Tokyo 2020, ecco i portabandiera del team rifugiati

I due atleti che porteranno la bandiera olimpica per conto del CIO Refugee Olympic Team durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 sono la nuotatrice Yusra Mardini e il maratoneta Tachlowini Gabriyesos.

Tokyo 2020, ecco i portabandiera del team rifugiati

I due atleti che porteranno la bandiera olimpica per conto del Cio Refugee Olympic Team durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 sono la nuotatrice Yusra Mardini e il maratoneta Tachlowini Gabriyesos. Lo fa saper il Cio con un comunicato.

Yusra Mardini, che ha gareggiato a Rio 2016 come parte della prima squadra olimpica dei rifugiati, ha espresso la sua emozione: "Sono onorata di portare la bandiera perché per me significa che rappresento tutti i rifugiati nel mondo, portando anche le loro speranze per un mondo migliore. Rappresenterò l'intero team e trasmetterò il nostro messaggio che i rifugiati possono sognare e avere successo come chiunque altro". Prima della guerra in Siria, Yusra Mardini era una nuotatrice agonistica che rappresentava il suo paese nelle competizioni internazionali. Con l'intensificarsi della guerra, Yusra e sua sorella hanno lasciato Damasco all'inizio di agosto 2015 e hanno raggiunto Berlino a settembre 2015. Da allora, Yusra si è allenata presso il club Wasserfreunde Spandau 04, partner delle Scuole di sport d'élite di Berlino. È stata selezionata per competere a Rio 2016 come parte della prima squadra olimpica di rifugiati ed è stata nominata la più giovane ambasciatrice di buona volontà dell'UNHCR nell'aprile 2017.

Tachlowini Gabriyesos è fuggito dall'Eritrea quando aveva solo 12 anni con il suo amico di 13 anni. Da lì, ha trascorso del tempo in Etiopia e in Sudan, prima di compiere il viaggio attraverso il Sinai fino a Israele. Ricorda che il suo amico gli insegnava un trucco che aveva imparato da suo padre: prima di andare a dormire, si toglievano le scarpe e le lasciavano puntate nella direzione di marcia in modo che quando si svegliavano la mattina dopo, non si perdessero. Dopo aver raggiunto Israele, Tachlowini ha trascorso del tempo in detenzione prima di essere mandato in una scuola ad Hadera, dove ha incontrato il suo allenatore di corsa. Sono passati otto anni dall'ultima volta che ha visto la famiglia che ha lasciato.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)