Roma, nuovi sgomberi ma accoglienza bloccata: “Persone non sanno dove andare”

La denuncia di Radicchi (Onds): “Nessun protocollo per riapertura: costretti a non prendere persone”. Intanto a Tiburtina da 4 giorni la polizia allontana le persone al Baobab. Costa: “Nessuna alternativa, ormai è accanimento”

Roma, nuovi sgomberi ma accoglienza bloccata: “Persone non sanno dove andare”

“Da due mesi a Roma le nuove accoglienze sono bloccate, sia per i senza dimora che per i migranti. Dall’inizio dell’emergenza coronavirus i nuovi ingressi per gli utenti sono fermi, non esiste una procedura chiara. Continuiamo a chiamare il Comune, ma le risposte faticano ad arrivare”. Lo sottolinea a Redattore Sociale Alessandro Radicchi, direttore dell’Osservatorio sul disagio e la solidarietà delle stazioni (Onds) e di Binario 95, il centro diurno di via Marsala a due passi da Termini. Qui negli ultimi due mesi le tende e i ripari di fortuna sono aumentati sotto gli occhi impotenti degli operatori: basta percorrere le mura che costeggiano la stazione per vedere ovunque giacigli improvvisati. Due notte fa un incendio ha distrutto la casa di cartone e lamiere di un senza dimora, all’ingresso dell’Help center della stazione, e solo per un caso non ci sono state vittime. “Intorno a Termini fioriscono  baracche e arrivano continuamente nuove persone, ma noi non possiamo farle entrare in accoglienza senza un protocollo chiaro: i giorni di lockdown hanno stoppato qualsiasi procedura, non sappiamo bene come muoverci, la nostra esigenza è anche quella di garantire la sicurezza sanitaria degli operatori””.

Secondo uno studio dell’Osservatorio a fine marzo 2020 il totale dei posti di accoglienza messi a disposizione da tutto il circuito di accoglienza romano è di 3084 posti: 1533 posti per il circuito Siproimi (ex Sprar), 288 posti per il circuito cittadino per migranti, 164 posti per i nuclei mamme con bambini, 587 posti per i servizi H15 e 299 posti per i servizi H24. A questi si aggiungono 65 posti diurni erogati da 2 servizi a bassa soglia e 148 posti diurni erogati da 4 servizi diurni. Una capienza totale molto minore rispetto alle esigenze della Capitale, dove il numero dei senza dimora è stimato intorno ai diecimila e dove le richieste alla sala operativa sociale solo nell’ultimo anno hanno sfiorato quota 21mila.

“I posti di accoglienza sono pochi, ci sono le strutture del Piano freddo che non capiamo ancora se saranno chiuse o prorogate - continua Radicchi - Nel periodo dell’emergenza gelo sono stati incrementati i servizi a bassa soglia, h15 e h24, alcune persone per esempio sono state accolte nelle palestre e nelle stazioni. Poi da febbraio a marzo questi posti sono diminuiti, la strategia è stata quella di aumentare di 250 i posti diurni e di incrementare i servizi. Chi dormiva nei centri è potuto rimanere, ma chi era fuori non può ancora entrare. Non sono state studiate procedure per riaprire l’accoglienza”. Fare i tamponi o i test sierologici a chi entra ex novo in un centro, infatti, potrebbe non bastare, perché le persone potrebbero infettarsi spostandosi da un posto all’altro della città. A prendersi la responsabilità dovrebbero dunque essere le organizzazioni. “Il Comune ci deve dare un’indicazione chiara - aggiunge Radicchi -, noi stiamo lavorando con l’ospedale San Gallicano per capire come fare in mancanza di una procedura standard. Ci aspettiamo però che siano gli amministratori locali a definire una modalità: devono accettare anche l’insicurezza, ma dirci come muoverci. Intanto gli sgomberi a Tiburtina e Termini continuano: ma se prima le soluzioni alternative era poche ora sono impossibili - aggiunge -. Servono almeno strutture di transito. Lo sappiamo ormai da anni che la povertà relativa va a cascata su quella assoluta che ricade a sua volta su quella estrema. E’ così che si arrivano le baracche. Ma non accogliere vuole dire non avere un controllo sanitario sulle persone. Bisogna pensare in prospettiva anche in vista di una possibile nuova ondata di contagi nell’autunno prossimo”.

Intanto nel piazzale est dell’altra stazione principale di Roma, Tiburtina, da quattro giorni, ogni mattina, i vigili allontanano le persone assistite da Baobab experience. “Arrivano all’alba, svegliano i ragazzi, buttano le loro cose e li fanno allontanare - spiega Andrea Costa, presidente dell’associazione -. Da quando la stazione ha ripreso a funzionare a flusso continuo, e sono tornati i pendolari, non vogliono più vedere le persone qui davanti. Il problema è che i migranti, ma anche gli italiani in difficoltà che dormono qui, non sanno dove andare e alla fine la sera tornano. Ogni mattina ricominciamo da capo con nuovi sgomberi: un accanimento anche verso di noi e verso la solidarietà in generale”. Costa racconta che fino a qualche giorno fa la situazione era tranquilla, monitorata costantemente anche dalla polizia municipale. “All’inizio della pandemia avevamo quasi 100 persone: 21 persone sono state inserite in un ex Sprar dopo uno screening medico di Intersos - aggiunge Costa -. Due donne uscite da un Cpr le abbiamo recuperate in strada e grazie all’aiuto di Differenza donna le abbiamo inserite in un b&b. Lo stesso abbiamo fatto con una famiglia ghanese. Ma ora i ragazzi non sanno dove andare, torneranno qui e continueremo con questa assurda situazione”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)