Regolarizzazione migranti, Lamorgese ammette: “Le procedure hanno incontrato difficoltà”

La ministra dell’Interno ha risposto a un'interrogazione del deputato Riccardo Magi sui ritardi della procedura di emersione. Su oltre 200 mila domande, solo il 5% ha ottenuto il permesso per lavoro. “Serve uno sforzo ulteriore”

Regolarizzazione migranti, Lamorgese ammette: “Le procedure hanno incontrato difficoltà”

“Le procedure di emersione hanno incontrato varie difficoltà, la prima delle quali è rappresentata dalla complessità della gara europea, conclusasi soltanto a dicembre dello scorso anno e protrattasi sino a metà gennaio per la presentazione delle domande. Altre difficoltà hanno inciso sulla veloce trattazione delle istanze che investono più amministrazioni: prefettura, questura, ispettorato del lavoro, Inps".
A questo si aggiungono la “difficoltà di una gestione interamente telematica” e la pandemia, che "ha limitato la funzionalità delle strutture periferiche il cui personale ha dovuto ridurre gli appuntamenti con gli utenti”. Lo sottolinea la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese nel question time, rispondendo a un’interrogazione parlamentare di Riccardo Magi (+Europa) sui ritardi e i limiti della procedura di regolarizzazione dei migranti, prevista dal decreto Rilancio. 

La ministra ricorda che sono stati introdotti due procedimenti amministrativi, attivati  rispettivamente presso gli sportelli unici per l'immigrazione delle prefetture e presso le questure. Riguardo alle procedure di regolarizzazione degli sportelli unici per l'immigrazione, "segnalo che al primo giugno risultano aver preso servizio complessivamente 721 lavoratori interinali sugli 800 previsti, mentre i restanti 80 andranno assegnati alle sedi di destinazione non appena saranno perfezionate le procedure di reclutamento a cura della società di somministrazione del lavoro - spiega Lamorgese -. In particolare, alle prefetture di Milano e di Roma, che effettivamente presentano i maggiori carichi di lavoro sono stati sono stati assegnati rispettivamente 25 e 22 lavoratori a partire dallo scorso 22 marzo. Sulla tempistica di assegnazione hanno influito le numerosissime rinunce o dimissioni da parte dei lavoratori selezionati che hanno comportato la necessità di scorrimento della graduatoria ai fini dell'individuazione delle altre unità disponibili".

Alle parole di Lamorgese ha replicato Magi, chiedendo “uno sforzo ulteriore da parte dell’amministrazione”. “Questo provvedimento è stato voluto da Governo e Parlamento, che gli hanno riconosciuto un interesse nazionale, perché rispondeva a diverse esigenze, sia sanitarie che sul piano produttivo - continua Magi -.  Ci crea sconforto sapere che il rallentamento della misura è dovuto all’emergenza sanitaria, considerando che l'emergenza sanitaria è alla base del provvedimento. C’è un aspetto da sottolineare: questi cittadini stanno incontrando difficoltà ad iscriversi al servizio sanitario nazionale. Lo sforzo che chiediamo è di mettere massima attenzione su questa misura”.

In base ai dati del dossier elaborato dai promotori della campagna Ero straniero, diffusi il 1° giugno 2021, a un anno dall'apertura della finestra per accedere alla procedura di emersione dei rapporti di lavoro irregolari prevista dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, delle 220.000 persone che hanno fatto richiesta solo 11.000 (il 5 per cento), ha ottenuto un permesso di soggiorno per lavoro, mentre circa 20.000 sono i permessi in via di rilascio. Particolarmente critica è la situazione nelle grandi città: a Roma, al 20 maggio 2021, su 16.000 domande ricevute solo 2 pratiche sono arrivate alla fase conclusiva della firma del contratto di soggiorno e non è stato ancora rilasciato alcun permesso; a Milano, su oltre 26.000 istanze, sono poco più di 400 i permessi rilasciati. “Il ritardo enorme con cui si sta procedendo l'esame delle domande di emersione si traduce nell'impossibilità di fatto per decine di migliaia di persone di accedere ai servizi, alle prestazioni sociali, alle tutele e ai diritti previsti per chi lavora nel nostro Paese - aggiunge il deputato -. Nonostante la circolare del Ministero della salute di luglio 2020 chiarisca che i cittadini stranieri in emersione hanno l'obbligo di iscrizione al Servizio sanitario nazionale, infatti, molte strutture sanitarie rifiutano l'iscrizione, rendendo estremamente difficile accedere alla campagna vaccinale anti-Covid in corso, con conseguente impatto sulla salute pubblica. A ciò si aggiunge l'incertezza dei datori di lavoro che vorrebbero poter finalizzare l'assunzione di questi lavoratori e instaurare un rapporto stabile”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)