“Un paese da ricucire”: tre milioni di famiglie in povertà

Il Focus Censis-Confcooperative fotografa il crescente disagio di famiglie e imprese. Gardini (Confcooperative): “10 milioni di persone sotto la soglia di povertà, almeno 300 mila imprese rischiano di crollare sotto il peso di oltre 300 miliardi di debiti”. Oggi incontro ad Assisi tra Cei e Confcooperative

“Un paese da ricucire”: tre milioni di famiglie in povertà

Si parlerà di impoverimento, povertà, emergenza economica e sociale, oggi pomeriggio ad Assisi: a confrontarsi, saranno il presidente della Cei Cardinale Zuppi e il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini. L'evento si potrà seguire dalle 1430 sul profilo Facebook e sul canale YouTube di Confcooperattive Nazionale. L'associazione presenterà, in tale occasione, il suo Manifesto "Un Paese da ricucire", che prende spunto dall'omonimo focus elaborato con il Censis, di cui Confcooperative evidenzia alcuni dati.

“Il disagio sociale supera i confini della povertà conquistando nuovi spazi, inghiottendo 3 milioni di famiglie per un totale di 10 milioni di persone, mietendo nuove vittime tra coloro che fino a oggi pensavano di esserne al riparo. Undici famiglie su cento hanno una spesa per consumi sotto la soglia di povertà. Almeno 300 mila imprese rischiano di crollare sotto il peso di oltre 300 miliardi di debiti, rischiando di far ingrossare le file della povertà con pesanti contraccolpi per l’occupazione di circa 3 milioni di persone. Si preannuncia un autunno caldo a cui dare risposte”: è quanto denuncia Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, commentando quanto emerge dal Focus Censis Confcooperative “Un paese da ricucire”. Il quadro emergenziale è fotografato dalla povertà delle famiglie, dal lavoro povero e dal lavoro nero, dalle difficoltà crescenti delle imprese con contraccolpi sull’occupazione e sul credito.

Povertà assoluta e relativa. Lavoro povero e nero

Tra assoluta e relativa, la povertà nel nostro Paese colpisce circa 3 milioni di famiglie, pari a circa 10 milioni di persone. Il numero di famiglie in povertà assoluta sono 1.960.000, l’equivalente di 5.571.000 di persone. Mentre sono 2.895.000 le famiglie, 8.775.000 di persone, che vivono in condizioni di povertà relativa.

Anche percepire un reddito da lavoro dipendente non è più sufficiente a mettersi al riparo dal rischio di cadere in povertà: sul totale degli occupati (22,5 milioni), 4,9 milioni (21,7%) svolgono lavori non standard (dipendenti a termine, part time, part time involontario, collaboratori). I più colpiti da queste condizione di precarietà economica e sociale sono giovani (38,7% nella classe d’età 15-34 anni), hanno un basso livello di istruzione (il 24,9% ha la licenza media), vive nelle regioni meridionali (28,1%). Sono invece 4 milioni i dipendenti "a bassa retribuzione" nel settore privato (retribuzione annua inferiore ai 12 mila euro): di questi, 412 mila hanno un lavoro a tempo indeterminato e full time.

Ancora diffuso anche il lavoro nero: sono 3,2 milioni gli occupati irregolari. Di questi 2,5 milioni nei servizi; 500 mila i "falsi autonomi" e 50 mila i lavoratori delle piattaforme.

E i pensionati?

La condizione di fragilità economica e il rischio povertà non risparmia i pensionati: il 40% di loro (6,2 milioni di persone) percepisce un reddito pensionistico complessivo uguale o inferiore a 12 mila euro. Quelli “poveri”, che percepiscono cioè un reddito pensionistico nell’anno uguale o inferiore ai 12 mila euro sono 6,2 milioni, pari al 40%. Il 60% delle pensioni di anzianità o vecchiaia non raggiunge i 10 mila euro all’anno. La pensione di cittadinanza – con un importo medio mensile di 248 euro – è percepita da 126mila pensionati, di cui circa un terzo costituito da persone in condizioni di disabilità.

Imprese al collasso

Volgendo l'occhio alle imprese, la situazione non è più felice: “Nell’anno della 'tripla crisi', dal Covid, all’energia alla guerra nel cuore dell’Europa – dice Maurizio Gardini, presidente Confcooperative – torna ad aumentare il rischio default per le imprese italiane negli anni 2019-2022. Le imprese a rischio erano il 12,6% nel 2019 salgono al 16,1%. Le imprese vulnerabili crescono da 29,4% al 32,6%. Le imprese solvibili scendono dal 40,5% al 36,1%%. Le imprese solide calano dal 17,5% al 15,2%.

Nell’anno della “doppia crisi” torna ad aumentare il rischio default per le imprese italiane, 2019-2022, val. %

Tipologia di imprese 2019 2020 2021 2022
Imprese a rischio 12,6 21,7 14,4 16,1
Imprese vulnerabili 29,4 34,5 30,1 32,6
Imprese solvibili 40,5 33,2 38,9 36,1
Imprese solide 17,5 10,6 16,6 15,2
Totale imprese osservate 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: elaborazione Censis su dati Cerved

Le più colpite sono le microimprese più esposte all’impatto di questa “tripla crisi”. Le micro imprese (meno di 10 addetti) sono a rischio default il 16,7%, vulnerabili il 35,2%. Tra le piccole (10-50 addetti) a rischio default il 9,9% e il 26% sono vulnerabili. Le medie (50-250 addetti) a rischio default il 6%, vulnerabili il 19,9%. Tra le grandi (oltre 250 addetti) a rischio default il 4,4%, vulnerabili il 15,6%. 

Le microimprese più esposte all’impatto della “doppia crisi” -2022, val. %

Dimensione impresa A rischio default Vulnerabili Totale
Micro (meno di 10 addetti) 16,7 35,2 51,9
Piccole (10-50 addetti) 9,9 26,0 35,9
Medie (50-250 addetti) 6,0 19,9 25,9
Grandi (oltre 250 addetti) 4,4 15,6 20,0
Totale 16,1 32,6 48,7

Fonte: elaborazione Censis su dati Cerved

I rischi su occupazione e debiti finanziari. L’impatto su imprese, addetti e debiti finanziari potrebbe avere un epilogo drammatico. A rischio default 100.000 imprese, mentre 200 mila rimarrebbero estremamente vulnerabili, con 832 mila persone occupate a rischio e 2,1 milioni vulnerabili. Con 107 miliardi di debiti finanziari a rischio e 196 vulnerabili.

La misura dell’impatto su imprese, addetti e debiti finanziari. 2022, val. ass.

Indicatori A rischio default Vulnerabili Totale impatto potenziale Incremento rispetto al 2021 Totale Imprese osservate
N. Imprese (mgl) 99,7 201,5 301,2 10,9 618,0
N. Addetti (mgl) 832,0 2.140,7 2.972,7 357,4 9.763,3
Debiti finanziari (mld €) 106,9 195,8 302,7 39,3 1.002,3

Fonte: elaborazione Censis su dati Cerved

La distribuzione geo territoriale della crisi evidenzia una maggiore fragilità delle imprese del Sud e delle isole, ma sono interessate tutte le regioni italiane, anzi in termini assoluti e non relativi morde di più nel Nord Est e nel Nord Ovest.

Distribuzione delle imprese a rischio default e vulnerabili per area geografica. 2022 (val.%)

Aree geografiche A Rischio default Vulnerabili Totale
Nord Ovest 14,2 27,8 42,0
Nord Est 12,6 25,1 37,7
Centro 19,3 36,3 55,6
Sud e Isole 18,5 41,6 60,1
Totale 16,1 32,6 48,7

Fonte: elaborazione Censis su dati Cerved

Chiara Ludovisi

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