Risparmio, italiani a quota 5 miliardi. Acri: “Nostro Paese ai primi posti Ue, ma non per alfabetizzazione finanziaria”
Giornata Mondiale del Risparmio, Giovanni Azzone (Acri): “In Italia una donna su tre non ha un conto corrente intestato a proprio nome e accede con difficoltà a prestiti e previdenza complementare. E la transizione tecnologica e digitale rischia di escludere dall’accesso a servizi essenziali le persone anziane”
Alla presenza del Presidente della Repubblica, è stata celebrata oggi a Roma la 100ª edizione della Giornata Mondiale del Risparmio, istituita nell’ottobre del 1924 in occasione del 1° Congresso Internazionale del Risparmio, e da allora organizzata annualmente da Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Spa. Quest’anno il tema della Giornata è “1924-2024: Cento anni di cultura del risparmio”. Insieme al Presidente di Acri, Giovanni Azzone, sono intervenuti: il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, il Presidente dell’Abi Antonio Patuelli.
“Al netto di alcune brevi interruzioni, nel corso del secolo trascorso, il risparmio degli italiani ha continuato a crescere, arrivando oggi a superare 5 mila miliardi, attestando l’Italia ai primi posti tra i paesi della Ue per propensione al risparmio, pur se con una distribuzione non omogenea sul territorio e tra classi di età. Si tratta di un dato importante, che però non deve portare a dimenticare alcuni punti meritevoli di attenzione – ha affermato il presidente di Acri, Giovanni Azzone, nel suo intervento -. Innanzitutto, dobbiamo continuare a lavorare sul fronte dell’educazione finanziaria delle giovani generazioni. Il dato sull’alfabetizzazione finanziaria degli italiani, seppur in crescita negli ultimi anni, ci pone ancora al di sotto della media dei Paesi Ocse. La direzione però è corretta: penso a titolo di esempio al Mese dell’educazione finanziaria promosso da Mef, Banca d’Italia, Abi e Feduf (cui partecipa anche l’Acri) e alla recente introduzione dell’educazione finanziaria nei programmi della scuola a partire dalla primaria”.
“Il secondo aspetto – ha continuato - è quello dell’inclusione finanziaria delle donne e delle persone anziane. In Italia una donna su tre non ha un conto corrente intestato a proprio nome. Inoltre, le donne, scontando un grave divario salariale, accedono con più difficoltà a prestiti e forme di previdenza complementare. Allo stesso tempo, la transizione tecnologica e digitale rischia di escludere dall’accesso a servizi essenziali (a causa del digital divide) una fascia importante e crescente della popolazione, quella delle persone anziane. Su entrambi questi fronti l’Abi ha già avviato una seria riflessione, che sta iniziando a dare frutti, ma lo scenario non può non destare preoccupazione e soprattutto sollecitare un’azione decisa per individuare soluzioni”.
Per Azzone, “la rivoluzione digitale ha, peraltro, generato molteplici opportunità legate al risparmio: l’emergere di nuovi intermediari finanziari, la diffusione di cripto valute e di monete elettroniche, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la gestione degli investimenti. Opportunità che sono però accompagnate da complessità e rischi crescenti e che rafforzano ulteriormente la rilevanza dell’educazione finanziaria. Ultimo, ma non meno importante, tema è quello della cosiddetta immobilità del risparmio. Nel nostro Paese è prevalentemente fermo sui conti correnti. Solo una minima percentuale viene investita in aziende che operano sul territorio nazionale e che possono generare occupazione e creare valore condiviso. Il Governo ha allo studio alcune misure per incentivare e accompagnare una radicale inversione di tendenza in questo campo, che potrebbe rivelarsi un potente volano di crescita per il sistema economico nazionale. Il risparmio, infatti, non è neutro. Può rimanere circoscritto, allargando di fatto le disuguaglianze esistenti, o può essere investito e creare valore per la comunità, trasformarsi in bene collettivo: finanziando infrastrutture energetiche, di telecomunicazione e di trasporto per rendere più attrattivo il nostro territorio, sostenendo la crescita delle imprese per creare nuovi posti di lavoro, supportando il Terzo settore per rafforzare la coesione sociale nel Paese. Questo lo sanno i tanti italiani che ogni anno donano al non profit più di 6 miliardi di euro, oltre al proprio tempo, impegnandosi nelle attività di volontariato”.
“Per questo, ‘La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio', come afferma la Costituzione all’articolo 47. Perché siamo tutti coinvolti, in maniera sussidiaria - Istituzioni, imprese, corpi intermedi, cittadini - in questo impegno collettivo, che andrà a vantaggio del bene comune – ha aggiunto -. In questo contesto operano in particolare le Fondazioni di origine bancaria, che hanno trasformato il risparmio privato delle originarie comunità di appartenenza in un valore condiviso per i territori e per tutto il Paese. Grazie al coinvolgimento del Terzo settore, questo risparmio si traduce in iniziative diffuse di contrasto delle disuguaglianze, che stanno diventando dei modelli anche per le politiche pubbliche. Chi opera nelle strutture di governo delle Fondazioni ha quindi la grande responsabilità di assicurare che il patrimonio generato in decenni venga conservato, tutelato e che i frutti di questo risparmio siano indirizzati alla crescita economica e alla coesione sociale delle nostre comunità”.
“Una responsabilità tanto maggiore nel tempo che viviamo, caratterizzato da una perdurante incertezza geopolitica globale e da una fragilità sociale interna, che per alcuni aspetti sembra richiamare quello di cent’anni fa, e che, proprio come allora, necessita di quella volontà di coesione e di capacità di visione del futuro da cui ebbe origine la Giornata che, da allora, continuiamo a celebrare – conclude Azzone -. Una celebrazione non formale e che oggi più che mai pone al centro della nostra azione, ancora una volta, e la presenza del Presidente della Repubblica ne sottolinea la centralità, l’articolo 3 della nostra Costituzione. Quell’articolo 3 che sollecita l’impegno di ognuno di noi a ‘rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese’. Un principio universale, che potrebbe, che dovrebbe essere considerato fondante per ogni sistema democratico. Le Fondazioni e le Casse di Risparmio non si sono mai sottratte e non si sottrarranno a questa responsabilità”.