Povertà, nuovo stop alla riforma delle legge sul sovra-indebitamento

Un emendamento al Decreto agosto, sollecitato dalle associazioni antiusura, non ha passato il vaglio della Ragioneria di Stato. “Incomprensibile. Avrebbe dato, in un momento così drammatico per il Paese, una boccata di ossigeno proprio alle famiglie sovra-indebitate più povere”, commenta Luciano Gualzetti, presidente della Fondazione san Bernardino

Povertà, nuovo stop alla riforma delle legge sul sovra-indebitamento

Da alcuni anni le associazioni antiusura chiedono una revisione della legge sul sovraindebitamento. Una legge (la n.3 del 2012) che all'epoca dell'emanazione fu battezzata come legge antisuicidi. Le associazioni chiedono che sia riformata per renderla più efficace, soprattutto per le famiglie più povere. E, vista la crisi economica e sociale derivante dalla pandemia, avevano chiesto che fosse introdotto un emendamento nel decreto agosto che anticipasse questa riforma. Emendamento che aveva ottenuto il parere favorevole del Ministero di Giustizia, ma che ora è stato bloccato dalla Ragioneria di Stato. “Incomprensibilmente ancora una volta vediamo rinviata una norma che avrebbe dato, in un momento così drammatico per il Paese, una boccata di ossigeno proprio alle famiglie sovra-indebitate più povere, quelle che galleggiano sulla linea della sussistenza e che avrebbero bisogno di interventi urgenti”, commenta Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Fondazione san Bernardino.

“Ci saremmo attesi ben altra sollecitudine da parte delle istituzioni -aggiunge Gualzetti-. Ma non ci lasceremo scoraggiare, continueremo la nostra battaglia affinché siano garantite strade veloci di esdebitazione per gli incapienti. Non ci sarà nessun rilancio se non si parte dagli ultimi”. L’emendamento, esito di un tavolo di lavoro istituito presso l'Università Cattolica e sottoscritto da 29 fondazioni e associazioni anti usura, 38 magistrati e 32 docenti universitari, si propone di anticipare la riforma della legge n. 3 del 2012, straliciandola dal Codice della crisi delle imprese, destinato al debutto solo dal 1° settembre del prossimo anno.

In particolare con l’emendamento proposto si sarebbe ridato vigore a quella legge che nei fatti è stata poco utilizzata – nel 2018 risultavano aperte 7mila procedure – estendendo i benefici anche alle famiglie indebitate più povere, i debitori incapienti. L'emendamento, però, non è passato al vaglio della Ragioneria dello Stato, costringendo il presidente della Commissione bilancio a ritirarlo. “Siamo dispiaciuti per le migliaia di famiglie più povere che vedono allontanarsi la possibilità di riprendere in mano le loro vite e che invece si ritroveranno abbandonate a loro stesse ed esposte alle false promesse di quel welfare mafioso di prossimità di cui parla anche il commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiraket e antiusura nell’ultima relazione annuale – osserva Gualzetti - Ripresenteremo questa norma in tutte le situazioni legislative possibili perché è una norma di civiltà, di cui c’è urgente bisogno”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)