Pedemontana Veneta? Per Salvini un modello nazionale, ma 5 stelle e comitati insorgono

Ieri la firma del protocollo legalità alla presenza del ministro dell'Interno, che elogia la collaborazione tra pubblico e privato. E Zaia annuncia che il tratto Thiene-Breganze sarà inaugurato già a ottobre. Soddisfatti gli industriali, furiosi i 5 stelle veneti, mentre i comitati ricordano le molte criticità dell'opera.

Pedemontana Veneta? Per Salvini un modello nazionale, ma 5 stelle e comitati insorgono

«Diamo un segnale concreto a un Paese in cui spesso quando c’è una carriola piena di malta si pensa sempre che ci sia qualcuno che ruba. Bisogna anche ricordare che le opere pubbliche si riesce a farle senza avere dei ladri che corrono per i cantieri». Così Luca Zaia ha aperto ieri la cerimonia per la firma del protocollo legalità sulla Superstrada Pedemontana Veneta, ospite d’onore il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

La Pedemontana è oggi il cantiere più grande aperto in Italia. Come tutte le grandi opere di casa nostra ha alle spalle una storia tribolata. Nasce nelle carte della Regione Veneto negli anni Novanta, l’attuale progetto oggi in cantiere è del 2002. L’appalto è del 2006 e l’aggiudicazione del 2009, apertura dei cantieri nel 2011. Sembra passata un’era glaciale, come ha detto lo stesso Governatore. Anche perché in mezzo, oltre a una pesantissima crisi economica che ha affievolito le ragioni di un’opera voluta dal territorio specialmente per supportare la galassia di piccole e medie imprese trevigiane e vicentine, c’è stata anche un pensantissimo confronto a colpi di carte bollate e processi, che ha estromesso Mantovani e ha consegnato i lavori per l’opera al consorzio Sis, che fa capo alla famiglia Dogliani.

Ma per il vicepremier, la Pedemontana, in tempi di fratture nella compagine di governo proprio sulle grandi opere, è un modello per tutto il Paese: «Suggerirò ai colleghi, con cui purtroppo da Ferragosto stiamo lavorando su altri dossier autostradali ahimè molto meno brillanti, il modello di compartecipazione positiva pubblico-privato sperimentato in Veneto. Credo che possa essere un modello anche a livello nazionale». Già perché, ha aggiunto Salvini, nella sontuosa cornice della Scuola di San Rocco, «non sono per le statalizzazioni, però neanche per i regali a scatola chiusa a qualcuno che pedaggi ne ha incassati ad abundantiam senza reinvestire in sicurezza e manutenzione come avrebbe dovuto e potuto. In medio stat virtus, né tutto pubblico, né tutto privato».

I numeri del nascituro asse viario li ha snocciolati lo stesso governatore veneto nel bel mezzo di una cerimonia a cui hanno partecipato sottosegretari, europarlamentari, senatori, deputati e rappresentanti delle categorie produttive. I 94 chilometri e 577 metri di quella che sarà tutti gli effetti un’autostrada a pedaggio, attraversano 36 comuni nelle province di Vicenza e Treviso (da Montecchio Maggiore a Spresiano, innestandosi nell’A31 e nell’A27) e conterà 14 caselli.

Tangibile la soddisfazione di Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto, che dopo il decreto dignità vede nella Pedemontana la prima mano tesa da parte del governo nei confronti dell’industria. Una soddisfazione aumentata dall'annuncio da parte di Zaia che il primo tratto, i sette chilometri da Thiene a Breganze, saranno inaugurati già a ottobre, e via via tutti gli altri tratti funzionali tra casello e casello, fino al dicembre 2020.

I costi: 2 miliardi e 258 milioni di euro la spesa totale, 670 i milioni stanziati dallo Stato, 300 milioni dalla Regione. Il resto lo sborserà il consorzio Sis a cui, dal 1° gennaio 2021, quando l’opera sarà completa, toccherà la gestione e la manutenzione per i 39 anni a seguire. Ma al contrario di quanto avviene nelle concessioni di Autostrade per l’Italia, i pedaggi andranno alla Regione, che si impegna a versare un canone annuo a Dogliani, pari a 153 milioni di euro. Da notare che il miliardo e 500 milioni di euro raccolti dal privato arrivano da un bond emesso dalla banca d’affari newyorkese Jp Morgan, venduto in un solo pomeriggio. Un fatto che ieri ha permesso a Matterino Dogliani di ribadire come, senza gli investitori stranieri, il consorzio sarebbe saltato, mentre Cassa depositi e prestiti ha consegnato 1,6 miliardi di euro ai Benetton.

Ed è proprio sui costi che si scatenano gli attacchi più feroci all’opera. «Vi ha fatto venire il voltastomaco sapere quanto guadagnano i Benetton dalle autostrade? - chiede ironicamente il consigliere regionale M5s Jacopo Berti – Bene, preparatevi ad affrontare la dura realtà: chi gestirà la Pedemontana Veneta guadagnerà il doppio. Un utile del 47 per cento garantito dai contratti stipulati con la Regione Veneto e senza alcun rischio imprenditoriale. Parliamo di 5,7 miliardi di euro, una cifra immorale». Di «pericoloso azzardo per le casse pubbliche» parla anche il Pd Veneto, che si chiese se Salvini, prima di firmare il protocollo, abbia letto le criticità espresse dalla Corte dei conti e dall’Anac di Raffaele Cantone.

Il timore che i flussi di traffico calcolati non bastino a pagare il canone annuo è condiviso anche da Massimo Follesa, architetto e portavoce del Comitato Veneto Pedemontana alternativa, impegnato dal 2000 per un’opera diversa: ridotta nelle dimensioni, che considerasse solo il tratto tra i due tronchi autostradali e soprattutto gratuita per i cittadini. Per Follesa, i profili di criticità non si contano e hanno portato a vari esposti in procura che potrebbero generare un nuovo caso Mose. «Sul piano ambientale, abbiamo una strada che per 70 chilometri corre nove metri sotto il piano campagna, in un territorio di risorgive. Di fatto è una diga, il rischio allagamenti sarà all’ordine del giorno. Dal punti di vista legale poi, va ricordato che non è mai stata verificata l’ottemperanza del cantiere in atto allo studio prodotto dalla commissione nazionale per la Valutazione dell’impatto ambientale. Senza dimenticare che la Pedemontana ha già avuto il suo “ponte Morandi”: tre anni fa, il crollo della galleria di Malo ha portato alla morte di un operaio». Il sito è ancora sotto sequestro da parte della magistratura, fattore che, come ammesso dallo stesso Dogliani, mette in dubbio il rispetto dei tempi di consegna.

Il Covepa attende i ministri 5 stelle, Toninelli in testa, alla verifica delle carte e sottolinea come l’azienda Grika della Bassa Veronese, su cui oggi grava un’interdittiva antimafia per legami con la ‘Ndrangheta, ha già lavorato alla variante di Montecchio Maggiore oggi inserita in Pedemontana. Esattamente dove i cantieri hanno scoperchiato gli stessi rifiuti ritrovati sotto la Valdastico Sud.

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