiamenti. E abbiamo capito che l’unico modo per cambiare radicalmente le cose è chiedere alla politica: per questo abbiamo scelto di intraprendere questa avventura”.

Il simbolo del partito è una ruota rossa su sfondo verde e azzurro, ispirato alla bandiera del popolo rom, mentre la firma sull’atto di fondazione del partito è stata messa a Lanciano dove, nel 2018, è stata inaugurato il primo monumento italiano (il secondo in Europa dopo Berlino, ndr) in memoria dello sterminio di rom e sinti tra 1935 e 1945. Come spiega Di Rocco, i rom, su quelle terre, ci sono dal 1300. “Nel corso degli anni sono tante le persone di origine rom o sinta che hanno intrapreso la carriera politica. Ci sono consiglieri comunali, come a Sulmona e Avezzano, ma non ci sono rom nelle istituzioni regionali o nazionali. Questo ci addolora molto, perché vedere persone della stessa etnia ricoprire ruoli importanti può essere uno stimolo in più per i ragazzi – e le ragazze, soprattutto – delle nostre comunità”. Uno degli obiettivi principali di Mistipè è proprio un seggio in Parlamento: “Non ci interessano né le elezioni comunali né le regionali: vogliamo rappresentare tutti i 180 mila rom e sinti che vivono sul territorio italiano, senza distinzioni”.

Tra i punti del programma, il riconoscimento dell’etnia rom come minoranza (la legge n. 482 del 1999 riconosce ufficialmente tutte le minoranze presenti sul territorio italiano, ad eccezione di quella rom e sinta, in contrasto con l’articolo 6 della Costituzione italiana: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”, ndr): “Lo Stato non riconosce la mia etnia, ma io vengo discriminata perché rom. Evidentemente c’è un problema – denuncia Di Rocco –. Inizialmente, come cittadina italiana non mi entusiasmava l’idea di essere riconosciuta come minoranza, ma nel tempo ho compreso che l’unico modo per salvaguardare il mio essere rom è essere riconosciuta in quanto tale”.

Altro punto chiave, la parità tra uomo e donna: “Anche le nostre comunità, talvolta, ci discriminano in quanto donne. Ma noi vogliamo cambiare le cose: vogliamo dimostrare a tutti che anche tra le donne rom ci sono laureate, diplomate, realizzate professionalmente. E vogliamo dire alle donne rom che vivono in una condizione di patriarcato che esistono alternative al matrimonio. Ci sono uomini rom che contestano la nostra idea, che si dichiarano contro il nostro partito: questo perché ci vedono come un pericolo per le loro donne. Ma noi andiamo avanti a testa alta: basta con le discriminazioni, basta con il razzismo, basta con la paura del ‘diverso’, qualsiasi cosa significhi. Siamo nel 2021, è ora di cambiare le cose”. Ancora, Mistipè nasce per promuovere un’inclusione sociale e scolastica seria e mirata: “Dobbiamo combattere l’odio che tante persone provano nei confronti della nostra etnia. Su questo punto anche i giornali hanno una responsabilità, quando titolano: ‘Giovane rom autore del reato X’. Perché specificare l’etnia? Il reato è personale, non si può colpevolizzare una comunità”.

Prima di fondare un partito nuovo è stata valutata l’ipotesi del confronto con altri partiti già esistenti? “Naturalmente ci sentiamo più vicini ad alcuni partiti che ad altri. Ma siamo convinti della necessità di autodeterminarci: perché dobbiamo lasciare le nostre battaglie in mano ad altri? Non possiamo più aspettare. Vogliamo metterci la faccia, lavorare concretamente e sodo: in altri paesi europei le politiche per l’integrazione del popolo rom e sinto hanno dato ottimi risultati. In Spagna, per esempio, non c’è un rom che non lavori – se non per scelta – o non vada a scuola. Se ha funzionato per altri paesi, perché non farlo anche qui?”.

Convinto della necessità di autodeterminazione del popolo rom e sinto è anche Gennaro Spinelli, presidente dallo scorso giugno di Ucri, l’Unione delle comunità romanes in Italia: Spinelli è succeduto proprio a Scarchella e, nel suo direttivo, la posizione di segretaria è ricoperta da Di Rocco. “Ucri è assolutamente apolitico e partitico, ha una visione più culturale e meno politica, che è invece la vocazione di Mistipè. Non siamo legati in alcun modo ma, se Mistipè ci contatterà e noi riterremo valide le proposte in oggetto, garantiremo il nostro appoggio. Ovviamente condividiamo valori come l’antiziganismo e il contrasto a tutti i razzismi. Siamo felici che persone rom e sinte decidano di impegnarsi in prima persona, scendano in campo per i propri diritti. Poi è chiaro, è condizione imprescindibile che il partito sia aperto a tutti, non solo a rom e sinti: come Ucri siamo contrari a qualsiasi ghettizzazione”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)