Nessun giorno è lontano. 5 agosto una data per ricordare il “Grande Terrore” di Stalin e non solo

Tra il 1937 e il 1938 in Urss vennero arrestati non meno di 1,7 milioni di persone, più di 700 mila vennero giustiziate.

Nessun giorno è lontano. 5 agosto una data per ricordare il “Grande Terrore” di Stalin e non solo

Il 5 agosto era in Carelia, Repubblica russa ai confini con Finlandia e Svezia, una giornata di lutto nazionale in memoria dell’inizio del Grande Terrore programmato e attuato da Stalin. Tra il 1937 e il 1938 in Urss vennero arrestati non meno di 1,7 milioni di persone, più di 700 mila vennero giustiziate. Quest’ombra di morte si prolungò nel tempo e ancor oggi non si è del tutto dissolta.
A promuovere questo “Giorno della memoria”, un’iniziativa condivisa anche da intellettuali e politici di diversi Paesi occidentali compresa l’Italia, è stato lo storico Yuri Dmitriev autore di numerose ricerche sulla tragedia consumatasi nei gulag dove si ebbero centinaia di migliaia di vittime. A partire dal 1990 Dmitriev ha individuato luoghi di esecuzioni di massa, ha pubblicato libri con i nomi dei morti, ha fatto aprire memoriali. Un lavoro prezioso, che si aggiunge ad altri, per fare luce su una infamia che il regime comunista ha cercato di tenere il più possibile nascosta.

Oggi in Carelia, per volontà politica, la ricorrenza del 5 agosto non si celebra più ufficialmente, Dmitriev è da alcuni giorni in carcere accusato di pedofilia, una condanna che molti esperti in questioni russe giudicano “politica” cioè finalizzata a zittire una voce e a cancellare le prove.
La ricerca sul Grande Terrore di Stalin, condotta con caparbietà e con difficoltà, fa riapparire la maschera indossata da chi abbatté il reticolato di un lager per liberare degli innocenti e alzò il reticolato attorno a un gulag dove rinchiudeva degli innocenti.
In questi giorni alcuni media italiani hanno dedicato servizi sul lavoro meticoloso di Yuri Dmitriev che viene spesso ritratto accanto a raccolte di teschi delle vittime del terrore staliniano. Immagini terribili che rimandano ad Auschwitz, al Rwanda, all’Armenia, all’Argentina, al Vietnam, alla Bosnia-Erzegovina, alla Libia, a un’infinità di fosse comuni dove sono state gettate, anche in epoche recenti, le vittime della violenza non di un virus sconosciuto ma di uomini noti.

Dalla feroce disumanità dei gulag, dei lager, delle fosse nascoste nei boschi è sempre venuto un monito ma non sempre sono venuti percorsi di formazione della coscienza.
Anche il 5 agosto, giorno di lutto nazionale per il Grande Terrore, corre questo rischio: una data lontana e un luogo lontano.
Rassegnarsi a questa distanza nel tempo e nello spazio significa accettare la rimozione della memoria, sostenere la negazione di una realtà documentata. Significa rendere difficile il formarsi del futuro attorno alla dignità di ogni essere umano.

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Fonte: Sir