Riforme. Prove di dialogo tra maggioranza e opposizione

Un primo confronto con le opposizioni sul tema delle riforme istituzionali. Nella biblioteca del presidente della Camera, a Montecitorio, la premier Meloni con un’ampia delegazione della maggioranza (compresi i vicepremier Tajani e Salvini) ha incontrato i rappresentanti dei gruppi parlamentari di opposizione. In forma ufficiale, con uno schema che ha ricordato le consultazioni per la formazione del governo. Il risultato non poteva che essere interlocutorio, trattandosi di una ricognizione iniziale.

Riforme. Prove di dialogo tra maggioranza e opposizione

Un primo confronto con le opposizioni sul tema delle riforme istituzionali. Nella biblioteca del presidente della Camera, a Montecitorio, la premier Meloni con un’ampia delegazione della maggioranza (compresi i vicepremier Tajani e Salvini) ha incontrato i rappresentanti dei gruppi parlamentari di opposizione. In forma ufficiale, con uno schema che ha ricordato le consultazioni per la formazione del governo. Il risultato non poteva che essere interlocutorio, trattandosi di una ricognizione iniziale. In linea di massima il tema apparso come decisivo è quello dell’elezione diretta – spostato dal presidente della Repubblica a quello del capo del governo – su cui le opposizioni si sono dette nettamente contrarie ad eccezione di Azione e Italia Viva. Ma il percorso è solo all’inizio e dietro nomi e formule bisognerà comprendere la portata effettiva dei cambiamenti auspicati o temuti. Soprattutto perché – ricorrendo a una metafora spesso utilizzata – la Costituzione è come un orologio e non si può modificarne un ingranaggio importante senza avere ripercussioni sull’intero meccanismo. Fuor di metafora, se si dovesse introdurre l’elezione diretta del premier anche il ruolo del presidente della Repubblica risulterebbe profondamente alterato rispetto al sistema vigente. E’ solo un esempio per dare un’idea della complessità delle questioni sul campo.
Ora il primo problema da affrontare è come andare avanti. Una delle ipotesi riguarda l’istituzione di una commissione bicamerale. L’ha avanzata, tra gli altri, il leader del M5, Giuseppe Conte, ascoltato per primo a causa dei suoi impegni processuali. Conte si è detto favorevole a interventi per favorire la stabilità dei governi e una migliore funzionalità del Parlamento, ma contrario all’elezione diretta di presidente o premier. Su questo punto si sono detti fortemente contrari anche Verdi-Si e Più Europa, che però non esclude un rafforzamento del presidente del Consiglio. Da Azione e Italia Viva, come si accennava, è arrivata un’esplicita apertura sull’elezione diretta del premier, secondo la formula del “sindaco d’Italia”, fermo restando il ruolo di garanzia del presidente della Repubblica. La leader del Pd, Elly Schlein, ha ribadito l’opposizione a “un uomo solo al comando” e quindi all’elezione diretta, così pure a “forzature” sul tema delle autonomie. Sì invece a modifiche per stabilizzare l’esecutivo come la “sfiducia costruttiva” e a una revisione della legge elettorale per superare le liste bloccate.
Nella dichiarazione resa al termine degli incontri con i gruppi parlamentari la premier ha affermato che questa fase di ascolto proseguirà con Regioni, sindaci e corpi intermedi. Dopo di che la maggioranza presenterà una sua proposta. La speranza, ha sottolineato la Meloni, è che si possa realizzare una convergenza più ampia del perimetro del governo, ma senza manovre dilatorie.

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Fonte: Sir