Premio Sakharov all’opposizione democratica in Bielorussia: il racconto di Stepan

Stepan (il nome è di fantasia), 28 anni, fuggito dal suo paese a fine agosto dopo aver partecipato alle manifestazioni seguite alle ultime elezioni presidenziali, essere stato minacciato, oggi vive a Milano, dove ha chiesto l’asilo politico

Premio Sakharov all’opposizione democratica in Bielorussia: il racconto di Stepan

L’opposizione democratica in Bielorussia è stata insignita dal Parlamento europeo con il prestigioso Premio Sakharov 2020, rivolto a chi ha difeso la democrazia o i diritti umani. E tra questi cittadini c’è anche Stepan (il nome è di fantasia), 28 anni, fuggito dal suo paese a fine agosto dopo aver partecipato alle manifestazioni seguite alle ultime elezioni presidenziali, essersi ferito ed essere stato minacciato. Oggi vive a Milano, dove ha chiesto l’asilo politico. E dove ha voluto raccontare a Osservatorio Diritti la sua storia, perché si conoscano le conseguenze per chi non accetta il regime di Alexander Lukashenko.

Il presidente è in carica dal 1994 e gli elettori erano intenzionati a non accettare passivamente un altro broglio elettorale. Racconta Stepan: “Questa volta non volevamo accettare il risultato. È vero che non avevo mai fatto politica, ma mi sono subito detto che non potevo stare a guardare. Sono giovane e forte e dovevo fare qualcosa. Ho impedito ai miei familiari di partecipare alle proteste. Ma era un momento decisivo e così mi sono unito ai miei amici”. Anche lui ha partecipato alle grandi manifestazioni di Minsk, dove al grido di “Viva Bielorussia” e “Polizia con il popolo” i dimostranti hanno affrontato la dura repressione.

Il giovane ricorda le minacce della polizia e come la situazione sia precipitata con l’avanzare dei mezzi blindati, che hanno schiacciato alcuni manifestanti. E racconta del personale sanitario, obbligato a non prestare le cure. E poi le granate, gli attacchi, i proiettili di gomma. Alla fine Stepan si è ferito a una gamba, ma per non rischiare l’arresto è fuggito. “Inizialmente non sentivo dolore. Era una situazione indescrivibile. Aria irrespirabile, fumo ovunque. Volevamo scappare, ma non sapevamo dove andare. Il male l’ho sentito quando sono arrivato a casa. Dopo quella notte ho deciso di scendere a manifestare tutti i giorni”.

La fuga. A fine agosto il giovane è riuscito a raggiungere l’Italia e a presentare richiesta d’asilo a Milano. ”Il mio sogno è di lavorare nell’ambiente dello sport, è la mia passione”, racconta. Stando a quanto riferito dalla comunità bielorussa, Stepan è il primo bielorusso giunto a Milano in seguito alle manifestazioni di un paio di mesi fa.

Qualche numero. In base ai dati raccolti dagli attivisti di Viasna, più di 6.700 cittadini sono stati arrestati tra il 9 e il 12 settembre e in centinaia hanno parlato di torture e maltrattamenti. I prigionieri politici nel paese, sempre secondo Viasna, sono 102.

L’articolo integrale di Graziano Masperi, Bielorussia: dalle proteste alla dittatura a richiedente asilo a Milano, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)