Un’Italia a corto di futuro. La bomba demografica delle culle vuote nei dati del Report dell’Istat

L’Italia è a corto di futuro. Così si potrebbe sintetizzare il recente Report dell’Istat su “Previsione della popolazione residente e delle famiglie”. C’è una progressiva decrescita della popolazione italiana. Se a gennaio del 2021 si contavano circa 59,2 milioni di residenti nel bel paese, nel 2050 scenderanno di 5 milioni e nel 2070 il numero calerà ancora arrivando a circa 47,7 milioni

Un’Italia a corto di futuro. La bomba demografica delle culle vuote nei dati del Report dell’Istat

A volte per alzare lo sguardo ci vuole coraggio. Non sempre quello che si vede è rassicurante e sereno. Però se ci si accinge a viaggiare è necessario conoscere il percorso che si prospetta per prepararsi ad affrontare le difficoltà, essere pronti per superarle o per evitarle. A volte le previsioni non sono felici, ma trascurarle è solo un modo per renderle sempre più concrete e realistiche.

È un po’ questo quello che sta accadendo in Italia quando si parla di crisi demografica. Ogni tanto l’esperto di turno segnala l’allarmante situazione, purtroppo – però – nessuno reagisce né il sistema politico, né il mondo della produzione e tantomeno gran parte della società civile.

Fatto sta che l’Italia è a corto di futuro. Così si potrebbe sintetizzare il recente Report dell’Istat su “Previsione della popolazione residente e delle famiglie”. C’è una progressiva decrescita della popolazione italiana. Se a gennaio del 2021 si contavano circa 59,2 milioni di residenti nel bel paese, nel 2050 scenderanno di 5 milioni e nel 2070 il numero calerà ancora arrivando a circa 47,7 milioni. Ancora più grave per la sostenibilità del sistema sociale ed economico è il rapporto tra la popolazione attiva (15-64 anni) e inattiva (bambini e anziani) nel 2050 potrebbe essere di 1 a 1. La persona che lavora avrà sulle sue spalle le spese per la pensione o quelle scolastiche, le spese sanitarie, e le tante altre spese per quella che ancora non lavora o – molto più facilmente – non lavorerà più. Dovrebbe essere semplice capire che il sistema non sarebbe più sostenibile. Nell’anno precedente il numero dei decessi – a tassi invariati sarà il doppio di quello delle nascite. Ovviamente lo spopolamento della penisola non sarà omogeneo. Il territorio che subirà il calo più ampio con il 5,3% della popolazione sarà il Mezzogiorno, mentre forse – il Nord godrà di maggiore stabilità (continuerà ad assorbire risorse dal Sud). Almeno questa è la descrizione della previsione mediana, non la più, né la meno negativa. D’altronde nascono sempre meno bambini e – affermano i ricercatori – a causa dell’invecchiamento della popolazione anche aumentando per quanto possibile i tassi di natalità non si riuscirà ad evitare la diminuzione.

Allora come sarà il nostro futuro?

Secondo la previsione più favorevole la riduzione sarebbe un po’ mitigata, nel 2050 si scenderebbe di circa 2 milioni e nel 2070 di circa 4 milioni. L’impatto sul sistema sociale ed economico sarebbe meno duro. Però per arginare la decrescita occorre costruire un progetto che sostenga le famiglie e i giovani altrimenti continueremo verso il precipizio.

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Fonte: Sir