Ricerca medica. Mattarella: “Motore di solidarietà, forza è nell’impegno in comune”

Cura, prevenzione, solidarietà, finanziamenti. Sono gli aspetti affrontati dal Capo dello Stato questa mattina al Quirinale intervenendo nell’ambito dell’iniziativa “I Giorni della ricerca” promossa dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc). Da Mattarella anche due moniti: l'impegno nel contrastare disinformazione e diffusione di credenze anti-scientifiche e il rispetto verso ogni persona malata che “non può essere mai abbandonata”

Ricerca medica. Mattarella: “Motore di solidarietà, forza è nell’impegno in comune”

“Il contagio del buon esempio ci aiuterà a contrastare meglio ogni malattia”. Né è convinto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha concluso con queste parole l’intervento pronunciato oggi al Quirinale in occasione della cerimonia di celebrazione de “I Giorni della ricerca”.

“La ricerca è un motore di solidarietà, un motore della società sempre più importante. In ogni ambito della vita civile”, ha scandito il Capo dello Stato, sottolineando come “la ricerca che sospinge i progressi della medicina presenta una qualità ulteriore: è un tutore prezioso della vita umana, un aiuto concreto alle persone e alle famiglie”.

Come ha già fatto in passato, Mattarella è tornato a difendere l’importanza della ricerca e della scienza, a cui va garantiti finanziamenti, quelle “risorse materiali indispensabili, che costituiscono l’investimento per un domani migliore e il segno tangibile della speranza”.

D’altra parte, “fiducia nella ricerca vuol dire fiducia nel futuro”, ha evidenziato Mattarella. “Sono stati compiuti grandi e confortanti progressi”, ha proseguito, facendo riferimento al fatto che oltre mezzo secolo fa quando “il cancro sembrava un nemico invincibile” alcuni “coraggiosi pionieri – scienziati e personalità lungimiranti, sostenuti da una grande passione civile – diedero vita all’Associazione italiana per la ricerca e decisero di chiamare tutti a raccolta per condurre insieme la battaglia contro i tumori”.

E se “non siamo tutti medici o ricercatori”, il monito del Capo dello Stato, “tutti però possiamo concorrere all’azione per reperire risorse. Tutti dobbiamo crescere nella conoscenza. Tutti possiamo contribuire alla prevenzione, alla cultura della salute, alla crescita sana dei nostri ragazzi”. Insomma, “tutti possiamo partecipare alla costruzione di quella rete di solidarietà, che garantisce sicurezza; negata da comportamenti di egoistica chiusura in se stessi”.

Anche per questo la ricerca medica “va presentata come impresa di comunità. In cui pubblico e privato, istituzioni scientifiche ed enti non profit, cooperino per fini condivisi”. “La ricerca – ha rilevato Mattarella – ci indica un metodo: per raggiungere il risultato, il successo scientifico, in ogni caso è necessaria una squadra. Tanto più nel mondo in cui viviamo, così complesso e interdipendente, non vince mai un campione solitario”.

“La forza è nell’impegno in comune”, la sottolineatura del Capo dello Stato, secondo cui “la lotta contro i tumori deve diventare un’occasione per irrobustire il sistema immunitario del nostro corpo sociale”.

E se da un lato “bisogna proseguire decisamente sulla strada della prevenzione”, dall’altro “occorre lavorare per ridurre il divario tra territori: stiamo parlando di opportunità di vita per le persone, e nel campo della salute dobbiamo sentire ancor più come un dovere, come una incalzante prescrizione quella rimozione delle diseguaglianze che la Costituzione ci indica”.

All’universalità nell’accesso alle cure “come orizzonte capace di superare ogni discriminazione e diseguaglianza” ha fatto accenno anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha fatto il punto sui molteplici risultati raggiunti nel campo della ricerca oncologica per la prevenzione e la cura dei tumori. Le persone che nel 2019 in Italia vivono dopo una diagnosi di cancro sono circa 3.460.000 (circa il 5,3 % della popolazione). “Sono numeri che parlano da soli”, ha commentato il ministro per il quale “la sfida cui siamo tutti chiamati è quella di costruire una vera e propria comunità medica che accompagni il paziente all’interno di un patrimonio culturale e di un percorso condiviso, diagnostico, terapeutico e riabilitativo, che renda il Servizio sanitario più funzionale e facilmente accessibile a chi ha bisogno, superando le frammentazioni che generano disuguaglianza”.

Com’è emerso durante la mattinata, centrale è il tema della prevenzione. Una strada che va percorsa “interessando le scuole, raggiungendo le famiglie, soprattutto quelle più in difficoltà sul piano economico e sociale”. Anche perché, nell’odierna società, si corre un rischio: “La rapida circolazione di informazioni paradossalmente può generare anche nuove sacche di disinformazione, o addirittura la diffusione di credenze anti-scientifiche, di paure irrazionali, che vanno contrastate perché possono aprire pericolose falle in questo sforzo collettivo”.

Istituzioni pubbliche, medici e scienziati, insegnanti, società civile organizzata – ha ammonito Mattarella – “devono sostenere il sapere scientifico e far in modo che produca comportamenti virtuosi e coerenti”.

Un ultimo passaggio il Capo dello Stato l’ha dedicato al tema della solidarietà. “È essa stessa cultura”, ha osservato Mattarella convinto che “questa cultura che ci porta ad assumere maggiore responsabilità nella lotta contro il cancro deve anche spingerci a migliorare le condizioni di vita di chi si trova ad affrontare le sofferenze più gravi”.

“La persona malata non può essere mai abbandonata, e ha sempre diritto a una terapia accurata, un’assistenza rispettosa della sua dignità, anche quando la malattia non può guarire”, ha sottolineato il presidente. Per questo, le cure palliative devono “essere rafforzate, soprattutto nelle aree del Paese dove oggi l’accesso è più difficile e dove i supporti sono più carenti”.

Alberto Baviera

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Fonte: Sir