Terremoto in Siria. Feliciangeli (Caritas Italiana): “La polvere e l’erba delle macerie. Gli aleppini nel doppio cratere di guerra e sisma”

La vita di Aleppo nel doppio cratere della guerra e del sisma. La testimonianza di Danilo Feliciangeli, di Caritas Italiana, appena rientrato dalla Siria. dove ha iniziato un lavoro di pianificazione di programmi di aiuto per gli aleppini vittime della guerra e del sisma

Terremoto in Siria. Feliciangeli (Caritas Italiana): “La polvere e l’erba delle macerie. Gli aleppini nel doppio cratere di guerra e sisma”

Ciuffi d’erba verde e piccoli arbusti a distinguere le macerie della guerra da quelle del terremoto. Non sono tutte uguali le macerie per gli aleppini e solo chi abita in questa città, che un tempo era la capitale industriale della Siria, può aiutarti a distinguerle. “Dove vedi fili di erba spuntare dai sassi, quelle sono le macerie della guerra, le più vecchie, lì in mezzo la natura ha avuto il tempo di ricrescere. Quelle invece più polverose, fresche, sono le macerie recenti provocate dal terremoto. La natura non le ha ancora dipinte di verde”: è il racconto di Danilo Feliciangeli, referente Caritas Italiana per i progetti in Medio Oriente, tornato il 9 marzo dalla Siria dove si è recato per pianificare i prossimi interventi dell’organismo caritativo della Cei a favore della popolazione locale. L’operatore Caritas parla al Sir e descrive una “situazione disastrosa. Il terremoto ha di fatto aggravato, in termini di vittime e di danni materiali, gli esiti della guerra che sta per entrare nel suo 13° anno. La situazione più grave è ad Aleppo Est che aveva subito i bombardamenti russi durante l’occupazione dello Stato Islamico. Quelle case che erano rimaste in qualche modo in piedi, il terremoto le ha rase al suolo. Minori sono i danni a Latakia”. E come se non bastasse si deve registrare, tra il 6 e 7 marzo, anche “l’attacco aereo di Israele all’aeroporto di Aleppo che ha messo fuori uso lo scalo che viene usato per far arrivare aiuti internazionali”. A poco più di un mese dalla scossa del 6 febbraio, “la paura ancora serpeggia tra la popolazione sotto stress, in preda allo sconforto e a traumi di natura psicologica. Negli occhi delle persone – mi diceva un giovane collaboratore di Caritas Siria – leggi solo tristezza e nessuna speranza nel futuro. Non era mai accaduto durante la guerra e nemmeno sotto la pandemia. Le persone hanno gli occhi spenti, stanchi. I siriani oggi sono come dei blocchi di cemento, sopravvissuti ma inerti, fermi”. “Molte persone – spiega Feliciangeli – non vogliono fare rientro nelle abitazioni anche se dichiarate agibili, preferendo dormire in tenda, in auto, nelle scuole e nei centri di accoglienza allestiti anche in modo un po’ improvvisato. Gli stessi operatori della Caritas locale dormono in ufficio. Nel frattempo – aggiunge l’operatore di Caritas Italiana – continuano a registrarsi delle scosse anche se di minore intensità. Quello che sentiamo dirci dalle persone è che sono tutti traumatizzati e scioccati. Il terremoto ha dato un colpo impressionante ai siriani che non riescono più a resistere”.

“Serve tutto”. “I bisogni sono enormi – spiega Feliciangeli – e qualunque programma di aiuto è utile ad alleviare le condizioni dei terremotati, che non dimentichiamo, prima di essere terremotati sono vittime della guerra che li ha privati di tutto. Qui non si fa nessuna distinzione tra che è vittima della guerra e del sisma. In moltissimi casi le famiglie vivono in una sorta di ‘doppio cratere’, quello della guerra e del sisma. Basti ricordare, a riguardo, che oggi il 90% dei siriani vive in povertà. Per questo è necessario programmare il futuro continuando, nel contempo, a fornire l’aiuto di urgenza soprattutto sul piano alimentare e igienico-sanitario. E andremo avanti così per i prossimi mesi. In questi giorni abbiamo distribuito anche abiti, scarpe, indumenti per affrontare al meglio le temperature di questo periodo. La gente è rimasta in fila per ore pur di ricevere qualcosa. In Siria c’è bisogno di tutto”.

Programmazione futura. Come Caritas Italiana, in collaborazione, tra gli altri con Caritas Libano, stiamo organizzando un piano di intervento di “Disaster preparedness”, di preparazione in caso di disastro che nessuno in Siria ha mai approntato. Una squadra formata a dare una prima risposta all’emergenza, capace di allestire magazzini pronti a fornire materiali e supporto di ogni tipo. Stiamo lavorando, ma già da diverso tempo, ad Aleppo Est come Caritas Italiana a un programma di riabilitazione socio-economica teso a far ripartire attività commerciali – danneggiate dal sisma – con un target iniziale di 50 beneficiari. Pensiamo di allargare il programma anche a persone che, dopo adeguato training formativo, vogliano apprendere un lavoro. Inoltre stiamo pensando alla creazione di un team in grado di fornire assistenza psicologica dentro i centri di accoglienza e nelle parrocchie dove sono accolti i terremotati. Prevista anche una hot-line telefonica cui le persone possono riferirsi per avere assistenza. Sul piano sanitario si sta organizzando, sempre ad Aleppo, un programma di copertura dei costi sanitari per i più vulnerabili e malati cronici. L’alta incidenza di patologie tumorali, anche curabili, espone la popolazione a rischi enormi sul piano delle cure che qui sono tutte a pagamento e pochi possono permettersele. L’assistenza pubblica, attiva prima della guerra, adesso è saltata. Allo studio anche un programma di monitoraggio, verifica e ricostruzione delle abitazioni danneggiate. Questo progetto prevede anche lo stanziamento di piccole somme per finanziare piccoli restauri e riparazioni di case che possono tornare agibili. Per le altre abitazioni crollate queste andranno ricostruite ex novo. Ad Aleppo guerra e terremoto si sovrappongono. Per questo dobbiamo aiutare concretamente gli aleppini a ritrovare speranza nel futuro. Diversamente non sappiamo come andrà a finire”.

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Fonte: Sir