Patrick compie 30 anni: da 16 mesi in carcere senza giustizia

Il 16 giugno lo studente egiziano dell’Università di Bologna trascorre il suo secondo compleanno in cella al Cairo. Mentre la Procura egiziana continua a rinnovare la detenzione preventiva senza istituire un regolare processo, fuori dal paese si organizzano eventi e iniziative per chiederne la liberazione

Patrick compie 30 anni: da 16 mesi in carcere senza giustizia

È il suo secondo compleanno in carcere, quello dei suoi 30 anni. Il 16 giugno Patrick Zaki avrebbe voluto festeggiare insieme ai suoi amici e alla sua famiglia, e invece si trova ancora rinchiuso in una cella nel carcere di Tora, al Cairo. Lo studente dell’Università di Bologna, arrestato in Egitto il 7 febbraio del 2020 con le accuse di propaganda sovversiva e istigazione al terrorismo, è comparso davanti alle autorità l’ultima volta il 1 giugno: il Tribunale ha deciso di prolungare di altri 45 giorni la custodia cautelare, di nuovo senza istituire un regolare processo. E così Patrick trascorre anche questa ricorrenza dietro le sbarre.

Chi è Patrick Zaki. Patrick è nato a Mansoura, a 130 chilometri a nord del Cairo, il 16 giugno del 1991. Prima di trasferirsi in Italia, lavorava come ricercatore per l’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), organizzazione egiziana per i diritti umani. “Patrick lottava per i diritti di tutte le minoranze oppresse nel nostro paese - racconta l’amico Amr Abdelwahab, che aveva conosciuto Zaky in piazza nel 2011 durante la primavera araba -. Era il coordinatore della campagna per supportare le comunità cristiane cacciate dal nord del Sinai, a causa dell’avanzata dello stato islamico, e sfollate nella città di Ismilia. E poi lottava per i diritti della comunità Lgbtq”. Ad agosto del 2019 Patrick si era trasferito a Bologna per frequentare il master “Gemma” dell’Erasmus Mundus, in studi di genere e delle donne. Il 7 febbraio del 2020 era tornato in Egitto per trascorrere qualche giorno con i genitori, quando in aeroporto è stato fermato dalla polizia: è scomparso per le successive 24 ore e poi è stato trasferito a Mansoura, dove è stato interrogato sul suo lavoro di attivista, minacciato, picchiato e sottoposto a scosse elettriche. Su Zaky pendeva un mandato d’arresto già dal settembre 2019, ma lui non ne sapeva niente.

Uno stenuante susseguirsi di udienze. Dal giorno del suo arresto, la vicenda di Patrick è andata avanti attraverso un continuo susseguirsi di udienze terminate tutte con lo stesso esito: detenzione preventiva prolungata, Zaki resta in carcere. La Procura suprema abusa regolarmente dei poteri speciali affidatile dalla legislazione egiziana, che consente la detenzione preventiva di una persona sospettata di aver commesso un reato per un massimo di 150 giorni. Contro il rinnovo è possibile fare ricorso, ma la decisione su chi debba esaminarlo – un giudice o un membro della Procura stessa – è lasciata alla discrezionalità di quest’ultimo organismo. Dopo i primi 150 giorni, come nel caso di Patrick, la Procura suprema può chiedere ai Tribunali speciali antiterrorismo di rinnovare la detenzione preventiva per periodi di 45 giorni: anche in questa fase è la stessa Procura a decidere chi dovrà esaminare il ricorso. Persino quando un giudice ordina il rilascio di un detenuto, si può aggirare la sentenza ordinando la detenzione della persona interessata per una nuova diversa accusa.

La salute di Patrick in bilico. L’ultima volta che i genitori hanno visto Patrick, hanno riferito che “è apparso esausto. Non sembra più se stesso e vederlo in quelle condizioni ci ha spezzato il cuore”. Negli ultimi mesi è molto dimagrito e ha iniziato a soffrire di ansia e depressione. La sua situazione è ancora più critica perché soffre d’asma, e questo lo rende uno dei soggetti più a rischio nella pandemia da Covid-19, che sta venendo gestita in maniera molto dubbia negli istituti penitenziari egiziani. “Le prigioni egiziane sono tra i luoghi più pericolosi durante la pandemia – ha spiegato l’amico Abdelwahab –. Il problema del sovraffollamento si somma da sempre alla bassa qualità dell’assistenza sanitaria”. Sulla vaccinazione di Zaki non sono stati fatti passi avanti, ha dichiarato la sorella: “Non ci preoccupa solo l'asma, che resta comunque grave e lo rende ancora più vulnerabile al coronavirus. Negli ultimi quattro mesi il suo dolore alla schiena si è aggravato, dal momento che non è stato sottoposto ad una terapia adatta. È sempre stato una persona molto energica e attiva. Non è abituato a stare seduto senza fare nulla per giorni”.

Un simbolo della lotta per i diritti umani. Dopo 16 mesi di carcere, Patrick è diventato ormai, suo malgrado, un’icona dei difensori dei diritti umani detenuti ingiustamente da regimi autoritari. Il suo volto oggi è esposto nelle piazze e su edifici pubblici, e la sagoma che lo rappresenta è collocata nei teatri, nelle biblioteche e nelle sale universitarie di diverse città, in Italia e all’estero. Amnesty International ha lanciato una campagna per la sua liberazione, che oggi ha raccolto quasi 170 mila firme: quello che Zaki rischia oggi è una condanna fino a 25 anni di carcere, per dieci post di un account Facebook che la sua difesa considera “falso”, ma che ha consentito alla magistratura egiziana di formulare pesanti accuse di “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici”.

Il regime egiziano di Al Sisi. Mancata libertà di espressione, di stampa, di pensiero. Repressione delle minoranze. Arresti arbitrari e sparizioni forzate. Torture, minacce, abusi. La situazione in Egitto è critica, e non ci sono segnali di miglioramento sotto il regime di Abdel Fatah Al Sisi: nel 2020, le persone giustiziate dal governo del Cairo sono state almeno 110. La ong Committee for Justice ha calcolato che, da quando Al Sisi ha preso il potere nel 2013, sono state oltre mille le persone morte in carcere per torture, maltrattamenti, cure mediche negate. Una situazione di allarme costante. “La popolazione egiziana è oggetto di una repressione senza precedenti e la realtà continua a peggiorare ogni giorno in termini di diritti dell’uomo”, ha dichiarato l’europarlamentare Marie Arena in un discorso al Parlamento Europeo.

Le iniziative della città di Bologna per il compleanno di Patrick. A Bologna, per festeggiare il compleanno di Patrick, sono tanti i cittadini e le istituzioni che organizzano eventi ed iniziative in suo onore. L’Alma Mater Studiorum gli dedica la ventesima edizione de “I Classici”, la rassegna promossa dal Centro Studi “La permanenza del Classico” al Teatro Comunale. Nel frattempo, sotto i portici che conducono al santuario della Madonna di San Luca, inaugura il progetto Patrick Patrimonio dell’Umanità: 50 prigionieri di coscienza di 13 Paesi diversi, rappresentati in 50 ritratti da Gianluca Costantini, l’artista da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani, autore anche del ritratto più famoso di Patrick. “La scelta – spiegano i promotori – è quella di unire due patrimoni, quello della bellezza artistica e quello delle libertà inviolabili della persona. Due patrimoni di uguale valore, che si ritrovano a Bologna per mandare un messaggio universale di libertà, bellezza e giustizia”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)