“Un caffè oltre i muri”, podcast per raccontare i 25 anni dalla fine della guerra in Bosnia Erzegovina

Un progetto, un sito, una serie di podcast che raccontano, città dopo città, i teatri della guerra che, all’inizio degli anni Novanta, ha devastato i territori dell’area balcanica: “Speriamo che, un caffè dopo l’altro, una testimonianza dopo l’altra, andremo oltre l’eredità della guerra”

“Un caffè oltre i muri”, podcast per raccontare i 25 anni dalla fine della guerra in Bosnia Erzegovina

Tuzla, Mostar, Visegrad, Prijedor, Srebrenica, Sarajevo. Sono le prime tappe di “Un caffè oltre i muri”, progetto nato per raccontare i luoghi della guerra in Bosnia “con l’empatia degli artisti, che entrano in simbiosi con le storie che vengono loro raccontate, ma con il rispetto che ogni storico, reporter e mediatore linguistico e culturale dovrebbe avere nell’accoglierle. Con la speranza che, un caffè dopo l’altro, una testimonianza dopo l’altra, andremo oltre l’eredità della guerra, i muri del silenzio e i muri del pianto, per una Bosnia ed Erzegovina e un’Europa che siano davvero la casa di ognuno di noi”. Un progetto, un sito, una serie di podcast che raccontano, città dopo città, i teatri della guerra che, dall’inizio degli anni Novanta, ha devastato i territori dell’area balcanica.

Ascoltare le puntate con le cuffie, mentre si sorseggia un caffè: è questo l’invito dei promotori di “Un caffè oltre i muri”. Tra loro, Antonio Roma, autore, attore, regista e podcaster; Filippo Borgia, web designer; Matilde Dalla Piazza, mediatrice linguistica e culturale, che per il sito accoglie e rielabora le testimonianze in lingua inglese insieme con Francesca Scivoli, traduttrice e adattatrice dialoghista; Sara Latorre, autrice, podcaster, interprete e traduttrice dalla lingua serbo-croata. Oltre al nucleo fondante, sono tante le figure che anno contribuito all’avvio del progetto, a partire da Andrea Cortesi, presidente di Iscos Emilia-Romagna; Luca Leone, direttore editoriale e co-fondatore della casa editrice Infinito edizioni, autore di una ventina di libri tra cui “Srebrenica. I giorni della vergogna”, “Bosnia Express”, “I bastardi di Sarajevo”, “Srebrenica. La giustizia negata”, “Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio”; Tamara Cvetković, peacebuilder della Bosnia Erzegovina impegnata anche nella protezione dei diritti umani delle donne e del processo migratorio; i fotografi Bruno Maran e Leonardo Formicella; Mario Roma, attore e compositore. Tamara Cvetković, Bruno Maran e Luca Leone hanno contribuito alla realizzazione del progetto inquadrando storicamente la Bosnia dalla morte di Tito al 1996 e introducendo i teatri della guerra, ovvero le città di Sarajevo e Srebrenica, Prijedor e Višegrad, Mostar e Tuzla.

“Un caffè oltre i muri” fa parte del progetto più ampio “Most – un ponte per la pace e i diritti umani tra Reggio Emilia e i Balcani” portato avanti tra Italia e Bosnia Erzegovina. Il progetto – realizzato da Iscos Emilia-Romagna (che da anni porta avanti, insieme con le istituzioni locali e scolastiche, attività per raccontare il sanguinoso Novecento balcanico, come il documentario Non è più quello che era) in collaborazione con Istoreco Reggio Emilia, Anolf Emilia-Romagna, Centro culturale Mondinsieme, Fondazione E35, Associazione MirniMost, Comune di Reggio Emilia e Cisl, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna – prevede diverse iniziative per sensibilizzare la comunità regionale, con particolare attenzione alle giovani generazioni, alla cultura della pace e della nonviolenza. Il progetto nasce per unire idealmente, attraverso l’immagine del ponte, non solo le due sponde dell’Adriatico, ma anche due diverse generazioni che a distanza di 25 anni dalla fine della guerra di Bosnia Erzegovina possono ritrovarsi per condividere impegno per la difesa dei diritti umani, la pace e la non-violenza con strumenti e attività, stili comunicativi e tecnologie molto diversi tra loro, ma accomunati dagli stessi valori e lo stesso impegno. “Per questo – spiegano gli organizzatori – si cercherà di far dialogare i burattini con la storia del ‘900, le testimonianze storiche con i social media, le foto dei movimenti per la pace degli anni ’80-’90 e i racconti dei volontari con i manifesti elaborati dagli studenti del I.I.S. Blaise Pascal di Reggio Emilia”. I beneficiari del progetto, infatti, sono due classi 4° dell’I.I.S. Blaise Pascal di Reggio Emilia coinvolte nel Laboratorio di comunicazione sociale sui diritti umani e l’impegno civile. La cittadinanza sarà poi coinvolta nei 4 spettacoli di burattini che si terranno nelle piazze e luoghi di Guastalla dove sono avvenuti episodi significativi di Resistenza/repressione durante il periodo Fascista e nell’evento “Srebrenica 25 anni dopo – Rileggere i Balcani, una lunga storia europea” e nell’evento “I movimenti per la pace” nelle foto di Luciano Nadalini, mostra composta di 60 scatti con manifestazioni pacifiste, scioperi e mobilitazioni contro le guerre del Kuwait, Iraq, Kurdistan, Bosnia Erzegovina, Serbia, Congo, Mozambico, Colombia, Saharawi, Cuba.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)