Scuola, "affrontare il digital divide per contrastare l'abbandono"

Il presidente dell'Anief Pacifico commenta i dati di Tuttoscuola, che stima "un pericoloso ritorno al passato" con circa 160 mila abbandoni. A partire da uno studio recente, secondo cui 34 mila ragazzi hanno lasciato o si sono dichiarati propensi a non ritornare a scuola nel 2020

Scuola, "affrontare il digital divide per contrastare l'abbandono"

La didattica a distanza ha messo a nudo gli effetti del digital divide che purtroppo continua a imperversare nel nostro paese, con gli alunni che diventano vittime innocenti di questo intollerabile gap di conoscenze e soprattutto di accesso alle nuove tecnologie digitali ed interattive. Oltre che per permettere l’attuazione del diritto allo studio su tutti i giovani, vera priorità dello Stato, affrontare questo problema permetterebbe di combattere pure la dispersione scolastica, altra conseguenza diretta della chiusura forzata delle scuole e della didattica a distanza”. E’ il commento di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ai dati rilanciati stamane da Tuttoscuola, che, a sua volta, riprende un’indagine condotta da Ipsos tra gli studenti della secondaria di secondo grado.

Secondo l’indagine voluta da Save the Children, che ha riguardato un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni, nel 28% delle classi si sarebbe verificato almeno un abbandono di un loro compagno, da quando la pandemia ha compromesso le attività didattiche in presenza. Lo studio stima che non meno di 34mila ragazzi hanno abbandonato gli studi o siano propensi a non ritornare a scuola. 

Tuttoscuola tenta di capire “se quei 34mila siano da comprendere tra gli abbandoni ufficiali che si possono rilevare dai raffronti sulla scolarità del settore in questo anno 2020-21 oppure siano aggiuntivi”.
“Gli studenti del quinto anno degli istituti secondari statali iscritti (non si sa se attivamente frequentati) nel 2020-21 sono in tutto 470mila. – spiega - Cinque anni fa, nel 2016-17, gli iscritti al primo anno erano 597mila. Lungo il percorso hanno pertanto abbandonato la scuola statale in 127 mila, il 21,3%. Se quei 34 mila, se pur ufficiosi, fossero nei fatti nuovi abbandoni che si vanno ad aggiungere, porterebbero il totale degli abbandoni oltre le 160 mila unità con un tasso di circa il 27%, il livello negativo di sei-sette anni fa: un pericoloso ritorno al passato che riaprirebbe ulteriormente, con il coltello del Covid, una ferita sociale che fatica a rimarginarsi. Una ferita che negli ultimi dieci anni ha comportato un abbandono complessivo di quasi 1,6 milione di ragazzi, il 26% degli oltre 6 milioni che nel decennio precedente avevano iniziato il loro primo anno del percorso scolastico nelle superiori”. È come se “tutte le scuole statali della Lombardia e della Toscana si svuotassero senza avere in classe nemmeno uno del milione e 658 alunni iscritti quest’anno, lasciando deserte le aule di paesi e città”.

Secondo Pacifico “ha fatto bene il Governo a intervenire con l’assegnazione di device e collegamenti ai discenti che ne erano sprovvisti, come pure in comodato d’uso ai docenti precari, anche se per i supplenti continua a essere indispensabile l’accesso al bonus dell’aggiornamento assegnato invece dalla Legge 107/15 solo al corpo insegnante di ruolo”.

Sullo sfondo restano comunque nodi da sciogliere, secondo l’Anief: la mancata cancellazione del dimensionamento scolastico introdotto negli ultimi 12 anni, con 4mila istituti autonomi tagliati su 12mila, l’aumento progressivo di alunni per classe, alla base dell’indecenza delle 20mila classi pollaio, tagli operati alla Conoscenza dagli ultimi governi, anche nei confronti degli enti locali. Con effetti inaccettabili pure sul versante del personale, il quale si è trovato con stipendi soffocati dall’inflazione, sempre più precarizzato e con sempre meno posti a disposizione.
“Ecco perché – conclude il presidente Pacifico - sarebbe indispensabile andare a incrementare gli organici, anche del personale Ata, proprio in quelle zone dove il disagio è maggiore, il tasso di abbandono è alto, direttamente proporzionale spesso anche al numero di alunni stranieri, difficili e con disabilità”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)