“Né eroi né invasori”, il 25 aprile dei migranti in prima linea contro il coronavirus

“Non sono io”, video realizzato da Cospe e dall’Associazione Carta di Roma, per la regia del giornalista Valerio Cataldi. Un omaggio e un inno alla libertà con la voce e il volto di immigrati di prima o seconda generazione sulle note di Bella Ciao

“Né eroi né invasori”, il 25 aprile dei migranti in prima linea contro il coronavirus

Un video che, con un testo che si ispira a "Bella Ciao", dà voce e volto agli immigrati di prima o seconda generazione che in questi giorni di emergenza continuano a lavorare in prima linea e in situazioni a rischio, negli ospedali, nei supermercati, nei campi, nelle Rsa, nelle consegne a domicilio. Sono Henry, Lela, Ajay, Marwa, Andi, Luisa, Yvan, Yiftalem, Mercy e Ana Lou e hanno origini peruviane, indiane, cinesi, etiopi. Sono i protagonisti di “Non sono io” un video realizzato da Cospe e dall’Associazione Carta di Roma, per la regia del giornalista Valerio Cataldi e con le musiche di Alaa Arsheed e Isaac De Martin.

“Non siamo eroi, ma nemmeno invasori”, è il messaggio lanciato dal video, un piccolo omaggio a loro e un inno alla libertà dai pregiudizi, alla libertà dalle discriminazioni e un inno al futuro della nostra comunità tutta che, per essere davvero libera, deve riuscire a includere tutti e tutte. “Quest’anno non riusciremo ad essere in piazza per la festa della Liberazione - dice Anna Meli di Cospe - quest’anno l’invasore ha le sembianze inconsistenti di un virus. Quest’anno ci è particolarmente chiaro che siamo tutti vulnerabili e tutti parte della stessa comunità. E che solo insieme riusciremo a superare questo periodo buio. Per questo abbiamo pensato a celebrare questa ricorrenza ricordando che tra coloro che chiamiamo oggi “eroi”, i lavoratori e le lavoratrici in prima linea, sono stati definiti “invasori” fino a non poco tempo fa. Ci auguriamo che almeno questa retorica sia spazzata via da questa emergenza che ci ha colpito.”

“Il paradosso è – aggiunge Valerio Cataldi, presidente dell’Associazione Carta di Roma - che ci siamo accorti davvero del bisogno che abbiamo degli “stranieri”, solo quando la minaccia di una malattia sconosciuta ci ha terrorizzati, ci ha costretti a chiuderci in casa, ci ha tolto il lavoro, ha reso insicure le nostre strade. Queste voci sono una rivendicazione di esistenza di persone ignorate fino a ieri, in gran parte sfruttate ancora oggi. È proprio vero che questa crisi sta cambiando la prospettiva e che dobbiamo imparare ad essere liberi. Il 25 aprile è il giorno giusto per iniziare. Bella ciao l’inno perfetto”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)