Open arms, chiese protestanti scrivono a Sassoli: "Disponibili all'accoglienza"

Fcei e Tavola valdese si rivolgono al Parlamento europeo. "Serve soluzione umanitaria". La nave è all'undicesimo giorno in mare aperto con oltre 160 persone a bordo

Open arms, chiese protestanti scrivono a Sassoli: "Disponibili all'accoglienza"

Roma -  Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), pastore Luca Maria Negro, e il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini, scrivono al Presidente del Parlamento europeo David Sassoli per riaffermare la disponibilità ad accogliere i profughi soccorsi dalla nave Open Arms lo scorso 2 agosto. “Vogliamo ribadire a lei e al Parlamento europeo la disponibilità delle strutture della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e della Tavola valdese a farsi carico dell’accoglienza di queste persone in attesa che, doverosamente, si definisca quell’accordo europeo che lei stesso ha opportunamente auspicato", si legge nella missiva, che prosegue invitando a "mettere al primo posto la salute e il destino di persone che hanno già subito gravi traumi”. Negro e Bernardini, che quattro giorni fa avevano già scritto al Premier Giuseppe Conte e al ministro Matteo Salvini offrendo la disponibilità ad accogliere, chiedono con urgenza una “soluzione umanitaria, tecnica e provvisoria che avrebbe il grande merito di dare sollievo a persone già oggi allo stremo”.

Sia la Federazione, attraverso il programma Mediterranean Hope, sia la Tavola valdese per mezzo della Diaconia valdese sono già operative in attività di accoglienza e nella gestione, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, dei “corridoi umanitari”, frutto di un protocollo con i Ministeri degli Esteri e dell’Interno.

La Open Arms è all'11° giorno in mare aperto con oltre 160 persone a bordo. - ricordano - Nella notte si è resa necessaria l’evacuazione medica per un sospetto caso di tubercolosi e, questa mattina, per una donna colpita da polmonite e un'altra affetta da tumore al cervello. Le due donne, con le loro famiglie, dovrebbero essere prese in carico a Malta”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)