Pena di morte, in Giappone 100 persone aspettano l’esecuzione

Se ne parla pochissimo ma nel ricco Giappone la pena capitale esiste. E anche se il Paese registra pochissima criminalità, la popolazione la condivide. I condannati vengono impiccati e non sanno quando saranno uccisi fino a un’ora prima

Pena di morte, in Giappone 100 persone aspettano l’esecuzione

Se ne parla pochissimo, eppure anche nel ricco Giappone la pena di morte resiste: è prevista dall’ordinamento e viene applicata nei fatti. L’ultima volta a marzo, quando il 30enne Satoshi Uematsu è stato condannato per avere ucciso nel 2016 diciannove persone e per averne ferite altre 25 in una struttura per persone con disabilità.

La tendenza. Gli ultimi due paesi del G7 a prevedere la pena di morte sono Stati Uniti e, appunto, Giappone. E fino al 2007 Tokyo ha sempre tenuto segrete le esecuzioni. Amnesty International sottolinea come il Giappone sia rimasto tra i pochi a continuare a sostenere la pena di morte, mentre alcuni Stati degli Usa l’hanno abolita.

I dati. Nel 2018 nel Paese sono state eseguite 15 condanne, arrivando così all’ottavo posto al mondo, subito dopo gli Usa e prima del Pakistan. L’anno scorso, invece, in Giappone ci sono state tre esecuzioni. E in questo momento ci sono oltre 100 persone che aspettano l’esecuzione.

La setta. Ad aver fatto schizzare il numero due anni fa era stata la condanna di sette membri della setta Aum Shinrikyo, ritenuti responsabili per l’attentato di quindici anni fa compiuto col gas sarin a Tokio (morirono 13 morti). “Gli attacchi di Aum Shinrikyo furono orribili e i responsabili meritavano di essere puniti, ma la pena di morte non è mai la soluzione”, ha detto Hiroka Shoji, ricercatore di Amnesty International.

Appoggio totale. Anche se il Paese registra pochissima criminalità, la popolazione appoggia la pena di morte. Secondo l’ultimo sondaggio promosso dal governo, infatti, quattro giapponesi su cinque ritengono che sia necessaria. Alcuni, però, ritengono che le domande fossero state predisposte in maniera tendenziosa, così da favorire risposte di questo genere.

Come funziona. Ci sono tredici reati per cui è prevista l’esecuzione, ma nei fatti viene inflitta esclusivamente per il reato di omicidio. I condannati vengono impiccati e non sanno quando saranno uccisi fino a un’ora prima. Questo rende loro impossibile anche dare l’ultimo saluto ai familiari o chiedere appelli di qualunque genere. Le famiglie sono avvisate solo dopo che la morte.

La comunità di Sant’Egidio, in vista delle Olimpiadi, che sono state rinviate al prossimo anno, ha chiesto perlomeno una moratoria delle esecuzioni.

L’articolo integrale di Giulia Cerqueti, "Pena di morte: Giappone, condannati sottoposti a trattamento crudele", può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)