Regno Unito: il 29 novembre i deputati dovranno esprimersi sul suicidio assistito. L’opposizione delle religioni

Da anni il Regno Unito non era coinvolto in una battaglia di queste dimensioni nella quale le più importanti religioni cercano di opporsi all’approvazione, da parte del Parlamento di Westminster, della nuova legislazione sul suicidio assistito, la normativa che darebbe ad adulti malati terminali, capaci di intendere e di volere, il diritto di porre fine alla propria vita, purché autorizzati da due medici e da un giudice dell’Alta Corte

Regno Unito: il 29 novembre i deputati dovranno esprimersi sul suicidio assistito. L’opposizione delle religioni

Da anni il Regno Unito non era coinvolto in una battaglia di queste dimensioni nella quale le più importanti religioni cercano di opporsi all’approvazione, da parte del Parlamento di Westminster, della nuova legislazione sul suicidio assistito, la normativa che darebbe ad adulti malati terminali, capaci di intendere e di volere, il diritto di porre fine alla propria vita, purché autorizzati da due medici e da un giudice dell’Alta Corte.

Un voto chiave ci sarà venerdì 29 novembre quando i deputati si esprimeranno, per la prima volta, sull’argomento dal 2015, quando una legislazione analoga venne respinta con 330 voti contro 118. Profondamente divisi sono i maggiori partiti. A proporre la legge è la parlamentare laburista Kim Leadbeater e a favorirla il premier britannico Keir Starmer ma due ministri laburisti che giocherebbero un ruolo fondamentale nella sua implementazione, il cristiano impegnato Wes Streeting, titolare del Dicastero della Salute, e la ministra della Giustizia Shabana Mahood, musulmana praticante, sono contrari. “Lo Stato dovrebbe proteggere la vita, non eliminarla come succederà con questa nuova legislazione”, ha scritto Mahood in una lettera con la quale ha risposto ai suoi elettori che l’avevano contattata perché preoccupati per la nuova legge. Molto criticato è stato, dai suoi colleghi di governo, il ministro della Salute Streeting che ha detto che il Servizio sanitario pubblico britannico, già in grave deficit, non garantisce cure palliative sufficienti a milioni di pazienti al fine della vita e che la nuova legge potrebbe diventare una facile scappatoia per risparmiare fondi.

Le preoccupazioni dei due ministri sono state riprese in una lettera diffusa sui media britannici e firmata dal primate cattolico di Inghilterra e Galles, card. Vincent Nichols. e da rappresentanti delle più importanti religioni tra i quali il vescovo anglicano di Londra Sarah Mullally, il rabbino capo del Commonwealth Ephraim Mirvis, diversi leader evangelici, pentecostali, copto ortodossi, musulmani, indù e sikh.

“Si calcola che, nel Regno Unito, 2,7 milioni di anziani abbiano subito violenze fisiche e psicologiche. Molte di queste persone potrebbero cedere se messe sotto pressione perché mettano fine alla loro vita”, scrivono i leader religiosi. “Siamo convinti che la legislazione attuale protegga molto meglio i più vulnerabili, nella nostra società, rispetto alla nuova normativa che viene discussa, in questo momento, dal Parlamento britannico. Riteniamo anche che tre settimane di tempo per una discussione prima del voto non siano sufficienti”.

Nelle ultime settimane verso il voto del 29 novembre numerosi sondaggi confermano una maggioranza a favore della legge. “Certo molto dipende da come viene formulata la domanda”, ha spiegato, alla “Bbc”, il più importante esperto di questa materia, il politologo John Curtice. “Tuttavia per i due terzi dell’opinione pubblica una persona che soffre di una malattia incurabile, dolorosa e terminale, dovrebbe poter ricevere qualche forma di assistenza per morire e questo tipo di maggioranza esiste da anni”.

Sempre contrario al suicidio assistito, l’organo professionale che rappresenta i medici britannici, la “British Medical Association”, ha adottato una posizione di neutralità nel settembre di tre anni fa mentre ad opporsi alla nuova legge sono i medici cattolici. In un comunicato il loro organo professionale, la “Catholic Medical Association”, dice di ritenere “pericolosa” la nuova legislazione per il futuro delle cure palliative e per l’impatto che avrà sul rapporto tra medico e pazienti. “Ai medici verrà consentito di cominciare una conversazione con i loro pazienti suggerendo la possibilità del suicidio assistito se questi ultimi rispondono ai criteri fissati dalla legge”, scrivono i medici cattolici.

“Riteniamo anche molto debole la parte della legislazione che consente l’obiezione di coscienza. Se un medico si rifiuta di parteciperà a discussioni sulla possibilità del suicidio assistito dovrà trasferire il paziente a un altro dottore disponibile a farlo. Vuol dire che, per legge, ai dottori verrà chiesto di collaborare a far terminare la vita di altri esseri umani. Nessun medico cattolico può farlo in buona coscienza”.

La “Catholic Medical Association” esprime anche preoccupazione per gli hospice e le Rsa gestiti dalla Chiesa cattolica perché “con la nuova legislazione potrebbero essere costretti ad offrire il suicidio assistito che è incompatibile con il nostro approccio alla morte, costruito attorno ad amore e compassione”.

Se la legislazione che apre al suicidio assistito otterrà una maggioranza a Westminster, venerdì prossimo, i deputati dovranno votare ancora, sia in sede di commissione sia per l’approvazione definitiva, durante un processo che durerà fino alla primavera. Quello che Londra deciderà avrà un impatto anche sul Parlamento scozzese che sta discutendo, in questo momento, una legge analoga, proposta dal deputato liberaldemocratico Liam McArthur. È molto probabile che anche Edimburgo aprirà al suicidio assistito se lo fa Londra e viceversa.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)