Tra acrobati e api. I lavori per far tornare a splendere la cattedrale di Notre Dame a Parigi

Esperte del lavoro in altezza le api operaie, proprio come gli operai sulle funi che hanno iniziato in questi giorni a sbrogliare l’intricata matassa dell’impalcatura incendiata e in parte fusa dalle fiamme.

Tra acrobati e api. I lavori per far tornare a splendere la cattedrale di Notre Dame a Parigi

Ferita e con urgente bisogno di cure. La cattedrale di Notre-Dame a Parigi è un po’ l’immagine di tante persone che oggi soffrono a causa del Covid-19.

Il virus è entrato nelle nostre esistenze, rivoluzionando il presente e lasciando ferite profonde nelle nostre famiglie e tra i nostri affetti più cari. Proprio come hanno fatto le fiamme, che il 15 aprile di un anno fa hanno avvolto e devastato la chiesa simbolo di Parigi.

Ma le fiamme, così come il virus, non sono riuscite a fermare la vita. Ce lo raccontano tre immagini che – a modo loro – uniscono la terra e il cielo e che sono state postate sulla pagina Facebook della cattedrale parigina.

Per scoprire il primo dei tre scatti dobbiamo alzare lo sguardo.

A poche ore dal rogo di un anno fa erano state date per spacciate. Troppo alte le temperature (che in alcuni punti hanno raggiunto anche gli 800°C), troppo denso il fumo, troppa la polvere di piombo che si era sparsa nella zona, dopo il crollo della flèche e del tetto. Ma gli esperti non avevano fatto i conti con loro, le circa 200mila api che dal 2013 vivono nei tre alveari sistemati sul tetto della sagrestia della cattedrale. Le arnie non sono state minimamente intaccate dalle fiamme e le api, superate le ore dell’emergenza, sono tornate all’opera. Proprio come hanno continuato a fare in queste settimane di lockdown. Mentre, infatti, Parigi era desolatamente vuota e i parigini erano rintanati in casa, loro hanno continuato a volare per la città, raccogliendo il polline dai fiori che hanno riempito coi loro colori e profumi giardini e parchi finalmente liberi dalla morsa del traffico e dello smog. E così, mentre i francesi erano alle prese con lo smart working, loro hanno continuato nel loro still working. A fine maggio, appena l’emergenza sanitaria lo ha permesso, gli apicoltori che seguono le tre colonie di api sono saliti sul tetto della sagrestia e hanno potuto appurare personalmente che anche quest’anno le api, grazie alla loro operosità, saranno in grado di produrre un’ottantina di chili di miele di ottima qualità.

Esperte del lavoro in altezza le api operaie, proprio come gli operai sulle funi che hanno iniziato in questi giorni a sbrogliare l’intricata matassa dell’impalcatura incendiata e in parte fusa dalle fiamme.

Imbracatura, casco, guanti e maschera protettiva (non solo per il Covid-19 ma soprattutto per non respirare la polvere di piombo) si calano da 80 metri d’altezza, il più possibile vicino alle parti carbonizzate dell’impalcatura per tagliare – con speciali seghe – i tubi metallici che si sono fusi insieme durante il rogo. Un lavoro di grande pazienza, attenzione e precisione che durerà per tutta l’estate.

Fin dall’apertura del cantiere per il restauro della cattedrale, la presenza di questi operai acrobati è stata indispensabile. Nella fase di messa in sicurezza e di consolidamento della cattedrale tutti ne hanno bisogno: i falegnami, gli scalpellini, e i vari scienziati di tante le discipline coinvolti nel progetto. Sono stati chiamati per rilevi fotografici di volte danneggiate o per misurare la resistenza meccanica delle pietre. Non lavorano mai da soli, come spiega sul sito del Ministero della cultura francese Mathieu Delaire, che prima di essere un tecnico di accesso alle funi, era caporale maggiore dell’esercito francese, dove ha prestato servizio in Kosovo, Gabon, Afghanistan e Mali. È di poche parole Mathieu, che oggi, dopo un tirocinio di riconversione professionale, vive – a 80 metri d’altezza – i valori da sempre al centro della sua attività lavorativa (autocontrollo, rigore, precisione, disciplina e rispetto delle regole di sicurezza). Li vive da una prospettiva diversa.

E da una prospettiva diversa vede oggi la città di Parigi la statua della Madonna di Notre-Dame. Venerdì scorso, 12 giugno, una copia dell’immagine mariana, rimasta intatta durante il furioso rogo di un anno fa, è stata collocata sul sagrato. Si è così realizzato il progetto del rettore della cattedrale, Patrick Chauvet: realizzare uno spazio dove i pellegrini possano raccogliersi in preghiera davanti alla Madonnina tanto cara ai francesi (e non solo), nel rispetto – ovviamente – delle norme di distanziamento di sicurezza. Una cantiere di still working tra terra e cielo.

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Fonte: Sir