Picchiati, puniti, respinti. Tutte le violazioni sui migranti da Ventimiglia ai porti adriatici

Sono circa seimila (5.756) le persone respinte lungo le frontiere europee nell’ultimo anno. Lo rileva il quinto rapporto Prab. Per l'Italia il monitoraggio contiene dati e informazioni sul confine con la Francia e sui respingimenti verso la Grecia. In generale, chi viene da Afghanistan, Siria e Pakistan ha riferito di essere stato più spesso vittima di respingimenti

Picchiati, puniti, respinti. Tutte le violazioni sui migranti da Ventimiglia ai porti adriatici

Sono circa seimila (5.756) le persone respinte lungo le frontiere europee nell’ultimo anno, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022. Persone a cui non è stata soltanto negata la possibilità di avere accesso alla  protezione internazionale ma che nella maggior parte dei casi sono state allontanate con metodi violenti e illegittimi, che rappresentano ormai pratiche sistematiche e integrate nei meccanismi di controllo delle frontiere dei Paesi Ue.  E’ quanto emerge dal Rapporto  “Picchiati, puniti e respinti”, pubblicato dal network Protecting Rights at Borders (PRAB).

Secondo il report a molte delle vittime respinte “non è stato semplicemente impedito di attraversare il confine, ma sono state accolte nell’Ue con la negazione dell’accesso alle procedure di asilo, l’arresto o la detenzione arbitraria, l’abuso fisico o il maltrattamento, il furto o la distruzione di beni”. In particolare chi viene da Afghanistan, Siria e Pakistan ha riferito di essere stato più spesso vittima di respingimenti. Inoltre si sottolinea che  nel 12% degli incidenti registrati sono stati coinvolti bambini. Dati che secondo i ricercatori “sono purtroppo solo la punta dell'iceberg".

In Italia l’uso sistematico dei respingimenti è in aumento

Per quanto riguarda l'Italia il monitoraggio contiene dati e informazioni sul confine con la Francia e sui respingimenti dai porti dell’Adriatico verso la Grecia. “Assistiamo a continue riammissioni lungo i porti adriatici dall’Italia alla Grecia e a respingimenti verso l’Albania. Si tratta di trattamenti inumani, come la confisca e la distruzione degli effetti personali, la svestizione forzata e l’esposizione a temperature estreme. Il governo italiano cerca di negare che ciò avvenga. Ma la situazione sembra peggiorare“, sottolinea Erminia Rizzi dell’Associazione studi giuridici per l’immigrazione (Asgi).

Il report è anche un atto di denuncia sull’atteggiamento degli Stati membri che troppo spesso fingono di non sapere cosa accade lungo i confini dell’Ue. Per  il segretario generale della Danish Refugee Council, Charlotte Slente:"  La pratica di chiudere un occhio sulle violazioni dei diritti umani alle frontiere dell’Ue deve essere interrotta.È giunto il momento di sostenere, rispettare e far rispettare i diritti di coloro che si trovano alle porte dell’Europa, indipendentemente dal loro Paese di appartenenza. Tutti hanno il diritto di chiedere protezione internazionale nell’UE. Per anni, la Drc, insieme ai suoi partner del Prab e a molti altri attori, ha raccolto prove sulle pratiche di respingimento - aggiunge -. Le prove sono innegabili. Questo schema non deve essere visto in modo isolato. Fa parte di una più ampia crisi dello Stato di diritto. La crisi alle frontiere dell’UE non è una crisi di numeri. È invece una crisi di dignità umana e di volontà politica, dovuta alla mancata attuazione dei quadri giuridici esistenti e all’applicazione delle sentenze giudiziarie“.

Impedire l’accesso al territorio con tutti i mezzi

Tra i respingimenti documentati ci sono anche quelli in Grecia sia alle frontiere marittime che terrestri “rimangono una politica generale de facto, come ampiamente riportato anche dagli organismi delle Nazioni Unite. Tuttavia, invece di indagare efficacemente su tali accuse, le autorità greche hanno messo in atto un nuovo meccanismo che non assicura le garanzie di imparzialità ed efficacia. Allo stesso tempo, le organizzazioni umanitarie e chi difende i diritti umani che sostengono le vittime dei presunti respingimenti continuano a subire pressioni e a essere presi sempre più di mira“, afferma Konstantinos Vlachopoulos del Greek Council for Refugees.

Il report indaga inoltre sul doppio standard di accoglienza e protezione in Europa. “Accolti ad un confine, respinti ad un altro. La situazione non è uguale a tutti i confini dell’UE. Diverso se fuggi dall'Ucraina o dall'Afghanistan Esistono due pesi e due misure basate sul profilo etnico ma questo viola il diritto internazionale dei diritti umani. Il 2022 è stato l’anno in cui l’UE ha fornito protezione – almeno sulla carta – a 4,9 milioni di persone entrate nell’UE dall’Ucraina. L’attivazione della direttiva sulla protezione temporanea è stata una decisione storica” si legge nel rapporto.“Nel febbraio 2022, la Polonia ha aperto le sue frontiere per accogliere un gran numero di persone ucraine in fuga dalla guerra. La protezione temporanea è stata concessa a chi era in cerca di protezione dalla guerra. Questo approccio accogliente delle autorità polacche non ha influito sulla situazione al confine tra Polonia e Bielorussia, dove dall’agosto 2021 continua una crisi umanitaria. Lì, le persone provenienti da Paesi terzi vengono quotidianamente respinti con violenza, indipendentemente dalla loro vulnerabilità o dalle loro richieste di asilo“, afferma Maja Łysienia, esperta di contenzioso strategico del SIP.

Le associazioni del network Protecting Rights at Borders (PRAB) ricordano che il ricorso ai respingimenti come mezzo per proteggere i confini degli Stati è illegale.

“Gli Stati hanno l’obbligo di garantire che le persone possano effettivamente chiedere asilo e di rispettare il principio di non respingimento, in base alla Dichiarazione universale dei diritti umani e alla Convenzione europea dei diritti umani(CEDU) - sottolineano - Inoltre, in base alle norme giuridiche in vigore, gli Stati non possono effettuare espulsioni collettive e devono trattare ogni persona nel rispetto della dignità umana”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)