Politiche 2022, seggi, partiti e candidati. Il quadro completo per orientarsi

Come nel gioco “ruba la sedia”, che ancora vivacizza qualche festa di compleanno tra più piccoli. Si parte con un numero di seggiole uguale a quello dei partecipanti, meno una. Ad ogni pausa della musica, i bambini devono correre ad occupare la sedia più vicina e chi resta in piedi viene eliminato.

Politiche 2022, seggi, partiti e candidati. Il quadro completo per orientarsi

Lo stesso meccanismo, ma con maggiore crudeltà, rischia di caratterizzare la corsa alle poltrone di Montecitorio e di Palazzo Madama, in vista delle elezioni Politiche di domenica 25 settembre (si vota dalle 7 alle 23). Nella prossima legislatura, per effetto del taglio del numero dei parlamentari (che alla Camera riduce gli scranni da 630 a 400 e al Senato da 315 a 200), la nostra regione perderà infatti ben 26 rappresentanti: 18 deputati e 8 senatori.

Alla Camera. In Veneto i deputati scendono da 50 (20 nella circoscrizione Veneto 1: Venezia, Treviso e Belluno; 30 nella circoscrizione Veneto 2: Padova, Rovigo, Verona e Vicenza) a 32 (13 in Veneto 1, di cui cinque assegnati con il sistema maggioritario e otto con il proporzionale su liste bloccate, e 19 in Veneto 2, di cui sette uninominali e 12 plurinominali). Complessivamente i seggi attribuiti con il maggioritario sono 12, quelli suddivisi con il proporzionale 20. L’accorpamento dei vecchi collegi uninominali rende i nuovi ben più ampi rispetto al passato. Nella circoscrizione Veneto 1 i collegi uninominali fanno capo a Venezia (U01), Chioggia (U02), Treviso (U03), Castelfranco (U04) e Belluno (U05). Nella circoscrizione Veneto 2 sono previsti i collegi di Rovigo (U01), Selvazzano (U02), Padova (U03), Bassano (U04), Vicenza (U05), Verona (U06) e Villafranca (U07).

Al Senato. Nella nostra regione i senatori, che erano 24, diventano 16 (cinque eletti con il maggioritario e 11 con il proporzionale). Il collegio 1 accorpa le province di Venezia e Rovigo; il 2 Treviso e Belluno; il 3 Padova; il 4 Vicenza; il 5 Verona. Le soglie di sbarramento del “Rosatellum” restano confermate: 10% per le coalizioni; 3% per le liste (anche se sono in coalizione). Nessun aspirante parlamentare può correre in più di collegio uninominale (dove vince chi prende un voto in più degli avversari) e non può presentarsi sia alla Camera che al Senato. Un candidato può scendere in campo al massimo in cinque collegi plurinominali. Se viene eletto sia nel maggioritario che nel proporzionale, l’elezione scatta nell’uninominale. I contrassegni vanno presentati al Viminale entro domenica 14 agosto; le liste entro lunedì 22 agosto.

Il centrodestra. Già il 27 luglio il centrodestra ha sottoscritto l’accordo per la ripartizione delle candidature nei collegi uninominali (146 alla Camera e 70 al Senato). A Fratelli d’Italia ne andranno 98, (il 44,3%) alla Lega Salvini 70 (il 31,7%); a Forza Italia (che si farà carico dell’Udc) 42 (il 19%). Solo undici candidature verranno suddivise fra Noi con l’Italia di Maurizio Lupi, Coraggio Italia di Luigi Brugnaro, Italia al Centro di Giovanni Toti e Vinciamo Italia di Marco Marin. Sul versante dei partiti il Carroccio padovano sembra intenzionato a confermare alla Camera gli uscenti Massimo Bitonci (alla quarta legislatura), Arianna Lazzarini e Alberto Stefani; tornerà al Senato Andrea Ostellari, che Matteo Salvini ha incaricato di affiancare Roberto Calderoli nel vaglio delle candidature. Fratelli d’Italia punta sul coordinatore regionale Luca De Carlo; sulla coordinatrice provinciale Elisabetta Gardini (già inquilina di Montecitorio dal 2006 al 2008) e sull’assessore regionale Elena Donazzan; Forza Italia ripresenterà la presidente dell’assemblea di Palazzo Madama Maria Elisabetta Alberti Casellati (eletta la prima volta a Palazzo Madama nel 1994), la senatrice padovana Roberta Toffanin e darà una chance all’ex sindaco di Verona Flavio Tosi. Tra i berlusconiani non ci saranno il ministro Renato Brunetta e il deputato Roberto Caon, che hanno abbandonato il partito. L’Udc scommette su Antonio De Poli (parlamentare dal 2006); Noi con l’Italia potrebbe schierare l’ex consigliere regionale Leonardo Padrin.

Centrosinistra. E’ il Partito Democratico il perno della coalizione di centrosinistra, realizzata faticosamente dopo la fine del “campo largo” che Enrico Letta aveva cercato di costruire con il M5S. Tra i papabili del Pd figurano il segretario regionale Andrea Martella, i deputati uscenti Alessia Rotta e Alessandro Zan, il capogruppo in consiglio regionale Giacomo Possamai e l’ex sindaco di Vicenza Achille Variati. Stuzzicato dall’esperienza parlamentare è anche il vicesindaco di Padova Andrea Micalizzi. Tra i primi a dire sì alla coalizione di centrosinistra le formazioni di Articolo 1 del ministro della Salute Roberto Speranza, il Partito socialista di Riccardo Nencini, la nuova allenza tra Europa Verde di Angelo Bonelli e Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni. E ancora la Lista Civica Nazionale “L’Italia c’è” dell’ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Nell’area del centrosinistra si colloca anche Impegno Civico, la formazione creata (con 53 deputati e 11 senatori) dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio d’intesa con il sottosegretario Bruno Tabacci. Il leader veneto di Impegno civico è il deputato veronese Mattia Fantinati.

I seggi contendibili. Sono una cinquantina (su un totale nazionale di 221) i seggi uninominali che l’Istituto Cattaneo definisce “contendibili”, ovvero dove la partita tra le due coalizioni è apertissima. Nessuno però è localizzato in Veneto, dove il centrodestra sembra destinato a fare man bassa dei seggi. Potrebbe diventare contendibile il collegio di Padova della Camera se il centrosinistra schierasse un candidato in grado di dialogare con molteplici settori della società civile: nella rosa figura anche il nome di Emanuele Alecci, “anima” di Padova capitale europea del volontariato.

Le nuove formazioni. Fino all’ultimo è rimasto incerto sul da farsi Carlo Calenda, leader di Azione, che può evitare di raccogliere le firme grazie all’accordo con +Europa di Emma Bonino e che ha inoltre spalancato le porte alle ex ministre forziste Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Una curiosità: se andrà in Parlamento, Calenda (eletto con il Pd nel 2019) lascerà il suo posto a Bruxelles all’ex sindaco di Vicenza Achille Variati. Il quale, se invece fosse eletto a Roma, cederà lo scranno alla trevigiana Laura Puppato.

Terzo Polo. Benché non siamo mancati i contatti con il Pd, l’ex premier Matteo Renzi ha deciso di schierare Italia Viva (con il nuovo contrassegno caratterizzato da una R rovesciata) fuori dalla coalizione di centrosinistra, in quello che ha definito Terzo Polo. In corsa la senatrice vicentina Daniela Sbrollini e la deputata veneziana Sara Moretto.

Il Movimento Cinque Stelle. Farà corsa solitaria il M5S di Giuseppe Conte, il partito che ha innescato la crisi solleticando poi il disimpegno di Lega e Forza Italia. La norma che vieta il terzo mandato per i parlamentari fa vittime illustri anche in Veneto: non potranno ricandidarsi infatti Francesca Businarolo, i senatori Giovanni Endrizzi e Gianni Pietro Girotto, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà (che ha abbandonato il Movimento, probabilmente per aderire al Pd). Possono correre – avendo completato il primo mandato - solo la veneziana Orietta Vanin e la vicentina Barbara Guidolin.

Unione Popolare. A sinistra si è costituita una nuova alleanza elettorale, il cui leader è l’ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Ne fanno parte Rifondazione comunista e Potere al Popolo, oltre ad alcune frange del sindacalismo di base. Ci sarà anche Silvia Benedetti (già M5S) che nel febbraio di quest’anno aveva partecipato alla costituzione del gruppo parlamentare ManifestA.

Italia sovrana e popolare. Il segretario del Partito comunista, Marco Rizzo, ha promosso un listone antisistema di cui fanno parte Patria socialista, Ancora Italia di Francesco Toscano, Riconquistare l’Italia di Stefano D’Andrea, Azione Civile di Antonio Ingroia e Rinascita Repubblicana dell’ex leghista Francesca Donato.

Italexit-Alternativa. Sarà un Ferragosto dedicato alla raccolta delle firme quello di Gianluigi Paragone, fondatore di Italexit, che ha stretto un accordo elettorale con Alternativa, la formazione di cui fanno parte gli ex parlamentari pentastellati Raphael Raduzzi, Alvise Maniero e Arianna Spessotto. Nel contrassegno campeggeranno entrambi i simboli.

Vita. La deputata bassanese Sara Cunial (ex M5S) è la coordinatrice del nuovo partito Vita, che punta in primis a raccogliere il voto dei no vax: tra le prime adesioni anche quella dell’attore Enrico Montesano.

Chi deve raccogliere le firme. Grazie a un emendamento ad hoc al “decreto Elezioni” sono stati esonerati dalla raccolta delle firme (36.750 alla Camera e 19.500 per il Senato, ovvero 750 per ogni collegio) i partiti che al 31 dicembre 2021 erano costituiti in gruppo parlamentare in una delle due Camere: cioè Fratelli d’Italia, Lega Salvini, Forza Italia, Pd, Movimento Cinque Stelle, Liberi e Uguali, Italia Viva e Coraggio. Sono “salvi” anche +Europa di Emma Bonino, Centro Democratico di Bruno Tabacci (che mette a disposizione di Di Maio il simbolo di Centro democratico) e Noi con l’Italia, che si sono presentati alle precedenti elezioni.

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