Più posti al nido e alla materna: così in alcune Regioni cresce l'occupazione femminile

In Valle d'Aosta, Umbria, Emilia e Toscana i posti disponibili coprono il 33% dei bambini da zero a tre anni. E oltre il 60% delle donne ha un lavoro. Diversa la situazione nelle regioni del sud. I dati della ricerca della Fondazione Openpolis

Più posti al nido e alla materna: così in alcune Regioni cresce l'occupazione femminile

MILANO - Più asili nido e più posti nelle scuole materne favoriscono l'occupazione femminile. La conferma viene dai dati di una ricerca della Fondazione Openpolis, pubblicata oggi sul portale del centro di ricerca. Nelle quattro regioni (Valle d'Aosta, Umbria, Emilia Romagna e Toscana), dove la presenza di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia arriva al 33% dei bambini da zero a tre anni, il tasso di occupazione femminile supera il 60%. Parallelamente, le regioni con meno occupate coincidono con quelle dove i servizi per la prima infanzia sono meno sviluppati: Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Il Consiglio europeo, nel 2002, aveva espresso questa raccomandazione: "Gli Stati membri dovrebbero rimuovere i disincentivi alla partecipazione femminile alla forza lavoro e sforzarsi per fornire, entro il 2010, un’assistenza all’infanzia per almeno il 90% dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l’età dell’obbligo scolastico e per almeno il 33% dei bambini di età inferiore ai 3 anni". I dati di Openpolis dimostrano come una buona rete di servizi per l'infanzia aiuta le donne a mantenere o trovare lavoro.

Il confronto con gli altre Paesi europei non è comunque lusinghiero. L’Italia ha i livelli più bassi di occupazione femminile. Rispetto a una media Ue di 66,5 occupate ogni 100 donne tra 20 e 64 anni, il nostro paese si trova al penultimo posto con il 52,5%, appena sopra la Grecia (48%). L’Italia è anche il secondo paese con il più ampio divario occupazionale uomo-donna: 19,8 punti differenza rispetto a una media Ue di 11,5. Per fare un esempio, nei paesi scandinavi e del nord Europa le differenze sono molto più contenute: 1 punto in Lituania, 3,5 in Finlandia, 4 in Svezia.
Il gap occupazionale aumenta se si confrontano i soli uomini e donne con figli.Rispetto a una media europea di 18,8 punti percentuali di distanza tra padri e madri occupate, l’Italia si trova al di sopra di quasi 10 punti (28,1). Un dato in linea con quello della Grecia e molto distante dagli 8,3 punti di differenza della Svezia.
Nel nostro paese le donne tra 20 e 49 anni senza figli lavorano nel 62,4% dei casi, contro una media europea del 77,2%. Tra le donne con un figlio, le italiane lavorano nel 57,8% dei casi, contro l'80,2% nel Regno Unito, il 78,3% in Germania, il 74,6% in Francia. "La cosa interessante da notare -scrivono i ricercatori di Openpolis- è che nei maggiori paesi Ue le donne con due figli partecipano al mercato del lavoro in misura maggiore delle italiane senza figli. Una distanza che è nell'ordine di 12 punti se confrontata con Regno Unito e Germania, e di quasi 16 rispetto alla Francia. E anche osservando l'occupazione delle donne con 3 o più figli nei maggiori paesi europei, la quota non è così dissimile da quella delle donne con un solo figlio in Italia. Nel caso della Francia è addirittura superiore: 59,1% delle donne con tre o più figli in questo paese contro il 57,8% delle donne con un figlio in Italia". (dp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)