Oltre 9mila persone impoverite: il Covid visto dagli sportelli Caritas

In tanti a Milano hanno chiesto aiuto ai centri di ascolto di Caritas Ambrosiana. L'81,9% per problemi di reddito. Il direttore Gualzetti: “Gli scontri in piazza? Non strumentalizzare situazioni di sofferenza reali”

Oltre 9mila persone impoverite: il Covid visto dagli sportelli Caritas

Impoverite a causa del covid, hanno chiesto aiuti alimentari o soldi per pagare utenze, affitti o mutui sulla casa. Sono circa 9 mila le persone che si sono rivolti ai centri di ascolto delle Caritas parrocchiali dell'Arcidiocesi di Milano perché si trovano in difficoltà per la perdita del lavoro o comunque un calo di reddito legato alla pandemia. Il numero è una stima, basata sullo studio che Caritas Ambrosiana ha fatto su un campione di 84 centri di ascolto (il 76,4% degli sportelli attivi) e sulla attività svolta nel periodo che va dal 25 marzo al 31 luglio.

Lo studio è stato presentato questa mattina, con un webinar dedicato al Rapporto sulla povertà nella diocesi di Milano. Questi centri di ascolto campione hanno incontrato 4.192 persone, ci cui 1.774 con problemi nati con il lockdown e la conseguente crisi economica e sociale. Si tratta per il 59,3% di donne, per il 61,7% di immigrati, il 58,4% nella fascia di età 35-54 anni, il 62,9% con una bassa scolarità e il 50% disoccupati.

L'81,9% delle persone che si sono rivolte ai centri di ascolto durante la pandemia ha problemi di reddito. Nel 2019 per esempio era “solo” il 59,9% e questo confronto, anche se non del tutto corretto dal punto di vista statistico, può comunque far comprendere quale situazione si sia venuta a creare in un'ampia fascia di popolazione. Il secondo bisogno espresso dagli utenti dei centri di ascolto è il lavoro (36,5%). Hanno poi chiesto aiuto per problemi legati alla casa (9,2%) e alla famiglia (8,5%).

Tra le persone straniere che si sono rivolte ai centri Caritas nei mesi tra marzo e luglio 2020 prevalgono i cittadini filippini, con il 17,2%. “È questo un dato non consueto -si legge nel rapporto Caritas-, poiché si tratta di una popolazione normalmente poco rappresentata all’interno del nostro campione (nel 2019 erano solo l’1% sul totale degli immigrati). Sono persone che lavorano principalmente nei servizi alla persona (il 64%23 degli occupati provenienti dalle Filippine è impiegato in questo settore), in Italia da diversi anni, che possono contare su reti allargate di connazionali (familiari e amici), alle quali si rivolgono nei momenti di difficoltà. La crisi del settore dei servizi alla persona durante il lockdown e nei primi mesi di parziale riapertura ha coinvolto anche molti degli appartenenti a questa comunità, costringendoli a rivolgersi ai centri Caritas”.

Volontari e operatori Caritas hanno distribuito complessivamente 18.092 di pasti da asporto o a domicilio, hanno realizzato 6.566 ascolti telefonici, 5.564 forniture di prodotti sanitari e igienizzati, 956 acquistofarmaci, 894 attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi, 186 accompagnamenti alla dimensione del lutto.

Il nostro compito principale è innanzitutto fare in modo che le persone in difficoltà possano attivarsi e chiedere quello di cui gli spetta di diritto, dal reddito di emergenza alla cassa integrazione -sottolinea Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana- . Purtroppo poi ci sono anche dei casi in cui le casse integrazioni o altre forme di sussidi dello Stato non sono sufficienti per le famiglie. E dobbiamo assolutamente trovare una soluzione perché dobbiamo tutti renderci conto che è molto più 'conveniente' aiutare le persone a rimanere a galla piuttosto che lasciarle sprofondare sotto soglia povertà. Se cadono troppo in basso poi è molto più difficile risollervarsi”.

Sugli scontri in piazza di questi giorni, il direttore di Caritas Ambrosiana ha sottolineato come “è chiaro che ci possa essere rabbia in chi vede per la seconda volta l'interruzione delle attività oppure chi si vede costretto all'isolamento”. Il rischio è “che le persone se la prendono non più con il virus, ma se con lo Stato, o con le imprese piuttosto con gli ultimi che sono sempre visti come una minaccia del proprio benessere. La lotta e il rancore tra poveri e dei poveri rischia di emergere. Ci vuole attenzione a non strumentalizzare situazioni di sofferenza reali”.

Dario Paladini

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)